Capitolo 2

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Sono comodamente seduta sulla famosa scalinata che porta al palazzo fluttuante, mi sono abbastanza ambientata; non è poi così male. Le persone qui sono tutte così gentili.

La cosa più incantevole però è quando giunge il calar del sole.

Il cielo non è che un enorme chiazza blu cobalto, che si riflette sui miei occhi incantati, le stelle sono milioni e milioni di frammenti di cristallo, che brillano di luce propria scintillando come pietre preziose ed illuminando i volti delle persone che ammirano quello spettacolo naturale.

La notte mi accomodo su queste scale infinite, ad osservare il cielo e a pensare alla mia famiglia; quanto avranno sofferto, quanto pianto e quanto gridato di dolore.

Per la testa mi frullano immagini di mia madre con gli occhi arrossati, le gote umide dalle lacrime e al suo corpo scosso da continui tremolii  causati dal pensiero che la sua unica figlia ora non c'è più.

Penso alle persone che provano a consolarla con abbracci, baci, pacche e chissà altro.
Ma è inutile. Non potranno mai alleviare il dolore di una donna che ha perso colei, l'unica direi, che poteva chiamarla "mamma".

Vorrei piangere ma non posso, ora non sono altro che un'anima vagante, priva di corpo e di emozioni; in un luogo vuoto e sconosciuto al mondo.

Vorrei urlare tutta la mia frustrazione in questo momento, per non aver detto almeno un ultimo addio ai miei cari, ma me lo vieto.

Non servirebbe a niente.

Non mi sentono.

Abbasso lo sguardo affranta e mi stringo nelle spalle, accarezzandole come avrebbe fatto mia madre in un momento di sconforto; adesso il mio corpo non ha neppure più bisogno di riposare e questo è una tortura. Dormire farebbe passare il tempo più in fretta e sognare mi renderebbe felice, ma sopratutto meno sola.

Adesso non voglio altro che delle risposte, capire quale sarà il mio scopo qui per il resto dell'eternità - così immagino -, come sono morta o sapere almeno perché continuo a non stare bene e in pace con me stessa, visto che mi trovo in paradiso.

Giuro che ora urlo.

<< Il tuo malumore si percepisce anche da lontano. >> Reiyel? Mi volto ed ecco quel viso d'angelo che non vedevo ormai da giorni. Con quei capelli scompigliati, come se si fosse appena svegliato da un lungo sonno e gli occhi vispi ma che, al tempo stesso, infondono sicurezza.

Non appena mi arriva abbastanza vicino, si siede subito accanto a me.

Lo osservo in ogni suo movimento e l'occhio cade sulle sue braccia; solo ora noto quanto siano muscolose, merito anche della maglia a mezza manica che sta indossando. Vestito così sembra quasi un ragazzo normale.

<< Ciao Reiyel. >> lo saluto con un piccolo sorriso, sono veramente felice di rivederlo << Vedo che ricordi il mio nome. >> mi fa notare; prendo una ciocca dei miei lunghi capelli castani e ci gioco << Sei l'unico che conosco qui, non ho approcciato molto con le altre persone. Certo non metto in dubbio la loro cortesia ma.. > ammetto sospirando, non sono un tipo particolarmente socievole se non sono prima gli altri ad aprirsi a me. Questione di fiducia.

Lo sento sospirare << Vedrai che col tempo cambierai idea, qui starai bene. >> dopo quella frase lo guardo, cosa che fa pure lui e non appena i suoi occhi rassicuranti incontrano i miei, tutta la tensione svanisce.

Vorrei chiedergli tante cose ma mi vergogno molto. Mentre rimaniamo l'uno sullo sguardo dell'altra, quasi come se mi leggesse nel pensiero, il ragazzo mi domanda << Se vuoi chiedermi qualcosa, dì pure. >> Mi si legge così tanto in faccia? Distolgo lo sguardo e lo alzo sul cielo.

Scappata dall'Inferno [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now