SOGNO

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Norah

Sognare una persona non è mai un buon segno. Sognarla facendo cose inappropriate è anche peggio.

La mattina seguente a quella "gita" in riva al mare, aprii gli occhi senza l'insistenza di Shell perché mi svegliai accaldata, tanto da dover correre in bagno per rinfrescare il viso più e più volte, o forse speravo che quel getto d'acqua potesse togliermi le immagini di quel sogno dalla testa, come per magia.

Rivedevo le sue labbra sulle mie, le mani ovunque, il respiro sul collo. Sembrava così vero da sentirlo addosso, ancora.

Asciugai il viso e mi guardai allo specchio. «Questa situazione non va bene» bisbigliai tra me e me.

La Disney diceva "i sogni son desideri" e io non potevo desiderarlo perché prima o poi tutti se ne vanno e si rivelano per quello che sono. Flynn di Rapunzel non era forse un ladro e un donnaiolo?

Per decoro non potevo di certo colpire Elia con una padella per tenerlo lontano. Dovevo essere io a stare segregata nella torre che mi ero costruita per proteggere me stessa.

Lui non doveva liberarmi, perché io non ero di certo Rapunzel e, soprattutto, non credevo nelle favole.

Ero però una semplice ragazza che cercava di non pensare al suo vicino di casa.

Alla sua voce bassa e calda, come la sua pelle, al suo tono calmo, al profumo che annebbiava come veleno - o per chi credeva nell'amore come un dolce elisir - le restrizioni che la mia mente si imponeva, a quanto fosse agile su quella tavola da surf fantasticando su quanto potesse esserlo anche a letto, alla sua bellezza definendola perfetta.

Fallii miseramente.

Il suo pensiero rimase fisso nella mia testa a lavoro, a pranzo e a cena. Quel sogno aveva, in qualche modo, influenzato la realtà.

«Elia viene stasera?» chiese Taylor dopo aver spruzzato il mio profumo sul suo collo. Eravamo in bagno e ci stavamo preparando per uscire.

«Non gliel'ho chiesto.» Mettere distanza mi sembrava un'ottima soluzione: quella che avevo sempre usato con gli altri.

«Perché no?» si intromise Ronnie mentre metteva il burrocacao.

Li fulminai entrambi guardandoli dallo specchio. «Perché non è un nostro amico e non ha senso che sia sempre presente.»

«Elia è un nostro amico» dissero in coro.

Quando era successo? Perché gli avevo dato modo di entrare nelle nostre vite? Nella mia soprattutto.

Non l'ho neanche capito... Si è intrufolato in punta di piedi e, come fanno i ladri, ha svaligiato qualcosa dentro di me per portarsela. Dovevo riprenderla, qualsiasi cosa fosse.

«Ma non mio e non lo voglio tra i piedi stasera. È appiccicoso con me, come avevo premeditato tempo fa, e non voglio che la gente pensi sia il mio ragazzo.»

«Perché poi non potrebbero provarci con te?» alzò le sopracciglia Ronnie.

«Esattamente» sorrisi. Mettendo il mascara, notai che i due gemelli si lanciarono degli sguardi. «Avete qualcosa da dire?»

ANCORAOù les histoires vivent. Découvrez maintenant