Diamond 7

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Il pensiero della morte è come uno specchio, in cui la vita è apparenza, breve come un sospiro.
William Shakespeare


"Non hai colpe, Diamond. Non sei responsabile di nulla."

Sono responsabile.

L'avvocato Charles Gherak ha sacrificato la sua vita per proteggermi, posizionandosi tra me e la pallottola.

Il suo sacrificio è ciò che mi ha salvato dalla morte. Devo a Charles la mia vita.

Sono responsabile.

Luke tradì il König a causa mia. Se il nostro piano iniziale avesse avuto successo, se Charles non si fosse sacrificato, se Peter non avesse impugnato la pistola, Luke non avrebbe sviluppato rancore nei confronti dello psichiatra e non avrebbe mai collaborato con Peter.

Sono responsabile, ma solo in parte.

Charles morì per causa mia.
Questo scatenò la sete di vendetta in Luke.
Ma io mai chiesi all'avvocato di sacrificarsi per me.

Luke ha sparato allo psichiatra in cerca di vendetta, ma mi domando quale colpa io avessi. Per quale motivo mi ha trascinato nell'inferno e poi mi ha abbandonato? Per amore? Impossibile.

Luke, un tempo una delle persone più care a me, divenne il boia che fu capace di uccidermi, mantenendomi in vita.

Mi appoggiai alla parete quando una improvvisa sensazione di vertigine mi colse. Chiusi gli occhi per un attimo.

Proseguii il mio cammino per il corridoio lentamente, fino a quando non mi sentii meglio.

In piedi davanti alla vetrata, lo psichiatra n. 7 indossava una camicia blu notte e pantaloni neri, con una mano nella tasca e l'altra a reggere dei documenti. I suoi capelli neri erano perfettamente pettinati, mentre i muscoli della schiena erano messi in risalto dalla camicia. Sullo sfondo, i fiocchi cadevano lentamente su un manto di neve.

Quasi provai imbarazzo per il mio abbigliamento: una semplice maglietta a maniche corte grigia abbinata a pantaloni larghi neri da tuta. Ero scalza, con i capelli sciolti e nemmeno un filo di trucco.

<Diamond, avvicinati.> disse con voce bassa, nonostante non avessi emesso alcun rumore che potesse attirare la sua attenzione.

Mi avvicinai lentamente, sentendo di nuovo i sensi di nausea.

<Come hai fatto a...>

<Ho sentito il tuo profumo.> rispose, anticipando la mia domanda prima che potessi finirla, concentrato a leggere i documenti che aveva in mano.

<Ma io non ho nessun profumo addosso..> affermai confusa e un po' imbarazzata.

Lui aveva la malsana abitudine di lavarsi molte volte al giorno, sempre profumato di narciso. Io, d'altra parte, non mi sforzavo nemmeno di vestirmi decentemente, figuriamoci di utilizzare un profumo.

<Tutti abbiamo un profumo, rossa. E il tuo lo riconoscerei ovunque.> disse alzando gli occhi e guardandomi, io risposi con un sorriso.

<Rossa?> Era la prima volta che mi chiamava con un nomignolo invece del mio vero nome.

Le guance si scaldarono nel momento stesso in cui le sue iridi si posarono su di me. Morsi involontariamente il labbro inferiore e distolsi lo sguardo, giocando nervosamente con le mani dietro la schiena.

<La rosa. Profumi come una piccola rosa rossa.> rispose sottovoce. Sentii quelle due gemme dorate penetrare l'anima e il suo respiro avvicinarsi lentamente a me.

The Promise 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora