VICINI

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Norah

«Ti sei presentata ai vicini?»

Buongiorno anche a te, papà. «No.» Inzuppai i cereali nel latte per evitare il suo sguardo.

«Dovresti. Sono molto gentili e ci hanno invitati stasera a cena da loro.»

Non aveva imparato la lezione dopo il suicidio di mia madre? Anche lei sembrava tranquilla e felice il giorno prima di uccidersi.

«Sono molto gentili? Neanche li conosci, sono arrivati cinque giorni fa.»


Sospirò, così forte da spostarmi una ciocca di capelli. «Devi smetterla con questo atteggiamento, Norah.»

Sgranocchiai i cereali fissando poi gli occhi di mio padre, per fortuna marroni. L'opposto di quelli di mia mamma. «Quale atteggiamento?»

«Passivo, su ogni cosa. Sono solo dei vicini di casa.»

Sembravano già la famiglia perfetta anche solo a guardarli dalla finestra. Li detestavo. «Fanno chiasso. Mi disturbano.»

«Chiasso? Semplicemente ridono, come una famiglia normale.»

Noi eravamo una famiglia normale, felice. Mio padre si era accorto che non ridevo più da tempo?

«Ok, non m'importa. Oggi tornano Taylor e Ronnie da Harvard quindi l'ultimo pensiero è rintanarmi nella loro casa.»

«Ho già accettato.» Si alzò dalla tavola e ciò significava che non avrebbe accettato obiezioni, ma io facevo sempre di testa mia.

«Andrai tu allora.»

«No.» Poggiò la tazza di caffè sul lavello. Quel rumore mi creò fastidio alle orecchie.«Andremo insieme, come una famiglia.»

Non siamo più la stessa famiglia senza la mamma, vuoi capirlo?

«Io non verrò. I miei amici sono più importanti di questi sconosciuti.»

Incrociò le braccia. «Quali sono i tuoi piani per quest'estate? Tornare in orari indecenti dopo aver prosciugato il piano bar dei Miller?»

I genitori di Taylor e Ronnie possedevano un pub: lo Sky and Sand. Quando i due gemelli tornavano dal college, passavamo ogni estate in spiaggia a bere, fumare, fare stupidi giochi e scommesse. Erano gli unici momenti dell'anno in cui potevo spegnere i pensieri.

Quando andavano via tornavo a essere la figlia depressa che lavorava al negozio di pesca del padre.

Anch'io avevo sognato Harvard. Con Taylor e Ronnie fantasticavamo di entrare nello stesso college dall'età di quattordici anni.

All'età di sedici, però, persi ogni tipo di ambizione e l'unica cosa che mi andava di fare era vivere le giornate sperando che prima o poi i miei pensieri smettessero di rendermi la persona che ero diventata.

«Bevo sempre responsabilmente..» Non era proprio vero. «Ho 22 anni, cosa vorresti che facessi alla mia età?»

Prendere il posto di una madre? Beh, già preso, no?

ANCORAWhere stories live. Discover now