QUESTO NUOVO, STRANO, PAZZO MONDO

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POV ALEC

"Dove eravate finiti?".

Mi voltai di scatto, imbattendomi in una Mary completamente seccata. Le mani sui fianchi erano un chiaro segno di quanto la nostra prolungata assenza l'avesse irritata. Batteva la punta della scarpa per terra, scandendo i secondi, in attesa probabilmente di una risposta da parte mia.

"Ho un appuntamento con un cliente tra meno di due ore e devo attraversare la città nel traffico di punta. Quindi la prossima volta, magari, litigate via e-mail come fanno tutte le coppie sposate, okay?".

"Vi aspettate sul serio che abbia compreso ciò che mi avete istericamente urlato?".

Le sue mani si staccarono dai fianchi, cadendo sconfitte lungo le gambe. "Non hai idea di cosa siano le e-mail, non è così?".

"A dirla tutta non so nemmeno cosa diavolo sia il traffico di onta".

"Punta", scoppiò a ridere. "Di punta. Significa che le strade sono piene di macchine, i semafori tutti rossi e i bambini, anzichè starsene a casa a studiare, sono a giocare a moscacieca sulle strisce pedonali". Riprese fiato e indicò la strada accanto a noi. "Le strisce pedonali sono quelle linee bianche laggiù". Quindi sollevò un dito per farmi capire che non aveva concluso. "Per quanto riguarda le e-mail mi rifiuto di darti una spigazione senza la presenza del mio ingegnere informatico".

Aprii bocca per interrompere quel fiume di parole ma la sua voce coprì nuovamente la mia. "Quindi, si può sapere cosa dovevi dire a Nadine che io non...", la bocca rimase spalancata ma la parole si arrestarono. Si guardò attorno con circospezione prima di puntarmi con uno sguardo sospettoso. "Dove l'hai messa?".

La fissai. "Messo cosa?".

"Nadine", mi rispose come se fosse ovvio. "Dov'è?".

"E' andata al su.. supra... al supra qualcosa". Mi concentrai, cercando di ricordare quello strano termine, ma mi arresi quasi subito. Anche perchè Mary aveva ripreso il suo sproloquio. Dio solo poteva sapere come le donne riuscissero a parlare così tanto senza rischiare di perdere le corde vocali.

"Intendi dire il supermercato? E perchè ti ha lasciato qui da solo? La chiamo subito".

Ammutolito restai in silenzio, osservando con attenzione il piccolo rettangolo di metallo che aveva sfilato dalla tasca della maglia. Vi pigiò sopra il dito prima di infilarlo tra l'orecchio e la spalla. Ricordavo che anche Nadine possedeva un oggetto simile ma ancora non ne avevo compreso l'utilizzo.

"La chiamate con quell'aggeggio?".

Sorrise seccata. "Chiamasi smartphone".

"E a cosa serve?".

"A chiamare?!?".

"E non fate prima a chiamarla a voce?", polemizzai, girandomi verso l'ingresso del supramarcato o quel che diavolo era. "Nadine!!!".

"Ehi", esclamò, gettandosi contro di me per tapparmi la bocca. "Non urlare, sei pazzo?".

Arretrai, afferrandole il polso per togliermi di torno la sua mano. La sua sfacciataggine andava oltre il tollerabile. "NADINE!".

"Okay, okay". Sollevò entrambe le mani in segno di resa, riposizionando lo smatphone all'interno della maglia. "Entriamo. E' meglio. Anche perchè ovviamente Nadine non mi risponde. Ma tu", mi puntò un dito al petto, "evita di uccidere qualcuno, intesi?".

"Posso promettervi di non uccidere chi mi sbarrerà la strada, ma non posso promettervi che entro fine giornata non avrò ucciso voi".

Ruotò gli occhi e mi fece strada, spalancando la porta a vetri. La frescura all'interno era in netto contrasto con i caldi raggi del sole del tardo pomeriggio. Mi guardai attorno, spaesato, lasciando che i miei occhi registrassero con la dovuta pazienza ogni dettaglio presente: c'erano scaffali in metallo ovunque e cibo a sufficienza per sfamare il mio esercito e il mio popolo. Sembrava una sorta di mercato inscatolato, solo che la gente camminava con dei carri anzichè mettere le sprovviste nei comunissimi cesti in vimini.

SEI MIA PER DIRITTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora