051. Il Blu di Francia.

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Il diamante Hope, noto anche come blu di Francia, è un celebre diamante di un insolito e profondo color blu, del peso di ben 45,52 carati (9,1 grammi) ed attualmente custodito presso lo Smithsonian Museum di Washington.
Deve la sua notorietà non soltanto alla straordinaria bellezza di cui è caratteristico ma anche alla sua lunga storia ricca di fama portasfortuna: salvo pochi proprietari - che comunque si ritrovarono in guai d'ogni sorta - gran parte di coloro che ne hanno potuto vantare il possesso sono deceduti entro breve tempo per omicidio, suicidio o malattie.

Deve la sua notorietà non soltanto alla straordinaria bellezza di cui è caratteristico ma anche alla sua lunga storia ricca di fama portasfortuna: salvo pochi proprietari - che comunque si ritrovarono in guai d'ogni sorta - gran parte di coloro ch...

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Probabilmente proveniente dalle miniere di Golconda in India, fu acquistato nel 1688 da un mercante francese, Jean-Baptiste Tavernier. Secondo alcuni però fu invece lui stesso a ben pensare di disincastonarlo dall'occhio di una statua di un idolo indiano, Rama-Sitra, scatenando così l'ira della divinità, che dato l'atto maledisse la pietra e tutti coloro che l'avessero posseduta. Subito dopo esserne entrato in possesso - comunque ci fosse riuscito - Tavernier finì in poco tempo in bancarotta e tentò persino di ricostituire la propria fortuna partendo per l'India non riuscendo però mai a raggiungere la propria destinazione data la morte prematura durante il viaggio.
Il successivo proprietario, il re di Francia Luigi XIV, lo fece tagliare a forma di cuore, riducendone così le dimensioni dagli originari 112 a 67,5 carati. Sia lui che il suo successore, Luigi XV, pensarono di sfoggiarlo in numerose occasioni ma, pur avendo vissuto entrambi un'esistenza abbastanza lunga (rispettivamente 77 e 64 anni), morirono entrambi a causa di malattie a dir poco logoranti: Luigi XIV per gangrena a un piede, mentre Luigi XV a casa di un vaiolo di tale virulenza da causare la stessa decomposizione del proprio corpo addirittura mentre il sovrano era ancora vivo.
Il diamante fu quindi donato a Maria Antonietta, che in seguito lo unì ad altre pietre preziose andando così a formare una collana, ma sia lei che il marito (Luigi XVI) finirono poi decapitati durante la Rivoluzione Francese ed il diamante fu rubato insieme ad altri gioielli ed oggetti preziosi. Passò poi nelle mani di un gioielliere che morì di infarto non appena la pietra gli fu sottratta (secondo altre fonti quando scoprì che il ladro non era altri che suo figlio). Il figlio del gioielliere, presunto autore del furto, non appena seppe di essere la causa della morte del padre, si suicidò. Un suo conoscente, che aveva trovato il diamante tra i beni lasciati incustoditi, morì poi dopo pochissimo tempo.
La gemma passò rapidamente di mano in mano e finalmente giunse a Londra nel 1830, dove fu nuovamente tagliata, raggiungendo la forma ed il peso attuale di 45,5 carati. Il nobile inglese Lord Francis Hope, VIII duca di Newcastle, pagò una cifra esorbitante in modo da assicurarsi la gemma e battezzarla con il suo nome, ma - se si vuol dare credito alla presunta maledizione dell'idolo indiano - mal gliene incolse, perché quasi subito dopo aver ricevuto la pietra i rapporti con sua moglie si deteriorarono e la coppia si divise. La donna, Mary Yohé, un'attrice e cantante statunitense di musical, cadde in miseria, mentre il banchiere si affrettò a liberarsi del diamante.
Il proprietario successivo, Jacques Colot, impazzì e si suicidò dopo aver venduto l'oggetto al principe Kanitowskij, che a sua volta morì atrocemente, linciato dai rivoluzionari russi. Neanche la ballerina alla quale il principe aveva regalato il diamante si salvò: fu uccisa dallo stesso principe in un raptus di gelosia. Ne entrò quindi in possesso un gioielliere greco, Simon Matharides, che si sfracellò in un burrone prima ancora di ricevere materialmente la pietra. Il successivo proprietario fu il sultano turco Abdul Hamid II, che lo acquistò per 400.000 dollari, ma un anno dopo averlo acquistato fu deposto ed impazzì.
Nel 1910 il gioielliere francese Pierre Cartier acquistò la pietra dal successore del sultano e la vendette a Edward Beale McLean, proprietario del Washington Post, che la donò alla moglie. Ne seguì di lì a poco un autentico bollettino di guerra: nell'ordine morirono la madre di McLean, due cameriere ed il figlio primogenito di appena 10 anni (investito da un'auto), mentre i coniugi McLean divorziarono. Seguì l'alcoolismo del marito che - unito a uno scandalo - lo distrusse definitivamente. La moglie Evelyn decise di sfidare la sfortuna e tenne il diamante per sé, continuando a indossarlo finché la figlia non si suicidò nel 1946 con i barbiturici (da notare che nel giorno del suo matrimonio la ragazza volle indossare il gioiello della madre). Evelyn morì a 60 anni di polmonite.
L'ultimo proprietario privato che abbia mai avuto tra le mani il diamante Hope fu il gioielliere statunitense Harry Winston, che nel 1958 donò la pietra allo Smithsonian Institute di Washington, dove è tuttora custodita, esposta al pubblico in una teca dotata di tutti i più moderni ed inimmaginabili sistemi di sicurezza.

Ma...WTF?!Where stories live. Discover now