Capitolo 17

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Beliel continua a trascinarmi con sè superando la porta.

<< Aspetta, Beliel! Dove la stai portando?! >> sento dire da Torah prima che la porta misteriosamente si chiuda alle nostre spalle, percepisco la mano del ragazzo stringere con forza il mio braccio.

Se continua così potrebbe anche rompermelo.

<< Dove stiamo andando? >> domando cercando di far allentare la presa.

<< Ma ascolti mai quando qualcuno parla? >> risponde seccato, tirandomi in avanti.

<< Avanti cammina. >> di rimando lo guardo male ed inizio a camminargli davanti con aria scocciata.

Mi guardo bene in giro per cercare una via di fuga e l'unica cosa che i miei occhi inquadrano è un'enorme porta socchiusa.

Scusa signor demone ma io qui non voglio starci un minuto di più.

Prendo un profondo respiro e con tutta la forza che ho in corpo fuggo verso la porta, spalancandola talmente forte che la sento rimbalzare contro il muro e richiudersi.

<< Ma dove credi di andare? >> urla dietro di me, ma non intendo voltarmi e continuo a fuggire, a correre, fino a sentire il mio fiato farsi corto.

Il buio mi circonda, riesco solo a vedere lunghissime pareti farsi strada e io non posso far a meno che di imbucare corridoi su corridoi.

<< Sei proprio una sciocca. >> sento alla mia destra Beliel farsi più vicino, corro verso sinistra e poi a dritto, via verso un altro corridoio.

<< Non puoi sfuggire al Principe, tanto meno a me. >> odo nuovamente la sua voce di fronte a me.

<< Sei solo un giocattolo nella sua grande sacca nera, puoi scappare verso il fondo fin che vuoi ma ti troverà sempre per riprenderti. >> continua con timbro sempre più profondo, così tanto da entrarmi nel petto e rimbombare dentro di me.

Mi così debole da farmi inginocchiare, è un macigno sul petto << Sei solo un'anima spaesata. >> insiste a graffiarmi dentro e a lacerarmi ad ogni sua parola, che è causa di un mio brivido e più il suo tono di voce si fa basso e sussurrato, più io sono schiava del suo volere.

Rimango piegata a terra, sconfitta. Sconfitta a parole, sconfitta da una voce. Sono una persona debole, mi sono fatta battere da lui e ora mi spetta ciò che merito. Non dovevo ascoltarlo, potevo fuggire e tornare da Reiyel ma così non è stato.

<< Alzati, siamo in ritardo. >> e rieccolo.

Di fronte a me come se nulla fosse, mi osserva dall'alto nella sua solita posizione scialba; alzo gli occhi da terra fino ad incrociare i suoi neri.

Anzi no, mi sono sbagliata, adesso sotto questa luce posso vederli meglio.

Sono grigi, come nuvole cariche di pioggia pronte ad abbattersi su chiunque senza pietà. Come le nuvole di quel giorno quando venni spinta giù dalle scale del paradiso.

<< Beh? Ti vuoi alzare? Non ho tutti i secoli di questo mondo? >> spezza il silenzio, sbuffando e alzando gli occhi al cielo.

<< Non voglio caricarti in spalle quindi- > lo interrompo subito.

<< Non c'è bisogno, ho capito. >> mi sollevo in piedi, aggiustando i veli neri del mio vestito e lo guardo in attesa che mi comunichi cosa fare.

Ancora mi fissa, non capendo le mie intenzioni ma poi prende a camminare verso un punto buio del corridoio << Aspettami! >> lo inseguo subito, non voglio stare qui da sola sapendo di trovarmi all'Inferno.

Scappata dall'Inferno [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora