capitolo 22

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Mi avrà sicuramente sentita la persona che era girata di spalle e che stavo palesemente spiando.

Come ho fatto a svenire così?

Meglio non muoversi.

<< Avevo detto di non disturbarmi. >> questa non è la voce di...

<< Sì, mio Signore. Avete ragione, ma non sappiamo come abbia fatto a giungere fino alle vostre camere. >> parla un uomo, che dal timbro della voce sembrerebbe proprio mortificato.

<< Siete degli incapaci. >> sbuffa colui che fino a qualche ora fa aveva assistito al mio "rito".

Lucifer.

<< Chiedo venia. Non accadrà mai più. Cosa vuole che faccia mio Signore? >> apro leggermente un occhio e intravedo una persona inginocchiata davanti al suo Signore, come lo chiamano tutti.

Ha la testa china, con la fronte appoggiata al ginocchio piegato e gli occhi stretti a due fessure. Teme forse che gli faccia del male.

Alzo lo sguardo e Lucifer è appoggiato a quel vecchio pianoforte. Il carillon è come scomparso e adesso la stanza è illuminata da alcune lampade ad olio.

Osservo ancora il padrone degli inferi voltato di spalle e sembra alquanto innervosito, stringe qualcosa in una mano.

<< Mio.. Mio Signore? >>

<< Vattene. >>

<< Ma la ragazza- >>

<< Mi stai disobbedendo?! >> e adesso lo vedo girarsi. Gli occhi tremendamente scuri non mostrano nessun segno di emozione. Neri, così tanto da inghiottire la pupilla stessa.

Sposto lo sguardo sull'altro uomo ed egli scuote leggermente il capo. Si alza lentamente ed indietreggia << Con permesso. >> e se ne esce dalla stanza.

Torno su Lucifer e nel mentre cambio la visuale, lo trovo a fissarmi.

Chiudo velocemente l'occhio e cerco di rilassare i miei muscoli, che iniziano a tremare dalla paura. Il mio respiro si fa sempre più pesante e decido di entrare in apnea, così da non farmi notare.

Per una buona manciata di secondi il silenzio cade.

<< Non pensare di riuscire ad ingannare me, ragazzina. >> Beccata.

Ricomincio a respirare ma non accenno a muovermi.

Lo sento spostarsi da un altro lato della camera.

<< Fregare me.. Divertente. >> non ha tutti i torti. Lui è l'inganno stesso. Sono una stupida.

Apro gli occhi, prendendo poi a sollevarmi lentamente e la mia testa è leggera. Troppo leggera. Mi massaggio le tempie e rimango in ginocchio.

<< Come sei arrivata fin qui? >> volto il viso verso la mia destra e vedo l'uomo nel suo completo scuro, rovistare in una vetrina.

Non rispondo e mi limito ad osservare ogni suo movimento.

Sta riempendo un calice di una sostanza molto chiara, sembrerebbe acqua.

<< E' da maleducati non rispondere ad una domanda. >> il Signore si appoggia alla vetrina ed inizia a sorseggiare il trasparente liquido, fissandomi.

I miei occhi cadono subito su l'unica cosa dal colore limpido e cristallino che fuoriesce dalla sua tasca: la spazzola che ho trovato nella mia stanza.

<< Ho- >>

<< Udito la musica? >> chiede prima che possa parlare. Ma come..

Scappata dall'Inferno [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now