LA FINE DEI GIOCHI (capit. per pubblico adulto)

12.6K 721 83
                                    

POV ALEC

La sentivo!

La sua pelle, calda e morbida. Così maledettamente accogliente. 

Stretta a forza attorno al mio membro lasciava una scia di umida passione ogni volta che retrocedevo coi fianchi per spingermi con foga in avanti e affondare sempre di più dentro quel corpo che sapeva incastrarsi al mio in un gioco di seduzione a cui era impossibile resistere.

Nadine era bellissima con quel viso arrossato e i capelli scompigliati. Da me. Strinsi i denti e rivolsi lo sguardo altrove, contro una macchia di umido che spiccava sul lenzuolo. Ma non fu abbastanza per risolvere il mio problema lì sotto. Ero al limite. Il mio pene dolorosamente eretto non aveva sosta nell'aprirsi un varco tra le pieghe umide che, ignare di quanto fossi in procinto di venire, sembravano divertirsi a risucchiarlo in quel calore afrodisiaco. 

Lo tenevano imprigionato, spolpandolo e stringendolo in una morsa vellutata che mi provocava fremiti su e giù per la spina dorsale.

Se non rallentavo rischiavo di inondarla entro poche spinte. Mentre io volevo prolungare quel momento all'infinito per permettere al suo odore di marchiarmi e restarmi appiccicato per tutto il viaggio di ritorno al XVII secolo.

In tutta la mia vita avevo giaciuto con diverse donne senza crearmi alcun problema, ma mai con nessuna avevo provato un'alchimia simile. Quando mi immergevo nel corpo di mia moglie era come se tutto il resto del mondo svanisse. Compreso il nostro destino. Eravamo solo io e lei. Noi! 

Impugnai il mio pene alla base e lo sfilai lentamente da dentro di lei, muovendolo su e giù sulle sue labbra umide per mantenere un contatto. I brividi che avevo sentito nella schiena si stavano propagando alla nuca, immobilizzandomi dalle spalle in su. Mi ci volle qualche secondo per capire che non si trattava di una semplice reazione fisica al piacere che Nadine mi stava dando. Era qualcosa di più. Era come se una lastra di ghiaccio si fosse appiccicata alla mia pelle, bruciandola come se fosse fuoco. 

"E' tutto okay?", ansimò, guardando verso il basso.

Sapevo cosa stava osservando; la punta del mio pene era ben visibile dalla sua angolazione e poteva seguirne ogni strusciamento. In un'altra occasione l'avrei trovato estremamente eccitante, eppure in quell'istante riuscivo solo a rabbrividire, provando a scrollarmi di dosso l'improvvisa sensazione di panico. 

Vidi le sue labbra schiudersi sotto il peso di alcune parole ma non ne riuscii a cogliere il senso.

"Concedimi solo un momento", implorai col fiato corto. Il mio seme ribolliva, pronto a esplodere.

Di nuovo le sue labbra si aprirono, mi parlarono, ma era come se tutta la mia testa fosse stata sommersa in un pozzo d'acqua. Le orecchie fischiavano, riconoscendo i rumori solo in sottofondo.

E poi, di colpo, l'aria si saturò di una voce che sulle prime non riconobbi. Una voce che non aveva ragione di esserci.

"Nel vento troverò la forza per sollevarti....".

Strizzai gli occhi e li rispalancai contro il volto di Nadine: i contorni erano sbiaditi, come dissolti in una fitta nebbia. Cosa diavolo mi stava accadendo?

"Non fermarti, ti prego", riuscii a captare la voce di Nadine un attimo prima che mi cingesse il collo per avvicinarmi a lei.

Con la punta del pene l'accarezzai di nuovo lì, sulla soglia, quindi mi misi in ginocchio, sollevandole la gamba sopra la mia spalla. Quel cambio di posizione mi permisse di entrare ancora più in profondità dentro di lei.

"Oh Dio, Alec!".

"Mmm?". Le afferrai la seconda gamba e la sollevai sopra l'altra mia spalla. "Alec, cosa?".

SEI MIA PER DIRITTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora