QUEL SEMPLICE TI AMO

15.4K 903 65
                                    

POV ALEC

La placcai da dietro e premetti il petto contro la sua schiena, inspirando lentamente il suo profumo. Era un miscuglio di fiori e limoni, un odore che mi ricordava le mie terre.

 Nadine si irrigidì per la sorpresa e il suo corpo snello vibrò contro il mio. I suoi fianchi mi accarezzavano delicati, e sembravano volermi avvolgere nella propria morbidezza. Era piccola e forte allo stesso tempo, una contraddizione spiazzante che mi fece barcollare contro di lei. Per sostenermi piazzai le mani contro il muro, ai lati della sua testa, infine ispirai un paio di volte. Dovevo calmarmi. Quella sera non avrei permesso ai miei ormoni di fare da padroni. Oh no, neanche morto. Volevo congiungermi a lei con calma, tuttavia il secco rifiuto di Nadine, quel semplice NO, sembrava ancora rimbombare nella piccola stanza. Era poco più di un ronzio fastidioso ma aveva la capacità di fare tremare ogni mia terminazione nervosa e spingeva i miei ormoni a reagire con una foga quasi violenta. Non ero in grado di accettare quel rifiuto, per questo avevo dato un calcio ai suggerimenti di Mary, lasciando che il mio istinto più primitivo venisse a galla, spingendomi una volta per tutte ad agire come andava fatto. Inspirai ancora e ne ricavai un senso di sollievo che rinvigorì la mia ferma determinazione a entrare dentro di lei, fosse anche solo con la lingua in bocca.

"Ho cercato di essere gentile", ringhiai, in bilico tra la calma e la foga, affondando una mano tra la sua folta massa di capelli e tirandole indietro la testa. La stoffa della maglia le ricadde dalla spalla e la pelle candita e immacolata fu una calamita per i miei occhi. "Ho provato ad essere paziente".

L'ansito soffocato che le sfuggì di bocca fu prima di sorpresa, poi si trasformò in un gemito di piacere quando sentì il mio inguine strusciare contro il suo fondoschiena. Non volevo spaventarla, per questa ragione cercai di essere delicato nei movimenti. Ma di certo non avrei più seguito le sue regole. Se quest'epoca vedeva le donne al pari degli uomini, allora era bene che Nadine capisse da subito chi comandava tra noi due. Rifiutarmi e fingere di non provare nulla per me non l'avrebbe portata ad una vittoria. Ed era il momento di dimostrarglielo.

"Alec, ti prego...", mormorò, appiattendo il ventre contro il muro per sfuggirmi.

"Avresti dovuto pensarci bene prima di urlarmi in faccia il tuo rifiuto". La schiacciai con ancora più forza. "Ti ho dato la possibilità di farlo alle tue condizioni. Adesso lo faremo alle mie". 

"Ti prego...", mugolò, tra l'estasi e la paura.

"Ti conviene conservare le tue suppliche a quando entrerò dentro di te".

Con uno scatto del polso le piegai la testa di lato e feci risalire la lingua lungo il collo, fino al mento, e poi ancora più sù, puntando alle labbra.  "Vuoi sapere cosa ho intenzione di farti?".

"Lo immagino", sibilò, strizzando le palpebre in un ultimo tentativo di resistermi.

Eppure mi voleva; lo sentivo dal modo in cui le sue ginocchia si piegavano sotto il suo peso, dal modo in cui la sua pelle reagiva al passaggio della mia lingua. 

Sorrisi, chiedendomi in effetti cosa stesse immaginando. "Lo immagini, sì? Mostrami cosa stai pensando. Fammi capire cosa pensi voglia farti".

Lei restò immobile. Era intimidita da me, e l'improvviso rossore sulle sue guance ne era la conferma. Infilai una gamba tra le sue cosce per aiutarla a sostenersi e spostai le mani dalla fredda parete ai suoi fianchi, caldi e invitanti. La sospinsi indietro, contro la mia erezione, e istintivamente sobbalzò in avanti. Era una reazione più che normale in una donna, eppure bramavo di vederla appassionata e disinibita come lo era stata solo qualche mese prima, dentro il mio letto.

Le presi la mano costringendola ad afferrare una delle mie. "Mostrami i tuoi pensieri. Fammi sentire dove vuoi essere toccata", mormorai contro il suo orecchio. "Guida la mia mano su di te".

SEI MIA PER DIRITTOWhere stories live. Discover now