Capitolo 37

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Il mattino seguente, mi svegliai ancor prima che i raggi del sole potessero colpire le finestre del salone.
Ero ancora indolenzita per come avevo dormito, se così si poteva definire, sul divano.
Dovevo cominciare a preparami per la scuola e per la prima volta in tutta la mia vita, ne ero felice. Sarei stata lontana da questa casa, lontana da Colin e questo mi sollevava.
Dunque, silenziosamente salii le scale per dirigermi in camera mia per prendere le mie cose.
Aprii lentamente la porta e lo vidi dormire beato e sereno nel mio comodo letto.
Era rilassato, tranquillo e questo mi faceva imbestialire.
Quando pensai che quell'essere si trovava nel mio letto, mentre io avevo dormito su uno scomodo divano a causa sua, capii che non era il caso di fare tutto quel silenzio.
Aprii le ante dell'armadio, afferrai ciò che mi serviva e sbattei le porte con tutta la forza che avevo in corpo.
Alzò il capo stranito e spaventato dal forte rumore, dopodiché cominciai ad aprire finestre, ad accendere luci e a sbattere cassetti.
"Buongiorno anche a te, Emy." sussurrò poi lui con voce roca.
"Spero tu abbia dormito bene."
Tacqui o lo avrei ammazzato.
Mi voltai e lo vidi ancora steso sul materasso, con le mani dietro alla nuca, osservarmi.
Vederlo a petto nudo, coperto solo da un sottile lenzuolo bianco, rendeva quella situazione ancora più imbarazzante e fastidiosa del solito.
"Non dovresti trovarmi attraente, dopotutto hai un fidanzato o sbaglio?"
Sul mio viso si formò un'espressione di stupore e ancora una volta di imbarazzo, perché in effetti lo avevo pensato, ma non lo avrei mai ammesso.
"Non smetterai mai di stupirmi." dissi ironica, avvicinandomi alla porta per andarmene.
"Non puoi fingere con me, Emy. Ogni tuo pensiero, ogni tuo ricordo o desiderio è perfettamente leggibile ai miei occhi. Tra noi due c'è un legame indissolubile." si alzò dal letto e mi raggiunse, poi sfiorando la mia pelle con un dito, continuò "Riesco a sentire ogni tua emozione, ogni tua sensazione. Tutto ciò che provi, lo provo anch'io di conseguenza."
Mi voltai e lo guardai fisso negli occhi.
"Stai mentendo."
"Come faccio allora a sapere che all'età di 13 anni ti sei intrufolata in una casa abbandonata, rincorrendo un gatto nero dalla coda bianca, sei entrata da una finestra rotta e ti sei graffiata il fianco. Ti sei curata da sola, perché tua mamma lavorava e tuo padre era scomparso. Hai ancora la cicatrice."
Come faceva a sapere tutto questo? Se anche avesse visto la cicatrice in un mio momento di distrazione, restava il fatto di come era a conoscenza della casa abbandonata, del gatto poi.
Non avevo mai detto nulla a nessuno di quel giorno, neanche a mia madre.
Restai in silenzio, ancora più infastidita e spaventata dalla presenza di quell'angelo nella mia vita.
Se ciò che diceva era vero, non ero libera neanche di pensare, di provare sentimenti o emozioni. Ero costretta a condividere tutto con Colin, anche le cose che preferivo restassero nascoste.
Scappai via dalla mia camera e cominciai a vestirmi il più veloce possibile. Prima sarei stata pronta, prima sarei andata lontano da lui.
"Io vado!" esclamai per avvertire nonna Margaret.
"Ti accompagno io."
"Preferisco andare a piedi." dissi oltrepassando Colin.
"Andiamo, Emy, è solo un passaggio. È in segno di pace."
Ci pensai su, poi accettai.
Mentre eravamo in auto, accese la radio e cominciò a canticchiare allegramente.
Quando arrivammo, uscii velocemente dalla vettura e mi avviai all'ingresso.
"Aspetta, Emy!" continuò ancora a tartassarmi "non mi porti a fare il giro della scuola?"
"Vattene via, Colin."
"McLaw," mi ammonì il professore di storia, nonché vicepreside "non ci si rivolge in questo modo al nuovo docente."
"Al nuovo cosa?!" domandai alterata.
"Il signor Hampton, nonostante la sua giovane età, ha un curriculum eccezionale ma vuole migliorarsi ancora di più, ed eccolo al suo primo giorno come assistente scolastico per ricevere molti altri crediti."
"Spero tu stia scherzando." sussurrai al ragazzo.
"Andiamo sarà divertente."
Più lo vedevo divertito dalla situazione più mi saltavano i nervi.
Mi incamminai verso l'aula di matematica, mi sedetti accanto ad Alexis che subito intuì che non ero di buon umore.
Odiavo non potermi sfogare con lei, non poterle dire tutto ciò che stava succedendo nella mia vita, di Colin, di Costantine. Desideravo le sue parole di conforto, che mi iniettasse un po' della sua positività ma non potevo.
"Cos'hai Emy?" domandò la ragazza una volta uscite dalla classe.
"Nulla, tranquilla."
Arrivate vicino all'armadietto, vidi Josh sfilarsi gli occhiali da sole, avvicinarsi verso di noi.
"Hai saltato di nuovo la lezione?" chiese indispettita Alexis.
"Non sono cose che ti interessano."
"Devi frequentare le lezione o sarai bocciato!"
Cominciarono a discutere. Era molto strano vedere quanta confidenza era nata tra i due. C'era una certa affinità tra loro, una certa tensione che mi insospettiva.
Ma dopo ciò che era accaduto l'ultima volta che avevo visto Josh, l'unica cosa che volevo era stargli lontano.
Così mi allontanai e andai alla ricerca di Harry. Girai un po' per i corridoi della scuola finché non lo trovai insieme a certi amici.
Mi guardò e mi raggiunse.
"Ehi, che fine avevi fatto? Non riuscivo a trovarti." dissi aspettando che mi baciasse.
"Colin?"
Ma non lo fece.
Il mio piano era di godermi quei pochi minuti di pace lontano da Colin, insieme al mio ragazzo, ma Harry voleva andare dritto al punto.
Gli spiegai che lo avremmo trovato nell'edificio scolastico e a mia sorpresa, restò calmo.
Harry era strano, era distaccato e freddo nei miei confronti, quasi come se lo infastidisse avermi fra i piedi.
Dunque, non impiegai molto tempo ad andarmene.

"Posso sedermi qui?" chiese Colin e senza ricevere alcuna risposta, si sedette con noi, al nostro tavolo in mensa.
Alexis come al solito, rompeva il silenzio imbarazzante, dato che anche Harry stavolta era particolarmente silenzioso.
"Lei deve essere il nuovo assistente scolastico, il mio nome è Alexis Wiston."
Gli porse la mano e subito fecero conoscenza.
"Riesci a stare dieci minuti zitta?" disse infastidito Josh.
Ricominciarono a discutere.
Josh dava molte attenzione ad Alexis e lessi quel suo gesto come se fosse geloso di Colin e del fascino che aveva sulla ragazza.
Li osservavo e non riuscivo a capire ciò che provavo. Era tutto un concentrato di gelosia, fastidio e preoccupazione.
Quando Josh alzò lo sguardo e incrociò il mio, abbassai immediatamente il viso.
Non doveva rendersi conto che lo stavo fissando.
Mi voltai verso Harry che sembrava perso nei pensieri, lontano, in un altro mondo. Non notava la mia presenza né tantomeno quella degli altri.
Ma poi come se avesse letto il bisogno che avevo di guardarlo negli occhi, si girò e mi sorrise.
Il mio cuore cominciò a battere forte, le mie labbra si schiusero in un sorriso e i miei occhi si illuminarono alla vista dei suoi.
Raggiunsi la sua mano con la mia, la portai sulle mie gambe e la strinsi forte, impaurita che potesse scappare via da me.
Qualsiasi cosa stesse succedendo nella mia vita o nella sua, avevamo bisogno l'un dell'altro per andare avanti, solo insieme ci saremmo riusciti e di questo ne ero certa.

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