Eros 13

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Sai come si chiama la libertà di far soffrire coloro che hanno rovinato la tua vita? Vendetta. E Dio se la amo. Se potessi, mi vendicherei ogni giorno.
Eros Knight


Dopo averle mostrato il mio inferno, ho condotto la mia piccola Helianthus nel mio paradiso: casa Korman.

Appena varcammo la soglia, mi avvicinai subito a Violet e ai suoi amici.

<Hanno parlato?> domandai, avvicinandomi a Roman che si trovava proprio accanto a loro.

<Sì, ci hanno dato un nome, ma è solo un seguace. Dovremo farlo parlare per capire chi è il capo.> rispose Roman, abbassando la testa per un istante in segno di rispetto, prima di rialzarla e spostarsi di lato.

Sul bicchiere posto sul cassetto vicino al divano, potei vedere il riflesso di Brayan sussurrare qualcosa a Diamond. Inspirai profondamente mentre lei si voltava verso di lui con un sorriso, per poi lasciare la sala e dirigersi in cucina.

Decisi di mantenere la calma, evitando di reagire. Non volevo spaventarla, soprattutto ora che stava lentamente diventando solo mia.

Mi rivolsi invece a Violet, che stava stringendo la mano del suo amico mentre quest'ultimo teneva stretta quella dell'altro ragazzo. <Come vi chiamate voi due?> domandai.

<Jackson> rispose il primo, un ragazzo di statura minuta con gli occhi nocciola e i capelli castano chiaro.

<George> rispose con decisione il secondo, con i capelli di un biondo cenere in contrasto con gli occhi neri.

Tutti e tre indossavano vestiti completamente nuovi, esattamente come avevo ordinato a Roman. Violet e Jackson erano entrambi vestiti con un paio di jeans abbinato a una maglietta oversize nera, mentre George indossava una tuta completamente grigia.

<Quanti anni avete?> chiesi. Basandomi sull'informazione che Violet mi aveva dato potevo presumere che anche loro avessero circa 16 o 17 anni.

Si scambiarono uno sguardo prima di alzare gli occhi su di me.

<16> disse Jackson. <Io ho 17 anni> rispose George, stringendo i pugni. Notai la sua reazione e mi avvicinai a lui. <Come si chiama lo spacciatore con cui vi siete indebitati?> chiesi. George si alzò in piedi e salì sul divano raggiungendo la mia altezza.

<Si chiama Sebastian. König, non voglio più lavorare in quel locale.> dichiarò George, senza mai abbassare lo sguardo o mostrare timore nei miei confronti. <Voglio uscire da quel giro. Hai promesso a Violet che avresti saldato il nostro debito, io ti credo. E voglio aiutarti. Ogni volta che compravamo droga da lui, ci incontravamo sempre nello stesso posto: a Radford, in una casa abbandonata. Non so esattamente dove si trovi, ma posso portarti là. Ho studiato a memoria la strada.> concluse con determinazione.

Misi le mani nelle tasche e lo osservai attentamente. <E come pensi di portarlo da noi?> domandai, anche se avevo già in mente un piano ben definito. Questo ragazzino era coraggioso; nessuno si era mai avvicinato a me mostrando tanta sicurezza al primo incontro.

<Lo chiamerò, gli dirò che voglio della droga e che ho dei soldi per lui.> rispose, tenendo il mento alto.

Mi voltai un attimo verso Roman, che lo stava guardando anche lui incredulo. Tornai a concentrarmi su George. <Hai il suo numero?> chiesi e lui annuì. <E perché non lo avete detto a Roman?> domandai, posizionandomi esattamente davanti a George. <Perché lo hai nascosto?> vidi la sua sicurezza vacillare per un attimo, mentre distoglieva lo sguardo dai miei occhi, cercando sostegno nei suoi amici.

<Pensavamo lo sapeste già.> affermò Violet, guardandomi per un istante prima di abbassare lo sguardo.

<Hai solo accennato al fatto che siete indebitati e che i guadagni del locale vanno a lui. Non mi hai mai detto che avete il suo numero di telefono.> dissi con un tono calmo. Poi mi rivolsi a George che era ancora in piedi sul divano. <Devo sapere altro?> chiesi, sentendo bussare alla porta. Mi voltai e vidi Victoria sulla soglia, accanto a Diamond.

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