MI RITROVERAI

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POV STUART

Strabuzzai gli occhi e il boccale di birra mi scivolò tra le dita, schiantandosi a terra in un rumore sordo, attutito dal grande tappeto che ricopriva le assi di legno.

Dio del cielo!

Il mio cavallo, legato accanto alla porta aperta della vecchia fattoria, nitrì, lamentandosi per qualcosa. Non era il solito nitrito di avvertimento per quanto stava sopraggiungento qualcuno, piuttosto era una ramanzina per non essere stato premiato con un pò d'acqua dopo la lunga e veloce trottata che dal piccolo convento a picco sull'oceano ci aveva condotti alla vecchia cascina dove il corpo di Alec giaceva immobile da sette giorni.

"Sta zitta bestiaccia!", urlai stravolto, senza staccare gli occhi dal corpo di Alec.

Nonostante la penombra della stanza, dovuta più che altro alla mancanza di finestre sul lato sud della facciata, potevo chiaramente vedere la punta della stella spiccare tra i peli scuri della sua caviglia. Avevo arrotolato l'orlo dei suoi pantaloni fino al polpaccio per illudermi che prima dello scadere del tempo avrei visto comparire quel tatuaggio. Una sorta di buon auspicio dopo le parole di commiato con le quali il mio Signore mi aveva dato l'addio, scongiurandomi di proteggere Nadine a costo della mia vita qualora non fosse tornato. 

E infatti era partito per non tornare, andando incontro alla morte. Quel tatuaggio non aveva ragione d'esserci.

Il mio cavallo nitrì ancora, sbattendo lo zoccolo contro il telaio della porta e di scatto voltai lo sguardo contro la sua ombra che si stagliava perpendicolarmente lungo il pavimento.

"Zitto", boccheggiai, staccando per un momento lo sguardo dalla sua sagoma scura per spostarlo contro il luccichio che avevo intravisto sopra il tavolo.

Sapevo da cosa era dovuto: il coltello dalla lama ricurva era stato diligentemente posato sopra quel tavolo sette giorni prima ed ora un minuscolo raggio di sole rivelava la sua presenza, ricordandomi la volontà di Alec. Se avessi dovuto attenermi ai piani avrei dovuto usarlo proprio quest'oggi per pugnalarlo al petto e lasciare che la sua anima divenisse il sacrificio di Nadine. 

Con un altro scatto della testa tornai a fissare la caviglia. Il tatuaggio era ancora lì. Mi stropicciai gli occhi e li riaprii lentamente; l'inchiostro nero marchiava la sua pelle in modo indelebile, urlando pietà verso quella lama lucente che avrebbe dovuto penetrare nella carne del mio Signore.

Cos'era cambiato? Perchè sul corpo di Alec O'Braam vi era quel simbolo, mentre sul corpo di Nadine non era apparso alcun tatuaggio? Un sospetto si insinuò nella mia testa, repentino come un fulmine che squarcia il cielo in piena notte, preannunciando tempesta e rispondendo a quella mia domanda. Poteva significare una cosa sola: non era riuscito a convincere Nadine a ripartire. Aveva fallito.

Inspirai profondamente per calmarmi e a passi incerti retrocessi verso la mensola dove avevo nascosto la formula che avrebbe risvegliato Alec. Con il foglio stretto tra le mani, mi chinai sul pavimento e tracciai col polpastrello il contorno del tatuaggio per cinque volte.

Quindi cominciai a leggere il primo verso e la stanza si impregnò di quelle parole sature di magia:

"Nel vento troverò la forza per sollevarti.... nella terra crescerà la tua nuova vita, come un germoglio che prega la pioggia di trasformarlo... nel tempo affido la mia supplica affinché possa condurla a te e indicarti la strada di casa....".

La mia voce si affievolì, rotta dalla commozione, e un piccolo sorriso balenò sulle mie labbra. Era tempo per Alec O'Braam di tornare.

POV NADINE

"Ho voglia di prenderti".

Mi sentii la pelle d'oca e chiusi gli occhi. Era consapevole del proprio fascino e lo usava per ottenere ciò che voleva da chicchessia. Ma questa volta non avrebbe funzionato. Questa volta l'angoscia mi impediva di arrendermi al mio corpo. E al suo.

SEI MIA PER DIRITTODonde viven las historias. Descúbrelo ahora