Capitolo 31

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"Buongiorno." disse Harry cercando di scansare l'ombrello per potermi dare un bacio sulla guancia.
Ormai, dopo qualche giorno di tregua, a Charlston City aveva ricominciato a piovere a dirotto.
Piccole pozzanghere si formavano sul terreno e le gocce che cadevano velocemente, una dopo l'altra, formavano tanti cerchi sull'acqua.
Il cielo era grigio e triste, non si riusciva ad intravedere neanche uno spicchio del suo color azzurro. Come se non bastasse, tirava anche vento che rendeva inutili gli ombrelli.
Gli alberi privi di foglie, sembravano privi anche di vita e non so perché, tutta quell'atmosfera si addiceva perfettamente al mio stato d'animo attuale.
Eppure vedendo Harry, mi sembrò di scorgere un raggio di luce in mezzo a una burrasca. Il suo sorriso mi illuminava e aveva la capacità di farmi smettere di riflettere.
Ma il problema era quando se ne andava che mi sentivo vuota, sola e vulnerabile.
Non riuscivo a comprendere se questa cosa fosse positiva o negativa per me, fatto stava che io volevo trascorrere ogni singolo secondo della mia giornata in sua compagnia.
L'ora di filosofia era incominciata ed io da buona amica, avevo preferito sedermi accanto ad Alexis e lasciare Harry al suo solito posto.
Karen non smetteva di provarci con il mio ragazzo e la cosa mi urtava abbastanza i nervi, ma ero troppo orgogliosa da ammettere la mia gelosia.
Dopo quasi venti minuti di spiegazione, iniziai ad osservare da fuori la finestra, tutto ciò che mi ritrovavo davanti agli occhi.
Gli alberi scossi dal vento, la pioggia che si placava e gli uccelli correre al riparo. La strada era isolata, tranne che per un uomo incappucciato, con le mani lungo i fianchi, fissare dritto verso la finestra, come se sapesse che c'ero io dall'altra parte.
Capì che lo avevo notato e lentamente cominciò a sfilarsi il cappuccio della felpa, per far vedere il suo volto.
Lo osservavo in attesa che mi mostrasse chi fosse ma all'improvviso sentii qualcuno punzecchiare il mio braccio.
Sobbalzai all'istante e mi girai verso Alexis che mi porgeva un foglietto.
Mi rivoltai nuovamente verso la finestra, ignorando per un attimo la ragazza, ma dell'uomo incappucciato non era rimasta neanche l'ombra.
Afferrai il foglio e lessi: "Smettila di pensare. H."
Guardai Harry con il sorriso stampato sulla faccia, e mi ricambiò con un occhiolino.
Al rintocco della campanella, uscimmo dall'aula, Karen sorprendentemente, prima di tutti.
Probabilmente era infastidita dall'indifferenza di Harry e dai nostri continui scambi di sguardi dolci.

"Ti vedo turbata, McLaw." affermò Josh, sedendosi al nostro tavolo in mensa.
"Sto benissimo."
"So cosa hai visto."
Odiavo quell'idiota quando rovinava sempre tutto. Non volevo preoccupare Harry, almeno per quell'unica giornata in cui era particolarmente allegro per la serata che avevamo trascorso il giorno precedente.
"Cosa?" domandò chiaramente Harry, lievemente incazzato.
"Constantine. Stava fuori scuola, un paio d'ore fa."
Il ragazzo si portò un pugno serrato alla bocca e cercò di placare la sua rabbia.
"Perché non me l'hai detto, Emy?"
"Io...io non volevo farti preoccupare."
Chinai il capo e restai in silenzio.
Tremai quando batté violentemente il pugno sul tavolo.
Era arrabbiato e lottava contro se stesso per mantenere il controllo.
Non si può neanche immaginare il tremendo fastidio che provocò in me quella sua reazione, ma rimasi zitta per evitare il peggio.
"Voglio che tu mi dica tutto, Emy. È una situazione del cazzo, lo so, il fatto è che ho paura che ti accada qualcosa."
Finalmente aveva cominciato a far collaborare bocca e cervello.
Sapevo che non era sua intenzione comportarsi in quella maniera ma mi aveva infastidito parecchio, tanto da non rispondergli.
Josh gustava la scena dietro al vassoio del pranzo. La sua presenza mi metteva ancor più a disagio dato che non riuscivo a litigare con Harry come dovevo davanti a lui. In più, il ragazzo stava fermo ad aspettare una mia qualsiasi risposta ma dalle mie labbra non riusciva ad uscire neanche una parola.
"Beh, se adesso vi calmate, io avrei una notizia importante da dare." disse Josh, salvandomi da quella situazione imbarazzante "so dove trovare uno dei coltelli."
Al momento giusto, la cosa giusta.
Non ero mai stata così felice di sentir parlare Josh come quella volta.
"È a casa dei Vanluds."
"Come facciamo a prenderlo?" chiese Harry.
"Ci penserà Emy. Stasera c'è un ballo in onore dei cinquant'anni passati dall'arrivo della famiglia Vanluds a Charlston City e grazie ai cari nonnini di Emy, noi avremo gli inviti."
Lo osservai perplessa. Di certo non sarebbe stato un problema ottenere gli inviti. I nonni e i Vanluds erano amici da ormai, tutta la vita.
"Come fai a sapere che il pugnale si trova proprio in quella casa?" domandai incuriosita a Josh che titubò qualche secondo prima di rispondermi.
"I Vanluds sono cacciatori di demoni che vantano di una fama mondiale, esattamente come tuo padre."
Restai ferma, immobile a fissarlo, incredula di ciò che stava dicendo.
Sapevo che mamma e papà fossero a conoscenza dell'esistenza dei demoni, ma non credevo che papà si spingesse fino a tanto.
Adesso era tutto più chiaro del perché Cedric conoscesse chi fossi, sapesse di chi fossi figlia e perché mi volesse uccisa già prima di affrontarlo. Mio padre era un cacciatore, colui che avrebbe dovuto uccidere tutti i demoni che si fossero trovati sul suo passaggio, tra cui anche Harry.
In quella fazione di tempo che utilizzai per riconnettere il mio cervello al mondo reale, vidi Harry scaraventarsi su Josh e sferrargli un pugno in pieno viso.
Mi avvicinai immediatamente al ragazzo, urlandogli contro, cercando in tutti modi di farlo ritornare in sé.
Si alzò e in fretta si diresse verso i corridoi.
"Harry! Harry! Ti prego fermati!" urlavo invano, tentando di raggiungerlo.
"È un bastardo, è un fottuto bastardo." continuava a ripetere lui.
Fortunatamente dopo non molto, si fermò e mi ci misi davanti.
Gli carezzai il viso, accogliendolo con il sorriso più dolce che le mie labbra fossero capaci di fare.
Lo fissai negli occhi, in quei occhi brillanti color oro, ma non mi allontanai e neanche il pensiero mi sfiorò minimamente la mente.
Mi afferrò per il braccio e mi portò al suo petto, avvolse le sue braccia attorno alla mia schiena e mi cinse in un abbraccio.
"Mi dispiace, perdonami Emy." sussurrò delicatamente con il viso affondato nel mio collo. "Non volevo che lo venissi a sapere da lui in quella maniera."
"Dovremmo smetterla di preoccuparci per entrambi. Non fa nulla, sto bene Harry."
Ritornai di nuovo nella posizione iniziale con gli occhi smeraldo del ragazzo puntati addosso.
"Io...Harry, non credo sia una buona idea che stasera venga anche tu al ballo..."
Mi guardò, ma non ebbi il coraggio di ricambiare lo sguardo. Mi aspettavo un'altra sfuriata o qualcosa del genere, ma non potevamo mandare a fumo l'unica possibilità di fermare Cedric solo per l'instabilità emotiva di Harry.
"Hai ragione. Credo sia meglio che per oggi non incontri Josh."
Sapevo che in realtà sarebbe voluto venire con noi ma doveva fidarsi di me almeno per una sera.

Dopo aver ottenuto i due inviti, mi recai a casa di Josh.
Stavolta fu lui medesimo ad accogliermi con un sorriso smagliante, quasi felice della lite e soprattutto, dell'assenza di Harry.
Con giacca e cravatta aveva l'aria di un principe tenebroso e odiavo ammetterlo ma stava maledettamente bene.
"Ho gli inviti, andiamo."dissi frettolosa. Prima saremmo arrivati, prima ce ne saremmo andati.
"Oh no,no piccola. Io non vado al ballo con te conciata in questo modo. Non dobbiamo dare nell'occhio, quindi vai al piano di sopra. C'è Marienne che ti aspetta."
Mi spintonò verso le scale e fui costretta a cominciare a prepararmi.
Marienne era la stessa donna che incontrai la prima volta venuta da Josh.
"Il signor Hustins l'ha comprato apposta per lei." insinuò lei, dopo aver sfilato un abito meraviglioso dall'armadio. Nero, stretto, scollato dietro alla schiena, quel vestito sembrava valere una cifra che solo un Hustins poteva permettersi.
Marienne cominciò ad occuparsi dei capelli, trascinandoli nel lato e aggiungendo qualche boccolo con l'arricciacapelli. E infine il mio più grande incubo, le scarpe. Due tacchi a spillo color argento risaltavano da sotto alla stoffa del lungo abito.
Mi sentii altamente in imbarazzo quando con cautela e goffaggine, cominciai a scendere le scale, tenendomi allo scorri mano. Josh restò immobile, col viso soddisfatto, a scrutarmi dall'alto verso il basso.
"Sapevo che ti sarebbe stato una meraviglia" disse porgendomi il braccio "anche se continuo a pensare che staresti meglio senza."
Gli sferrai una leggera pacca sul braccio mentre lui se la rideva.
Dopo non molto arrivammo a casa Vanluds e già dall'ingresso si poteva immaginare la grandezza di quella festa.
Donne e uomini eleganti, buffet ricco di tante cose buone, musica lenta e champagne a volontà.
"Ok, dov'è?" chiesi impaziente al ragazzo. Dovevamo prendere quel pugnale e andarcene così mi sarei tolta quelle odiose scarpe.
Mi afferrò per il polso e mi trascinò al centro della pista da ballo, dove ci aspettavano tante altre coppie già in procinto di danzare.
Posò delicatamente la sua mano sulla mia schiena nuda e mi avvicinò a lui tanto da avere il suo viso a un centimetro dal mio. Il suo tocco provocò in me un brivido che mi percorse tutta e questo non andava bene.
Cominciammo a ballare e mi sorprese molto il modo in cui fosse tanto bravo.
Non perdeva di vista i miei occhi neanche per un istante, cercavo di ripetere la domanda eppure la mia bocca non si schiuse, troppo presa da quel momento.
Era come se il suo profumo, la sua sicurezza e il suo modo di fare, mi stessero attraendo nella sua tana.
Inspirai quando portai la schiena all'indietro sostenuta da Josh, per la mossa finale. Ancora in quella posizione, inclinai leggermente il capo e scorsi Harry guardarci da lontano. Immediatamente mi alzai e lo raggiunsi, abbandonando Josh che mi seguì con passo molto più moderato. Si captava la stessa aria di quella mattina in mensa e questa volta Harry aveva tutte le ragioni per essere arrabbiato. Eravamo lì per il pugnale, non per fare gli idioti ballerini.
"Harry, non è come sembra, io..."
"Emy, non preoccuparti," dissi lui sorridendo "sei incantevole."
Ricambiai il sorriso e mi baciò.
"Direi, l'ho scelto giusto per lei questo vestito." infierì Josh.
Mi voltai con la tipica espressione di chi sta per prenderti a pugni, ma invece Harry sembrava particolarmente calmo e sereno nonostante il fastidioso Josh.
Salimmo al piano di sopra e a passo felpato, seguivamo Josh che si dirigeva non so dove.
"È in quella camera." indicò poi una porta, scortata da due ragazzini.
Avevano più o meno la nostra età quindi scartai l'idea che stessero sorvegliando la stanza.
"Bene, andiamo." sussurrai, avviandomi ma Harry mi bloccò per il braccio.
"Ci sono quei due, non possiamo farci vedere che entriamo lì dentro, altrimenti capiranno che abbiamo preso noi il pugnale."
"Abbiamo una ragazza." parlò Josh con la risposta sempre pronta "vai da loro e fai fuoriuscire tutto il tuo lato femminile. Cadranno ai tuoi piedi."
"Cosa?" accusai di conseguenza.
Mi voltai verso Harry in cerca di appoggio ma sembrava essere d'accordo con Josh.
Non avendo nessun'altra scelta, andai verso i due ragazzi che subito mi notarono.
Sforzai il sorriso più carino che potessi fingere e chiesi loro di raggiungermi, di modo che si allontanassero dalla porta.
Nel frattempo i due, silenziosamente si infiltrarono al suo interno.
Passarono minuti nei quali ero bloccata con quei due che sembravano non aver mai visto neanche in lontananza un essere dal sesso opposto. Mi fissavano come se fossi uno strano fenomeno della natura sconosciuto e cominciai ad annoiarmi.
Finalmente Harry e Josh uscirono dalla camera e scesero le scale senza dare nell'occhio. Li seguii con la scusa di dover andare al bagno e ce ne andammo dalla festa.
Le nostre strade si divisero nel parcheggio, quando io entrai con Harry nella sua auto e Josh nella sua.
"Dov'è il pugnale?" domandai.
"Lo tiene Josh. Ha paura che se lo custodissi io, potrei ammazzarlo...e fa bene." scherzò lui, ridacchiando.
Non sapevo se fosse una buona idea che lo avesse Josh ma infondo le cose non potevano andare peggio di come già stavano andando.
"E da quand'è che ti fidi di lui?"
"Non mi fido di lui ma so che non farebbe mai nulla che potrebbe metterti in pericolo e questo mi basta."

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