MAI

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Elia

Norah aveva due vite: quella che mostrava agli altri e quella che teneva dentro di sé, quella vera.

È vera quando si preoccupa per suo padre, quando cucina, quando si isola, quando corre e gioca in spiaggia con il suo golden retriever, anche quando balla con lui in stanza tenendogli le zampe.

Dopo aver visto la foto di sua madre con un cucciolo tra le braccia pronta a regalarlo alla figlia, iniziai a capire perché fosse così tanto legata a Shell: era stato un regalo per il suo sedicesimo compleanno, la torta mi aveva suggerito così.

Avrei dovuto farmi gli affari miei ma, mentre l'aspettavo, la mia curiosità aveva avuto la meglio. Avevo voltato la cornice e letto una frase scritta a penna: "Prenditi cura di lei e ti starà accanto per sempre, fino alla fine dei suoi giorni".

Era firmato da sua madre. Mi ero chiesto se aveva già in mente di uccidersi, con l'intento di lasciarle qualcosa che gliela ricordasse. Di certo, anche Norah ci rifletteva continuamente. Mi era venuto il magone al solo pensiero.

Le riflessioni sulla sera precedente vennero inondate da un cavallone. Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dal suono del mare e dall'acqua salata.

Riusciva sempre a portare via ogni problema. Era una terapia la mia, la sua quale poteva essere?

Tornai in superficie e recuperai la tavola da surf sedendomi sopra. Guardai la spiaggia e controllai lei. Per quanto tempo avevo surfato? Mezz'ora? Come faceva ad acchiappare ragazzi così velocemente? Era bellissima, certo. Più bella del mare calmo durante l'alba.

Teneva un drink in mano e con l'altra stava porgendo una palla a un ragazzo che, piuttosto che scusarsi per averla colpita e tornare dai suoi amici, si fermò a parlare con lei. Norah indossava un costume bianco, come le nocche che strinsero la mia tavola.

Taylor e Ronnie si guardarono la scena di un cretino in mezzo al mare a fissare una tipa che preferiva di gran lunga chiacchierare con uno a caso mentre io mi creavo metafore su di lei nella testa. Ridacchiarono tra loro. Sapevano già che ero cotto di quella ragazza impossibile da avere.

Mi cossi ancora di più quando quel ragazzo indicò con il pollice il suo gruppo di amici. La stava invitando da qualche parte?

Digli di no, Norah. Digli di no.

Arricciò il naso e mimò un no con la testa dicendo poi qualcosa che non riuscii a capire. Tirai un sospiro di sollievo. Il ragazzo si arrese facendo spallucce e si riprese la palla, correndo dai suoi amici.

Un altro cavallone mi colpì le spalle e il mare si portò via anche la mia gelosia.

Mi presi del tempo per affogare ogni frustrazione e risalii in superficie. Passai le dita tra i capelli portandoli indietro.

Norah mi stava guardando attentamente; sembrava perdere il respiro ogni volta che l'acqua mi attirava a sé. Ti preoccupi per me, vicina?

Terminò il suo drink e lo posò momentaneamente sulla sabbia, nel frattempo, io camminai con la tavola da surf sotto braccio per tornare da loro.

Mi squadrò per bene, ma dovevo ancora capire se guardasse tutti così o chi almeno le piaceva esteticamente. Era così abituata a flirtare da dover capire se io potessi essere diverso per lei.

ANCORAWhere stories live. Discover now