Capitolo 38

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"Ti aspetto qui ma fai presto." disse Harry mentre mi sbrigavo a raggiungere il mio armadietto per prendere il cellulare che avevo dimenticato.
Quando sbattei la porticina d'acciaio, il suono che provocai rimbombò in tutta la scuola silenziosa.
Mi voltai e cominciai a camminare velocemente per ritornare da Harry, ma all'improvviso sentii dei passi sempre più vicini. Mi voltai credendo che fosse qualche alunno sbadato come me ma invece vidi il signor Thomson, il mio amato professore di educazione fisica.
"McLaw, non dovresti girare per i corridoi soprattutto quando la scuola è vuota."
L'odio che provavo per quell'uomo era così profondo che la mia voce si rifiutava di rispondere. Ma mi ricordai che dopotutto era pur sempre un professore e così chiesi scusa e ricominciai a camminare.
"Perché scappi, McLaw?" domandò divertito "Non ti farei mai del male."
Mi voltai e lo ritrovai distante pochi centimetri da me.
Mi afferrò il braccio con una mano mentre con l'altra mi strinse il viso, costringendomi a guardarlo nei suoi occhi dorati. Piccole gocce di sudore pendevano sulle sue tempie mentre tutto il suo viso schizzava di pura rabbia.
"Non mi sei mai piaciuta Emy, e se solo potessi, ti ucciderei in quest'istante, a mani nude, ma gli ordini sono ordini. Sei di Cedric."
Più continuavo a fissarlo negli occhi, più vedevo il suo odio crescere, la sua voglia di vedermi morta.
Dovevo reagire.
Così caricai tutta la forza e l'energia che avevo sul ginocchio per poi sferrare un bel colpo dritto sull'inguine. Demone o no, è sempre il loro tallone d'Achille.
Si accovacciò dicendo parole incomprensibili e iniziai a correre verso l'uscita. Non ci mise molto a riprendersi e mi raggiunse in poco tempo. Si gettò su di me, facendomi cadere con la nuca sul pavimento. Mi sentivo frastornata, quasi come se stessi per svenire ma tentai ugualmente di colpirlo con un pugno che fu inutile come un pugno nell'aria. Ancora un altro e ritentai nuovamente.
Mi afferrò per i capelli e vidi la sua mano tingersi di rosso, socchiusi gli occhi e lo sentii dire: "Al diavolo gli ordini."
Nonostante fossimo uno accanto all'altro, la sua voce mi parve distante anni luce e mi lasciai andare.
All'improvviso non sentii più la sua presa sui miei capelli e vidi qualcuno scaraventarlo sul pavimento.
Si avvicinò.
Poi si allontana di nuovo verso l'uomo.
Infine persi conoscenza del tutto.

Quando mi svegliai, ero seduta di fianco ad Harry nella sua auto.
Guidava concentrato e tutto ciò che avevo passato poco prima sembrava esser stato semplicemente un sogno.
Una forte emicrania mi tempestava la testa di colpi e istintivamente posai la mano dietro alla mia nuca per controllare se perdessi ancora sangue, ma ero perfettamente guarita.
Era tutto confuso. La mia mente cercava di collegare in modo logico quei pochi flash che conservavo ma i miei ricordi si bloccavano al "sei di Cedric."
"Cos'è successo?" chiesi quindi al ragazzo.
Si voltò e mi guardò per un secondo dopodiché ritorno con gli occhi sulla strada.
Strinse forte il volante e mi abbatté col suo sguardo afflitto.
"Il signor Thomson ti ha attaccata e stava quasi per ucciderti..." fece una pausa prima di proseguire "devi ringraziare Colin se sei ancora qui. Si è sbarazzato di lui e ti ha guarita."
L'odore di pino silvestre inebriava l'intera vettura eppure il mio naso era capace di catturare solamente il profumo della sua pelle.
Capii che Colin con i suoi poteri da angelo, se così si può definire, aveva curato la ferita alla testa.
Era arrivato giusto in tempo per aiutarmi, per salvarmi. Ma ciò che non riuscivo a comprendere era il perché Harry fosse così avvilito.
Arrivammo fuori casa sua e mi invitò ad entrare.
"Mi spieghi cos'hai? Non riesco a capire cosa cavolo ti è successo." chiesi infine bruscamente.
Gironzolava per il salone e tirò fuori una risata nervosa prima di rispondere.
"Vuoi sapere cos'è successo, Emy?" disse innalzando la voce " È successo che stavi per morire, che un demone ti stava per ammazzare ed è solo colpa mia. Sarei dovuto venire con te, non avrei dovuto lasciarti da sola quella notte... È per colpa mia che sei a conoscenza di questo mondo assurdo, è colpa mia se quella notte hai incontrato Cedric."
La sua voce afflitta mi colpì come una freccia dritta al cuore.
Si sedette sul bracciolo del poltrona, con lo sguardo basso.
Mi avvicinai lentamente a lui e gli afferrai le mani.
Vide le nocche della mano destra lievemente ferite e cominciò a carezzarle per poi portare la mano alla bocca per baciarle.
"Dovrei essere io a proteggerti e invece non ne sono capace."
Lasciai le sue mani e afferrai il suo viso, per poi alzarlo in modo che potesse guardarmi dritto negli occhi.
Le sue guance pungevano per quel filo di barba appena accennata.
"Non devi proteggermi, perché mi hai già salvata."
Poggiai la mia fronte sulla sua dopodiché gli rubai un bacio, inebriandomi del sapore delle sue labbra.
"Ti amo, Emy." sussurrò.
Gli sorrisi.
Che lo amassi anch'io era palese e continuai a baciarlo e baciarlo ancora, come se i miei baci fossero la prova del mio amore per lui.
Mi guidò in camera sua stringendomi a sé e passammo il resto della serata insieme.

"Credo sia arrivato il momento di andare." dissi ancora stesa a letto.
"Resta ancora un po'."
Con tanti piccoli baci dal collo alla mano, dalla mano al collo, il ragazzo dagli occhi smeraldo cercava di convincermi a rimanere con lui, stesi l'uno nelle braccia dell'altro.
"È tardi."
Cercai i miei vestiti, disturbata dai mille tentativi di Harry di farmi restare.
Mi accompagnò alla porta, ancora a petto nudo, e mi salutò baciandomi.
Insistetti per non farmi accompagnare ma mi seguì ugualmente con gli occhi lungo tutto il tragitto finché non fui in casa.
I nonni erano già in camera a riposare e quando entrai vidi Colin sul divano guardare la televisione.
"Bentornata."
Mi sedetti accanto a lui, afferrando una manciata di pop corn dalla ciotola.
Restai in silenzio per po' ma alla fine mi decisi e lo ringraziai per ciò che aveva fatto per me.
"Ti avevo detto che ti avrei protetta e adesso ne hai la conferma."
"Harry mi ha detto che te ne sei sbarazzato..."
"Non preoccuparti non ti scoccerà più. Sarò anche un angelo caduto ma son pur sempre un angelo e abbiamo regole ben precise sul non uccidere. L'ho mandato in un posto sperduto, non sa neanche chi tu sia."
Mi sentii sollevata, più o meno.
Non mi andava di sapere della morte di qualcun'altro anche se mi aveva appena aggredita.
"Bene." dissi dunque.
Si voltò e mi guardò con uno sguardo divertito e mezzo sorrisetto.
"La piccola Emy si è divertita col mezzo demone."
Arrossii nell'istante in cui pronunciò la prima sillaba.
Temevo che sarebbe successo ma speravo che almeno lo avrebbe omesso.
"Te la sei cavata bene per essere alle prime armi."
"Quando finirà questa storia del legame mentale o quello che è?" chiesi cercando rifugio alzandomi dal divano.
"Quando sarai al sicuro."
Bella risposta.
Ritornai in camera e mi sdraiai sul letto, rilassandomi prima che ritornasse Colin ad importunarmi.
Ripensai alla mia intera giornata all'essere quasi morta e all'essermi sentita completamente viva, ma soprattutto pensai alla risposta di Colin e mi addormentai con un unico pensiero che svolazzava nella mia mente "quando sarei stata al sicuro?"

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