Capitolo 32

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Eravamo ancora lì, Josh ed io, al centro della pista, stavolta vuota.
Lui era avvinghiato a me come se fossi la cosa più preziosa al mondo, ed io a lui. Non contestavo ogni qualvolta che le sue mani si allungavano troppo, ogni volta che le nostre labbra si toccavano e né tanto meno quando cominciò a sbottonarsi la camicia. A dorso nudo, continuava a muoversi ed io a sfiorare i suoi muscoli.
Mi svegliai di scatto, agitata da quel sogno e dal pensiero del suo continuo.
Bevvi un sorso d'acqua e cercai di riprendere sonno, ma ciò sembrava essere un'impresa impossibile. Cominciai a pensare per quale motivo la mia mente avesse creato tutta quella sequenza di immagini, se magari nel profondo del mio subconscio, il mio istinto fosse attratto da Josh. Improvvisamente, mi sentii tremendamente in colpa, per Harry, per come mi ero comportata al ballo e a scuola nei suoi confronti.
Avvolta dai pensieri, il tempo scorreva e riscorreva senza che me ne accorgessi e la sveglia iniziò a suonare fastidiosamente.
Mi alzai con la forza di chi aveva dormito solo quattro ore e mi preparai per la scuola.
Lo scopo principale era quello di evitare un po' tutti, soprattutto Josh.
Mi allontanavo quando lo vedevo e cercavo di restare con Harry in modo che se si fosse avvicinato, si sarebbe contenuto qualsiasi cosa avesse in mente di dire o fare.
Lo guardavo mentre si passava le mani tra i capelli per sistemarli e in quell'instante capii che probabilmente un minimo di attrazione fisica esisteva. Ma quando poi mi rivoltai e scorsi il viso sorridente di Harry, scherzoso con gli amici, mi resi conto che i miei occhi non potevano percepire nulla di più bello di lui.
"Mi spieghi che ti prende? Ti vedo stranamente agitata." disse Alexis, sedendosi accanto a me.
"Nulla, non sono agitata." risposi giocherellando con il pranzo.
Restò in silenzio, intuendo che stavo mentendo.
Dopo non molto, si aggiunse a tavola Josh che ormai era componente fisso.
"Ma la tua amichetta è sempre tra i piedi?" accusò lui, causando la crescita dell'odio di Alexis nei suoi confronti.
"Sia il caso che l'amichetta abbia due orecchie e tu, per lo meno, lo stronzo lo potresti fare in silenzio."
Rimasi spiazzata dalla risposta così audace di Alexis, mi colpì tanto la sua reazione e non ero l'unica, infatti anche Josh restò senza parole.
Dopo questo diverbio Alexis probabilmente se ne sarebbe andata via, lasciandomi sola con Josh. Ma furbamente, anticipai la sua azione e prima che potesse anche solo fiatare, inventai una scusa e me ne andai lontano dalla mensa.
Mentre camminavo frettolosamente per i corridoi in cerca di un luogo solitario, mi sentii afferrare per il braccio e fui trascinata dietro agli armadietti.
"Dove scappi?" disse Harry, posando le mani al muro sopra la mia testa. "Non hai via di scampo."
"Povera me." sussurrai, per poi stampargli un bacio intenso.
"Andiamocene via da qui."
"Se i nonni scoprono che salto qualche lezione, mi ammazzano."
"Dai, un'ora. Ho bisogno solo di un'ora con te."
Non potevo resistere a quel ragazzo e accettai la sua proposta.
Sgattaiolammo via da scuola e ci recammo sul prato dove passavano intere giornate da bambini.
Ricordai che non avevo mai concluso il mio disegno di quel paesaggio e di certo quello non era il momento più adatto per farlo.
Era meno colorato senza i fiori, ma ugualmente perfetto perché era speciale per me, per entrambi.
Il sole picchiava ma una leggera brezza fredda sfiorava la nostra pelle, rendendo l'atmosfera ancora più magica.
Mi sedetti al solito albero, con le spalle contro il tronco. Dopodiché il ragazzo si stese sul terreno, posando il capo sul mio grembo e godendosi quella bella giornata.
"Mi hai portata qui per vederti dormire?" chiesi scherzosa al ragazzo che si rilassava completamente.
"Hai in mente di fare qualcos'altro?"
Aprì leggermente l'occhio coperto dal braccio che cercava di proteggerlo dai raggi del sole. Con quella luce i suoi occhi sembravano dei cristalli, i più pregiati fra tutti.
"Scusami, sono molto stanco. Sto dormendo poco in questi giorni." continuò lui.
Sapevo che era in quello stato a causa di tutte le preoccupazioni che gli procuravo.
"Mi pensi troppo, anche di notte." ironizzai, cercando di tirargli su il morale.
Si alzò un istante dalla posizione per avvicinarsi al mio viso. Sorrideva compiaciuto, posò la sua mano sul mio viso e mi baciò.
"Esatto, dovresti andartene via dalla mia testa."
"Basta, hai trentotto minuti per riposarti quindi dormi!" scherzai ancora una volta e lui ritornò disteso.
Cominciai a toccargli i capelli con la mano destra, sperando che la cosa non lo infastidisse. Mi fermai per un secondo ma lui subito mi rimproverò perché dovevo continuare a coccolarlo. Quel gesto mi fece sciogliere il cuore, era così dolce.
Iniziai a fissarlo mentre lui si rilassava beato tra le mie braccia.
Lo guardavo così sereno e spensierato come se non fosse mai successo nulla di brutto o negativo, esisteva solo lui, Harry.
"Dovresti smetterla di fissarmi in quel modo."
Sobbalzai e arrossii d'impatto al suono della sua voce, convinta che ormai si fosse addormentato.
Non sapevo come contra battere, mi aveva messo in difficoltà perché aveva ragione, lo osservavo come se fossi un bambino e lui, il gelato dei miei sogni.
Nell'arco di un millisecondo mi portò stesa sul terreno con lui.
"È adorabile, dopotutto sono un gran bel ragazzo."
Ridemmo per poi baciarci e poi ridere nuovamente.
Alzato su un braccio, i ruoli si erano scambiati, adesso era Harry a guardami.
"Forse io, in mente, ho qualcosa da fare." disse delicatamente lui.
Lo fissavo e dal suo sguardo riuscii ad intendere il significato di quel qualcosa. Il cuore iniziò a scoppiarmi in petto e ancora una volta, restai in silenzio, senza saper che dire.
Non ero pronta per il grande passo anche se ero innamorata di Harry, non era quello il momento.
"Io...credo che sia meglio ritornare a scuola, fra poco inizia la lezione e..."
"Emy, Emy, scusami io non volevo, non intendevo offenderti, stavo solo scherzando."
"Non preoccuparti Harry, sei pur sempre un ragazzo... Ok, è diventato imbarazzante, quindi smettiamola."
Ridacchiava fra sé mentre io raccoglievo le mie cose da terra, dopodiché ritornò tutto come cinque minuti prima.

Dopo le lezioni, mi precipitai a casa alla ricerca di un po' di relax.
Fortunatamente i nonni erano fuori città e potevo godermi anche un po' di meritata solitudine.
Parlai a telefono con la mamma come ogni sera e cominciai ad ingozzarmi di tanti dolci e roba varia al posto della cena.
Seduta sul divano, saltai quando il frastuono di un tuono rimbombò in tutta casa. La corrente elettrica saltò improvvisamente, ma fortunatamente avevo accanto a me il cellulare che mi faceva da torcia.
Mi avvicinai alla finestra del soggiorno per vedere se la luce mancava anche dai vicini.
Aveva cominciato a piovere a dirotto e le strade erano buie e isolate.
Salii le scale alla ricerca di una vera torcia o di qualche candela, ma nulla. Mi riaffacciai nuovamente alla finestra per controllare se il temporale si fosse calmato ma non appena spostai la tenda, scorsi in mezzo alla strada un uomo incappucciato, Constantine.
Impaurita, scesi le scale il più velocemente possibile e contemporaneamente chiamavo Harry al cellulare ma non rispondeva.
Iniziai a tremare terrorizzata.
Afferrai le chiavi della Chevrolet dal piattino e uscii dalla porta del retro, dirigendomi verso il garage.
Camminai sotto alla pioggia che mi aiutava a nascondere il rumore dei miei passi. Facevo piccoli passi furtivamente, cercando di non essere scoperta, ma non appena entrai nel garage, Constantine si voltò e a passo veloce cominciò a raggiungermi.
Iniziai a sbrigarmi e a tremare ancor di più. Aprii lo sportello dell'auto e mi ci chiusi all'interno. Infilai le chiavi e le girai per mettere in moto, ma non partiva. Ormai Constantine era vicino, riprovai ancora sussurrando "Ti prego, parti!", e partì.
Premetti l'acceleratore e sfrecciai via da quel posto. Andavo a novanta all'ora e non riuscivo a rallentare, spaventata dall'idea che mi stessero inseguendo, e così era.
Un automobile nera mi stava dietro, provai a richiamare Harry ma nulla ancora, allora aumentai ancor di più la velocità, finché non li seminai o almeno credevo.
Arrivai al viale di casa Hustins, scesi subito dalla vettura e corsi vicino alla porta, sbattendo i pugni contro il legno. Josh aprì e entrai in fretta, chiudendo la porta alle mie spalle.
"È qui, Josh." dissi utilizzando quel poco di fiato che mi era rimasto.
"Ok, qui sei al sicuro. Non aver paura."
Josh posò una mano sul mio volto ed il annuii dopo le sue parole.
Cacciò il pugnale, nascosto in uno dei tanti libri della sua libreria personale.
Andava avanti e indietro per la stanza, era la prima volta che vedevo Josh così agitato e questo di certo non mi tranquillizzò.
Chiamai per l'ennesima volta ad Harry senz'alcun risultato. Cominciai a preoccuparmi e spaventarmi seriamente. Perché non mi rispondeva? E se gli avessero fatto qualcosa? E se lo avessero preso?
Mi venne l'istinto di scoppiare a piangere al solo pensiero di Harry in pericolo, ma fui bloccata quando sentii la porta sbattere.
Josh era uscito.
Tutto bagnata e gocciolante, mi recai vicino alla finestra più prossima per capire cosa avesse intenzione di fare. Quando alzai lo sguardo, vidi ciò che ormai mi aspettavo, Constantine e Josh immobili, uno davanti all'altro, il primo pronto a strapparmi il cuore dal petto e l'altro a proteggermi.

>Spazio autrice<
Salve a tutti! Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Volevo solo informarvi che in questi giorni non potrò postare i nuovi capitoli perché domani parto ma martedì ricomincerò! Spero vi stia piacendo la storia, se vi va votate oppure commentate, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate. Grazie mille a martedì! ❤️
-Michela.

DemonWhere stories live. Discover now