OK

825 79 116
                                    

Elia

L'indomani io e i miei amici restammo in spiaggia per tutto il giorno.

Non avevo visto Norah perché di sicuro era a lavoro, e ad ogni modo non doveva importarmi.

Ma mi importa, eccome.

«Cosa è successo ieri?» si impicciò Josh quando Cole e Tom si andarono a rinfrescare in acqua.

Raccontai tutto e aspettai la sua sentenza.

«È strana... Sembra così diversa in compagnia. Loquace, felice, capisci cosa intendo?»

«È quello che fa credere. Sta bene in mezzo a gente che non conosce perché non conoscono lei» spiegai.

«E non ti stanchi di cercare di capirla? Elia...» sospirò prima di continuare. «Non è una ragazza qualsiasi. Ha un passato dietro che non puoi sistemare. Se a me venisse a mancare mia madre, nel modo in cui è venuta a mancare a lei, io non sarei me più stesso. E credo che non tornerei mai più.»

Lo ascoltai e basta. Fu lui a continuare. «Forse è una situazione più grande di te.»

Proprio come aveva predetto mia madre.

«Non potevi trovartene una più semplice da gestire?» Josh ci rise sù perché sapeva che avevo bisogno di alleggerirmi. Lo spense quando adocchiò qualcosa dietro le mie spalle. «Parli del diavolo...»

Norah, in lontananza, stava uscendo dal suo negozio. Chiuse la porta a chiave, con la compagnia di Shell che, nonostante gli schiamazzi, la gente, palle da tennis, e una spiaggia enorme per correre, stava al suo fianco, seduta, ad aspettare la sua padrona con adorazione.

Quando Norah le diede attenzione, decise di giocare un po' con lei in spiaggia: se lo meritava dopo "una giornata di lavoro".

Ammirai i lunghi capelli castani della mia vicina svolazzare, e le sue gambe lunghe seguire Shell.

Indossava dei pantaloncini a jeans, un top bianco e una camicia leggera bianca a manica lunga con delle righe celesti che teneva un po' a casaccio. Stava ascoltando della musica sulle AirPods Max. Che genere le piace?

Correva, giocava, sorrideva e parlava a Shell come se fosse la sua migliore amica; forse lo era. Quello che sapevo era che non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso.

«Josh, è lei che voglio.» Svelai, guardandola.

Avvolse la mia spalla. «Sei fottuto, amico.»

Tornai su di lui. «Lo so.»

Nel frattempo notai i gemelli dirigersi verso casa di Norah. Ci salutarono con la mano e cercarono anche l'attenzione di lei. Quando si accorse di Taylor e Ronnie, li raggiunse, ma Shell raggiunse me.

Mi saltò addosso, leccò la faccia e io la riempii di carezze. Fece anche la conoscenza di Josh e sembrava piacergli, poi però tornò da me.

«Come è andata dal fidanzato?» le accarezzai il muso e poi le baciai la testa per congedarla, sapendo che al richiamo di Norah sarebbe andata via.

Ci salutò da lontano, e poi la fece entrare dentro. Continuò la conversazione con i gemelli e sembrava che la stessero ringraziando per qualcosa tra baci sulla testa e mani giunte.

Norah congedò anche loro, e Taylor e Ronnie vennero da noi, invitandoci al pub anche per quella sera.

La signorina Rivera non si fece viva, però, al nostro tavolo.

Quando la vidi dietro al bancone degli alcolici con il barman, per fare cocktail e non per berli, fu Taylor a spiegare prima che io potessi domandare.

«È il primo di agosto e ad agosto prendiamo sempre un barman in più. Quello in più ha la febbre, perciò i miei hanno chiesto a Norah.»

ANCORAWhere stories live. Discover now