MANGA

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Norah

Sentivo una bella sensazione addosso: protezione, dolcezza e... cos'è questo respiro sul mio collo? Questa gamba in mezzo alle mie? Questo braccio sotto la maglietta che mi abbraccia come se fossi un cuscino?

Avvampai sentendo le parti basse di Elia attaccate al mio lato B. Come cavolo eravamo finiti per dormire insieme? Perché addormentarmi nei momenti meno opportuni?

Dovevo muovermi per svegliarlo ma non riuscivo, quella situazione mi imbarazzava. Ero abituata ad avere ragazzi sul mio letto, ma non ero abituata a stare io nel loro e soprattutto la mattina seguente dopo... ma noi non siamo andati neanche a letto insieme!

Tutto questo era il contrario di ciò che ero abituata a fare per tenere sempre la giusta distanza, e lui continuava a stringermi di più a ogni mio sospiro di troppo.

Mosse la mano ma stava ancora dormendo profondamente, lo percepivo dal suo peso morto e dal respiro. La guardai sparire dal mio addome per intrufolarsi sulle costole e posizionare il pollice in mezzo al mio seno. Mosse anche il bacino per farsi più vicino e io stavo letteralmente perdendo il controllo.

Ero quasi tentata di inarcare la schiena, sperare che si svegliasse e capisse che avevo così tanto bisogno che mi toccasse per darci un bel buongiorno, uno di quelli che non avevo mai dato a nessuno.

In questa strana domenica, avrei voluto svegliare io Elia, a modo mio, ma avrei voluto anche darmi un colpo in testa per iniziare a ragionare e ricordarmi che quel ragazzo era off-limits per la mia sanità mentale, perciò decisi di dividere quell'intreccio.

Infilai la mano sotto la maglietta e toccai con i polpastrelli il suo polso per guidarlo giù, purtroppo non giù dove il mio corpo richiedeva disperatamente.

Per fortuna, con un solo tocco, si svegliò. Si fece subito più lontano mentre io speravo che mi avesse sovrastata. Basta, smettila di pensarlo sotto l'aspetto sessuale!

Mi misi seduta con le gambe incrociate ai piedi del letto, mentre lui sollevò il busto mantenendo la coperta sulle gambe. Chissà perché.

«Scusami, non l'ho fatto apposta, stavo dormendo.»

Passò le dita sui capelli arruffati e mi soffermai sul suo bicipite contratto. Quella maglietta bianca gli fasciava i muscoli scolpiti. Il bianco gli stava bene. Lo sto osservando troppo.

«Sì, eri effettivamente una sanguisuga, ma il vero problema è aver dormito insieme. Perché non mi hai svegliata?» Rimediai alla mia continua distrazione con un'unica arma: essere acida.

Il suo essere in difficoltà, in difetto, imbarazzato e dispiaciuto mi stava facendo sciogliere, forse più del suo corpo addosso. «Eri fin troppo rilassata, non volevo svegliarti...»

Questo perché il suo letto era fin troppo comodo. Pensai al mio, che era vuoto e ben presto Shell avrebbe raschiato la porta per far notare a mio padre che sua figlia era a zonzo, peccato che non ero in realtà così lontana.

Lasciai quel comodo appoggio per andarmene in bagno e prendere il telefono dalla borsetta che avevo lasciato sopra il vestitino. Mandai un messaggio a mio padre dandogli il buongiorno e dicendogli che mi ero dimenticata di fargli sapere che sarei rimasta a dormire dai Miller. Lo consegnai e tornai da Elia, senza più sfiorare quel letto, però.

ANCORAWhere stories live. Discover now