Capitolo 41

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Il fatidico momento era arrivato.
Stavo in camera ad aspettare che Alexis venisse a prendermi mentre il cellulare continuava a vibrare per gli infiniti messaggi che Harry mi lasciava.
Guardavo fuori dalla finestra e il cielo ormai scuro, era colmo di nuvole pronte a liberarsi dalla pioggia.
Vidi l'auto della ragazza fuori casa, afferrai il cellulare e la borsa. La aprii controllando che il pugnale fosse ancora lì per poi correre di fretta verso le scale e scendere al pianterreno.
"Emy, sta attenta." disse come al solito nonna Margaret.
La abbracciai e dopodiché abbracciai anche nonno Fred.
Colin ed io, invece, ci scambiammo uno sguardo complice.
"Sta a sentire tua nonna." disse poi mentre mi avvicinavo alla porta.

Entrai in macchina e salutai Alexis super sexy per la serata.
Abitino nero super attillato con scarpe col tacco alto.
"Sei pronta a fare baldoria?" scherzò.
"Non vedo l'ora" pensai amareggiata.
Durante il cammino si udiva in auto solo la musica dello stereo ad alto volume.
Alexis impaziente di iniziare a divertirsi, schiacciò più forte l'acceleratore mentre io speravo che una delle ruote si bucasse all'improvviso.
Quando arrivammo la musica da discoteca si sentiva da lontano e rimbombava fortemente.
La grossa scritta "Golden Gate" brillava in cima al portone dell'entrata.
Ovunque mi girassi vedevo occhi dorati. Non sapevo se fossero tutti demoni o se fossi diventata semplicemente paranoica.
Vedere Alexis gettarsi disinvolta nella pista da ballo mi destabilizzò ancor di più.
Ordinai una birra al bar sperando che riuscisse a rilassarmi i nervi e inviai un messaggio ad Harry per tranquillizzare anche lui.
Sentivo gli occhi di tutti i presenti su di me, dunque intuii che avevano capito che Emily McLaw era al Golden Gate.
Improvvisamente sentii qualcuno sfiorarmi la spalle, mi voltai spaventata e a mia sorpresa vidi Juliet.
"Che ci fai qui?" domandai.
"Servivano rinforzi."
"È stato Harry a chiamarti?"
"In realtà ho saputo del piano e ho deciso di aiutarvi. Ho voglia anch'io di vedere quello stronzo morto." sorrise ammiccando.
Juliet conosceva bene il piano e mi tranquillizzai sapendo che lei era dalla nostra parte. Le chiesi di tener d'occhio Alexis e me ne uscii fuori dal locale.
Una volta all'aria fresca, mi concentrai il più possibile sperando che Colin dall'altra parte riuscisse a sentire che la partita stava iniziando.
Mi allontanai di un po' per non coinvolgere troppe persone e attesi.
Nel frattempo piccole gocce d'acqua iniziarono a cadere lentamente una ad una, bagnando l'asfalto delle strade.
"Emy, cosa stai facendo qui fuori? La festa è dentro!" mi incitò Alexis a rientrare.
Merda.
Doveva allontanarsi il prima possibile prima che arrivasse qualche demone incazzato.
Cominciai a ripeterle di iniziare ad entrare nel locale e che presto l'avrei raggiunta.
Juliet dove diamine sei?
Insistette a restare fuori con me finché tre uomini grandi e grossi, dagli occhi gialli che sprizzavano cattiveria pura, non uscirono fuori.
Alexis spaventata mi afferrò la mano e cercammo di rinfilarci nel locale ma i tre ci bloccarono la strada.
Juliet arrivò affannata e inseguita da altri due demoni che la strattonavano qua e là.
"Hai sbagliato proprio locale, tesoro." affermò quello più grosso, pieno di tatuaggi su tutto il corpo.
Allungai cautamente la mano nella mia borsetta e senza farmene accorgere, afferrai il pugnale e lo tenni stretto tra le mani.
"Tu verrai con noi." continuò.
"Lei non verrà da nessuna parte." interferì Alexis.
L'uomo le si avvicinò e la afferrò per il braccio sinistro. In quell'instante mi voltai e pugnalai il demone alle mie spalle e Juliet attaccò in contemporanea l'altro.
Fuori due.
L'uomo tatuato chiuse Alexis tra le braccia e cominciò a stritolarla. La ragazza iniziò a cacciare urli lancinanti causati dal dolore delle gracili ossa fratturarsi.
"Hai fatto un grosso errore, sai?"
Continuò a stringerla sempre più.
"Verrò con te, lo prometto, ma lasciala andare!" dissi sperando che accettasse la mia proposta.
Il demone tenne Alexis ancora stretta a sé per un po', ma poi la liberò da quella morsa letale.
Tirai un sospiro di sollievo nel vedere la ragazza dai biondi capelli, avvicinarsi anche se a fatica, verso di me.
Le sorrisi per tranquillizzare il suo viso palesemente terrorizzato.
Il suo vestito nero si era rovinato e riusciva a malapena a camminare ancora sulle scarpe alte.
Quando finalmente era quasi al mio fianco, vidi una mano impregnata di sangue schizzare fuori dal suo petto.
I suoi occhi che si spalancarono spaventati e dopo non molto vuoti, fissare i miei alla ricerca di un rifugio inesistente. A colpi di tosse cacciò dalla bocca leggermente socchiusa, grumi di altro sangue.
Perse totalmente la forza, finché il demone non ritirò indietro il suo braccio e lasciò che il suo corpo inerme cadesse sul freddo asfalto del marciapiede.
"Credevo sapessi che non devi mai fidarti di un demone."
Con un sorriso agghiacciante, si avvicinò a me e mi prese per il braccio allontanandomi dagli altri due che lottavano contro Juliet.
Volevo liberarmi dalla sua presa, volevo correre da Juliet ad aiutarla, volevo raggiungere Alexis a tutti i costi ma il dolore che provai in quel momento nel vederla immobile e priva di ogni vitalità, fu talmente forte da bloccare le mie lacrime negli occhi, le urla in gola e la forza di combattere sottoterra. Ciò che mi restava era solamente uno sguardo assente e un colpo alla nuca che mi fece svenire.

Non appena ripresi i sensi, mi guardai attorno allarmata. Mi muovevo all'impazzata cercando di alzarmi ma ero legata mani e piedi ad una sedia.
Mi trovavo sul palco di un teatro abbandonato che non ricordavo di aver mai visto prima d'ora.
Nonostante avessi la vista un po' offuscata, riuscii ad intravedere le centinaia di poltroncine rosse in platea vuote.
Era completamente deserto e buio, l'unico posto illuminato da un faretto era il palco.
Quando riuscii a mettere a fuoco quel luogo finalmente capii che mi trovavo nel Charlston Theatre, il teatro locale.
Continuai a cercare di liberarmi causandomi dolore e bruciore ai polsi, ma le corde erano ben salde e provavo invano.
Mi resi conto che non avevo più con me il pugnale e nonostante ci fosse più luce in un pozzo, continuai a guardare fino a dove la mia vista poteva.
Improvvisamente le luci del teatro si accesero. Per me fu come un bagliore immenso che mi costrinse a socchiudere gli occhi.
Dalla platea la tanto temuta sagoma di Cedric diventò sempre più limpida mentre camminava verso il palco.
Il cuore cominciò a battermi forte nel petto tanto da sembrare che volesse schizzare via.
"La piccola Emy, finalmente" disse "ti aspettavo."
La sua voce mi fece rabbrividire.
Alle sue spalle una decina di suoi seguaci lo coprivano, alcuni restarono alzati mentre altri si sedettero comodi a godersi lo spettacolo.
Cedric salì sul palco e girò attorno alla sedia, sfiorandomi la pelle e poi i capelli.
"Sai, erano ben quattordici anni che non vedevo il mio sangue," si chinò per sussurrare al mio orecchio "nessuno ha mai avuto il coraggio neppur di toccarmi...Ma poi sei arrivata tu e hai rovinato ogni cosa."
Ogni suo tocco provocava in me un miscuglio di ribrezzo, disgusto e terrore.
"A proposito come sta la tua amica Alexis?"
"Non dire neanche il suo nome."
La paura si era appena trasformata in pura ira.
Parlava come se stesse raccontando una favola, una bella vicenda perché era sicuro di essere migliore.
Cominciai a dimenarmi con tutta me stessa ma era fatica inutile.
Si allontanò di poco e cacciò dall'interno della giacca scura il pugnale.
"Inizialmente volevo semplicemente ucciderti in modo facile e veloce ma ora ho ben altre idee per la mente..."
Giocherellando col pugnale, gesticolava mentre parlava e si avvicinò lentamente ancora una volta a me.
Prese una pausa e restò in silenzio per un po', dopodiché continuò: "I tuoi amici sono in ritardo, se solo avessi voluto ti avrei già uccisa da un pezzo. Non dovresti fidarti così tanto."
Sapeva, sapeva tutto.
"Cosa sai?" bisbigliai.
"Andiamo, Emy! Non sono mica stupido io!" urlò "i tuoi ben amati amici non ti avrebbero mai permessa di entrare nel mio territorio e avere un angelo nella squadra vi ha resi più sicuri ma io sono sempre un passo avanti a voi, ricordalo."
Agitata non sapevo che fare.
Cedric era a conoscenza del piano e quando finalmente credevamo di poterlo battere in astuzia, ci dovemmo ritrarre indietro nuovamente.
Non sapevo cosa stessero combinando Harry e gli altri e l'ansia e l'agitazione aumentavano a dismisura.
"Mi vuoi morta e allora fallo, uccidimi, uccidimi ora."
Si voltò e mi penetrò con i suoi terrificanti occhi gialli. Si accostò a me frettolosamente e ficcò il pugnale che aveva saldo tra le mani dritto nella mia spalla destra.
Il dolore incommensurabile arrivò subito dopo la scarica di adrenalina che avevo in corpo.
Non emisi alcun rumore, mi limitai a stringere i denti e strizzare gli occhi mentre il sangue cominciò a gocciolare fuori.
Il demone provava piacere e guardandomi dritto nelle pupille, disse: " Arriverà il momento in cui pregherai per cui io ti uccida, invocherai tu stessa la morte perché ho intenzione di farti provare l'inferno e vederti soffrire finché non esalerai l'ultimo respiro. Ucciderò tutte le persone che hai conosciuto e che hai voluto bene davanti ai tuoi occhi e mi nutrirò del tuo dolore e della tua estenuazione. Infine, poi, lascerò che il senso di colpa ti laceri il cuore e solo nel momento in cui smetterai di versare lacrime ti infilerò un coltello in gola e aspetterò godendomi i tuoi gemiti e lamenti che l'angelo mietitore venga a portarti via da questa mondo."

DemonWhere stories live. Discover now