CONCHIGLIA

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Norah

Richiedere volumi successivi era diventata la scusa più semplice da poter usare per vedere Elia.

Sì, una scusa, perché da quella volta in cui passammo del tempo al mare, così vicini da sentire ancora le sue mani sulla mia schiena, aveva smesso di essere presente.

Uscivo la sera nella speranza di vederlo tra la gente ma gli unici luoghi che aveva preso d'ostaggio erano il mare e casa sua. Si allenava per più ore rispetto al solito, anche con il suo coach.

Questo potevo fare: adocchiarlo dalla vetrina del mio negozio.

Quando non aveva i piedi su quella tavola da surf, li teneva piantati sul parquet della sua stanza. Lì, davanti lo specchio, allenava i muscoli definiti. Poi, o io o lui, scomparivamo dalla circolazione.

Quel maledetto bacio aveva rovinato la nostra... cosa stavi per dire? Amicizia? No, la smetto, non lo siamo mai stati.

Era chiaro che Elia non volesse stare "in mezzo" tra il tutto e il niente. Voleva quel tutto e io invece non volevo darglielo; non ne sarei stata neanche in grado. Ciò causò il niente.

Quando cercavo di stare nel mezzo, gli facevo sapere - dalla finestra - che volevo il continuo di quel manga.

Mi diceva di andarlo a prendere ma mai mi invitava dentro casa: suonavo al campanello e lui si faceva trovare lì. Il grazie e una porta chiusa era ciò che rimaneva di quel mezzo.

Anche se, a volte, lo vedevo sbirciare mentre leggevo nella mia camera.

Io adocchiavo lui, lui adocchiava me, senza più rivolgerci più di qualche parola. Come due perfetti sconosciuti.

Era quello che volevo fin dall'inizio, no?

«Ma chi sono quelli?» Taylor si era tolta gli occhiali da sole per guardare meglio.

Alzai gli occhi dalle pagine del settimo volume notando tre ragazzi davanti la porta degli Stone con le valige.

«Sono amici di Elia?» ipotizzò Ronnie togliendo un po' di sabbia dal suo telo.

Proprio lui aprì la porta e mai l'avevo visto così felice tra baci e abbracci. Li fece entrare e scomparirono dalla nostra vista.

«Quello più alto è mio» commentò Taylor.

«Elia è il più alto.»

«Oltre lui intendo. Quello è tuo.»

Mi feci una bella risata. «Divertente.»

Mi sono giocata la possibilità, Taylor.

Tornai a leggere, anche se la mia mente stava altrove. Si sa, i ragazzi, in gruppo, sono pericolosi, soprattutto quando sono in vacanza.

Deglutii il groppo che mi si era formato in gola pensando a Elia ballare con una ragazza a caso come aveva fatto con me, o bere con lei, o stare al mare insieme.

Con una qualsiasi, che non fossi io, poteva anche rilassarsi e perdersi nell'oceano che tanto amava. Poteva baciarla. Toccarla con le sue grandi, calde e avvolgenti mani.

Scossi la testa per togliermi quei pensieri dalla testa e tornai indietro con i balloon perché non ero stata attenta alla lettura, ma quando vidi quei quattro uscire dalla porta in costume tornai a far finta di leggere.

«Sapevi che sarebbero venuti i suoi amici?» domandò Ronnie.

«No. Perché dovrei saperlo?»

«Che succede tra voi?» Si intromise Taylor togliendo di nuovo gli occhiali. Non capivo perché se ne dovesse sbarazzare per concentrarsi meglio.

ANCORADove le storie prendono vita. Scoprilo ora