ASSAGGIO

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Elia

"Resterai solo per la stagione estiva?" mi aveva chiesto. Mi trovava forse interessante tanto da chiedersi se avrebbe avuto il tempo di conoscermi?

Bevvi un succo all'arancia rimuginandoci sopra la mattina seguente alla cena. Lei stava giocando in spiaggia con il suo golden retriever - Shell aveva detto? - e io la stavo guardando dalla finestra della cucina. Indossava un bikini arancione.

Quel colore stava benissimo con il suo corpo abbronzato. Non è troppo striminzito? O forse è il mio autocontrollo che vorrebbe chiederle di usare un taglio semplice per gli slip?

Erano passati solo sette giorni e io avrei già voluto portarmela a letto. Inevitabile non sfiorare quel pensiero con quelle gambe lunghe e con quel visetto furbo.

Abituato a relazioni occasionali - perché al primo posto ci sono sempre stati i miei obiettivi -, mi chiedevo se la mia vicina di casa avrebbe ceduto, prima o poi.

O forse dovrei essere io a non cedere a un'anima fragile come la sua.

Mio padre, prima del nostro arrivo, ci aveva messo al corrente della sua situazione. Mi chiedevo a cosa pensasse ogni volta che bagnava i piedi in riva al mare. Mi chiedevo se, prima o poi, avrei avuto il tempo di farglielo amare metà di quanto l'amavo io.

Si sedette sul telo e schiacciò il tubetto di protezione solare sul palmo. La passò sulle gambe. Quanto sarà alta? 1 metro e 75? Quella ragazza potrebbe fare qualsiasi sport o la modella. Poi continuò sulle braccia, pancia e petto. Era una tortura per la mia concentrazione guardare quelle mani sfiorare il suo stesso corpo.

Distolsi lo sguardo concentrandomi sullo schermo del computer per tornare a scrivere la perfetta email. Doveva essere perfetta.

Alla fine, però, la mia coda dell'occhio notò che quelle belle mani non riuscivano a spalmare la protezione sulla schiena. Sacrificherò i miei impegni per aiutarti.

Mi alzai dalla sedia, riempii un bicchiere freddo d'aranciata e i miei piedi nudi sfiorarono la sabbia per portarglielo. «Sarai disidratata con questo caldo.» Considerando che non ti sei buttata al mare neanche una volta.

Si era appena sdraiata, perciò non si era accorta del mio arrivo. Mise la mano sugli occhi per non accecarsi dal sole. «E tu che ne sai? Mi stavi spiando?» Si mise seduta. «Non ti eri forse scusato?»

Senza chiedere mi feci spazio sul suo telo e non parve stizzirsi. «Non puoi ringraziare e basta?» le porsi il bicchiere. Ero estremamente bravo a sviare le domande scomode.

Le sue labbra carnose si poggiarono sul vetro e ne bevve un lungo sorso mirandomi con quegli bei occhi marroni, ricordavano il miele. Deglutì e mi soffermai sul suo collo lucido a causa della crema e su una collana dorata. Avevo troppo da guardare e nessuna parola da spendere.

Allontanò il bicchiere, leccò le labbra con una lentezza ben studiata. «Grazie» disse infine, con un sorrisetto stampato in faccia.

Sapeva usare le giuste tattiche con un ragazzo, ma io sapevo fare lo stesso. Non mi ero promesso di non fare nessun passo con quell'anima fragile? Agguantai la protezione e aprii il tappo.

«Si, tranquillo, prendila pure» disse, con sarcasmo.

Pensava che serviva a me? Ne misi una noce sul palmo e poi mi feci spazio dietro di lei.

«Che fai?»

In poche ore capii che non era pronta alle cose imprevedibili e che voleva tutto sotto controllo. Come quella crostata, le feci sapere che quella crema era per lei.

ANCORAWhere stories live. Discover now