Capitolo 12

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Una volta ritornata in camera mi ci volle un bel po' prima di riaddormentarmi ma alla fine ci riuscii. Caddi in un sonno profondo.
Quando oramai il sole era già alto in cielo, mi alzai e scesi giù dai nonni. Mi ritrovai in cucina ma a darmi il buongiorno c'era solo nonna, dato che nonno Fred ed Harry stavano ancora lavorando alla chevrolet.
Dopo aver fatto colazione, mi vestii e andai in salotto a guardare quello che faceva in televisione. Stavo seduta rilassata sul divano finchè nonna Margaret non mi raggiunse. "Tesoro, potresti portare questo a Fred e ad Harold, per favore? Andrei io ma devo controllare le pentole sul fuoco..." e così dicendo nonna mi porse un vassoio con della limonata. Annuii e leggermente annoiata mi avviai fuori per arrivare al garage.
"Oh grazie mille. Ci voleva proprio qualcosa di fresco." disse il nonno.
Harry sorridendo afferrò il bicchiere e pian piano iniziò a sorseggiare, dopodiché si rimisero all'opera. Mentre nonno riportò il vassoio dentro in casa, Harry provò a mettere in moto l'auto. Girava la chiave, ma nulla. Non partiva.
Scese dall'auto e aprì il cofano anteriore per controllare se mancava qualcosa. "Non capisco cos'ho sbagliato... Ci sono tutti i pezzi." disse perplesso.
Mi avvicinai e diedi un'occhiata. "Non manca niente. Ma aspetta un attimo... hai fatto benzina?"
"Oh ecco...grazie. Il mio lavoro allora è finito. La benzina potete metterla sia tu che tuo nonno." disse Harry prendendo la sua giacca "Beh allora non mi avrai più tra i piedi così spesso. "
Seguii Harry con gli occhi che lentamente se ne andava e scompariva dalla mia vista.
Il resto di quella domenica fu abbastanza noioso.
Il giorno dopo mi aspettava un'altra dura giornata scolastica. Già non ce la facevo più sinceramente. Quel giorno poi come se non bastasse avevo anche educazione fisica.
Beh cosa ci sarà di strano, penserete, ma come già vi ho detto sono una ragazza alla rovescia e odiavo qualsiasi sport.
Costretta dal professore tutte noi dovevamo indossare la divisa che prevedeva un orrido pantaloncino. Altro motivo per cui la odiavo.
Karen e le sue amiche cheerleader si trovavano bene a farsi vedere le gambe, se non qualcos'altro.
Ero imbarazzata anche perchè oltre ad Harry e l'intera squadra di football, c'era anche Josh.
Stavo con Alexis e facendo qualche esercizio, fingevo di non essermi accorta della loro presenza nella palestra.
Non avevo mai visto una palestra più grande di quella per questo c'erano anche più classi. Oltre al campetto fuori, all'interno dell'edificio c'erano campi da basket, un lato dove si trovavano i manubri, i pesi e altre cose che usavano soprattutto i ragazzi che giocavano a football.
Dato che era uscito il sole, la prof decise di fare lezione fuori.
Sul prato c'erano Karen e le amiche a provare le coreografie, i ragazzi ad allenarsi e noi altri a giocare un po' a pallavolo.
Alexis però buttò la palla troppo forte facendola arrivare proprio vicino a Karen. Non chiedetemi il perchè ma non volle andare a riprenderlo e così fui costretta ad andarci io.
Mi avvicinai senza pensare a nessuno ma Karen iniziò a parlare dicendo: "McLaw...sai che quando ci alleniamo non vogliamo essere disturbate?"
"Oh scusi principessina, la prossima volta si affitti uno stadio ma forse anche lì andresti stretta dato che la tua arroganza e il tuo ego occupano troppo spazio." la sorrisi e afferrai il pallone, ma proprio nel momento in cui mi ritrovai con le spalle rivolte verso di lei, mise il piede davanti al mio facendomi cascare dritta sul prato.
Lei e le sue amiche ochette iniziarono a ridere di me.
Mi rialzai pronta a sferrarle un pugno ma appena mi alzai sentii un dolore allucinante al polpaccio. In realtà aveva sferrato un bel calcio sulla mia gamba proprio per completare l'opera facendo credere che fosse un semplice sgambetto. "Arriverà quel giorno in cui saremo solo io e te, e lo vedi questo pugno? Si troverà dritto dritto su quel faccino ricoperto di phard e fondotinta." e saltellando me ne andavo verso gli altri. Alexis mi fece sedere su una panchina lì vicino, sai dove le persone si siedono a vedere le partite, e andò a prendere del ghiaccio.
"Bella botta." All'improvviso si sedette accanto a me Josh, con una busta di ghiaccio.
"Sono un tantino più veloce della tua amica. Ho visto la scena e mi trovavo vicino e poi era anche una buona scusa per passare un po' di tempo con te...da soli." dicendo queste parole delicatamente prese la mia gamba la posò sulle sue e lentamente appoggiò il ghiaccio sul livido.
Con la sinistra teneva la busta e con l'altra accarezzava il lato del polpaccio non fatto male. Alexis ci vide e non si avvicinò proprio. Probabilmente non voleva ancora avere a che fare con lui. Stemmo dieci-quindici minuti a chiacchierare però poi iniziai a capire che si, era un gesto carino ma era arrivato il momento di salutarci. Prima di ritornare a casa però, il professore mi aveva raccomandato di rimettere a posto le bustine di ghiaccio nell'armadietto in palestra. Pian piano andai in palestra, silenziosamente aprii l'armadietto e posai il ghiaccio. Prima di chiudere e andarmene però sentii una voce.
Accostai delicatamente la porta dell'armadietto e la chiusi.
Mi affacciai per vedere chi fosse entrato senza muovermi dalla mia postazione, e vidi Harry che iniziava a dare dei pugni al sacco da pugilato. Due amici che se ne stavano per andare lo salutarono dicendo: "Dai amico, calmati. Hustins è solo un idiota e non reggerà mai il confronto con te, ricordalo. Poi hai Karen, dimentica Emy..."
Rimasi stupefatta da quelle parole, anzi non proprio perchè in effetti era già capitato che si fosse ingelosito per colpa di Josh.
Appena gli amici se ne andarono, si voltò di nuovo verso quel sacco, strinse forte la mano destra e sferrò un pugno dritto al centro.
Incredibilmente solo quel pugno aveva letteralmente distrutto quell'attrezzo. La sabbia o quello che era al suo interno lentamente cadeva tutta sul pavimento. Alla vista di quella scena, istintivamente indietreggiai tozzando fortemente sul ferro dell'armadietto. Harry immediatamente si girò verso di me. Vidi quegli occhi che non erano i suoi, ma stavolta però non era un sogno ma la pura realtà. Scappai non per la paura o forse si, ma dovevo andarmene. La gamba mi faceva troppo male e non riuscivo a correre come volevo.
Sentivo la sua voce urlare il mio nome, ma non sapevo se potevo ancora fidarmi di lui.

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