NON ABBASTANZA

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Elia

Ogni volta che facevo un passo avanti per riuscire a capirla e aprire quella porta, lei ne faceva altri indietro pronta a nascondere la chiave.

Non la vidi per alcuni giorni perché preferì lavorare mattina e pomeriggio per non farsi viva. La sera, invece, vedevo una luce nella sua stanza e a volte girovagava con il mio manga in mano.

Non usciva nemmeno, ed ero io a farlo con i suoi amici; mi stava evitando in tutti i modi.

«A lei piaci, Elia.» Aveva affermato l'amica la sera prima, davanti a una bottiglia fresca di champagne.

Qualcuno avrebbe pensato che sarebbe stato un atteggiamento pessimo per un'amica rivelare un "segreto" del genere, ma non con un'amica come Taylor.

Dai suoi occhi avevo finalmente percepito la tristezza nell'aver perso la sua vera migliore amica, la sua vera essenza e ciò che Norah poteva e sapeva dare.

Il suo era un tentativo di riportarla in superficie, tramite me, forse perché credeva che io potessi riuscire. Ronnie la pensava allo stesso modo visto che aveva annuito.

Inevitabilmente, avevo chiesto: «Come fate a esserne così sicuri?» Volevo saperne di più perché la paura di essermi solamente illuso iniziava ad aumentare.

«Perché abbiamo avuto il piacere di conoscere Norah prima della morte di April. Sappiamo riconoscere il suo vero entusiasmo, i suoi veri sorrisi, e credimi, non li vedevamo da anni» aveva spiegato il gemello. «E ora eccoli di nuovo qui.»

I loro occhi verdi sembravano quasi che volessero implorarmi. Dirmi di non mollare.

E io non avrei mollato. «Cercherò di mantenere il suo entusiamo, allora.»

«Siamo sicuri che lo farai» avevano detto.

Perciò, ora, mi trovo a bussare alla sua porta, a una settimana di distanza da quel bacio che mi mandava in apnea ogni volta che sfiorava i miei pensieri.

Era domenica e Norah dovrebbe essere libera dai suoi impegni, infatti, aprì la porta e quei due bei occhi grandi color miele mi diedero la giusta carica per affrontare la giornata, come un'abbondante colazione, anche se era ormai pomeriggio inoltrato.

Mirò il mio corpo: portavo solo il costume. «Ti serve il sale?»

Avrei voluto sorridere perché aveva sempre un modo tutto suo di parlare, ma avevo ormai capito che erano dei tentativi per girare attorno agli argomenti seri, pertanto rimasi rigido. «No.»

«Zucchero?» continuò. La sua faccia, però, non era da schiaffi come al solito, sembrava quasi felice di vedermi, sorpresa.

Non volevo mollare, questo è vero, ma dopo il nostro bacio avrei sperato che le cose potessero cambiare. Al solito, però, non aveva mosso un dito verso di me, anzi. Quindi, sapevo che il mio tono sarebbe stato poco confidenziale.

«Neanche...»

Se ne accorse. «Elia, senti...» Fece una pausa e un respiro profondo. «Non voglio parlare di ciò che è successo.»

Sembrava dispiaciuta, triste. Emozioni nuove?

Volevo scoprirle, tutte, e se assecondarla era l'unico modo per farle tacere la mente e parlare con il suo cuore, lo avrei fatto.

ANCORAWhere stories live. Discover now