017. Il Ponte Maledetto.

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Il 13 febbraio 1936, sotto il ponte che divide la località di Siano da Catanzaro in Calabria, fu ritrovato il corpo senza vita del diciannovenne Giuseppe Verardi.  
La polizia concluse presto le indagini formulando l'ipotesi del suicidio. Tale decisione fu accolta peró da diffidenza, perplessità e riluttanza dai familiari che conoscenti del ragazzo, credevano risultasse fortemente inverosimile che una caduta di pochi metri avesse potuto cagionare l'entità spropositata delle ferite riportate dallo sfortunato giovane. Ma improvvisamente 3 anni dopo, e mentre questo triste fatto di cronaca costituiva niente meno che solo un brutto ricordo dimenticato da tutti, un fatto strano ed inaspettato sconvolse nuovamente la piccola comunità del paese calabrese. Al centro del nuovo dramma, la diciassettenne Maria Talarico, che non aveva mai incontrato o conosciuto Giuseppe o qualche membro della sua famiglia in tutta la sua giovane vita. I fatti si sono svolti esattamente in questo modo: Il 5 gennaio 1939  Maria stava camminando con la nonna sul famoso ponte, quando fu colpita all'improvviso da una specie di strano incantesimo che la costrinse, come per magia, ad inginocchiarsi, farneticando fino al delirio.
Con l'aiuto di alcuni passanti, la nonna riuscì a riportarla a casa. Ma con grande stupore e incredulità, i familiari della ragazza, quando si seppe dalla crisi, constatarono che essa non era più Maria. In particolare, con una voce non sua e tipicamente maschile, sosteneva di essere Giuseppe Verardi. Quella sera sembrava posseduta dallo spirito insofferente e agitato di Giuseppe che la costrinse a bere una considerevole quantità di vino (Nonostante Maria fosse fortemente astemia) e giocare a carte, azioni che Giuseppe aveva realmente compiuto quella sera in cui purtroppo morì. Successivamente riprodusse fedelmente la scena di una zuffa con gli uomini con cui aveva giocato a carte, zuffa che presumibilmente era avvenuta sul ponte, descrivendo fatti e avvenimenti di cui solo il ragazzo poteva essere a conoscenza. Il giorno dopo la mamma del ragazzo, incuriosita dalle voci che circolavano nel paese, andò a trovare Maria a casa sua, la quale la riconobbe subito nonostante non l'avesse mai vista in vita sua, dicendole che non di suicidio si trattava ma bensì di assassinio. Descrisse con stupefacente precisione i traumi e le ferite inflitte e localizzate sul cadavere del figlio, facendo persino i nomi degli autori del delitto. Le autorità giudiziarie non poterono peró intervenire, perché le affermazioni purtroppo non costituivano prove concrete dell’omicidio. Poi, inaspettatamente, la ragazza riprese conoscenza senza ricordarsi minimamente di quanto fosse accaduto. Di questo strano fenomeno esoterico e soprannaturale si è ampiamente occupata la stampa nel 1939. Persino Ernesto Bazzano, il più autorevole ricercatore italiano di allora nel campo di parapsicologia, telepatia e spiritismo, studiò il caso e nel 1940 pubblicò uno studio analitico e circostanziato su questo bizzarro evento. Ancora oggi il ponte è teatro di avvenimenti paranormali. Sembra che sulla strada si aggirino spettri che in qualche occasione sembra si rendano visibili, almeno a detta dei passanti. Il viadotto soprannominato "Ponte maledetto" è meta di molti aspiranti suicidi che, spinti da motivi all'apparenza sconosciuti, scelgono di gettarsi nel vuoto.

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