Capitolo 1

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Dicevi che un po' ti spaventavo quando bevevo troppo. Lo sguardo era troppo acceso e il cuore troppo vivo. Quando bevevo, tu eri più bella. Mi sembrava che il biondo dei tuoi capelli potesse essere più brillante del sole e che le tue mani bianche potessero dar vita a nuove rose. Eri bellissima, lo sai? Tu tremavi in un angolo mentre io ti amavo. Io affondavo in un bicchiere mentre tu aspettavi solo di diventar poesia quando poi lucido, scrivevo d'amore, scrivevo di te. Quando bevevo, ti amavo di più. Non te l'ho mai detto, ma da sbronzo, il cuore non faceva male.

Alzo gli occhi dal foglio, quasi incapace di continuare. La bottiglia di brandy è vuota e nei miei occhi, continuano a girare immagini confuse di Blondie e Bree. No, non temete, le ho ancora con me. Bree mi dice ancora ti amo dopo l'amore e Blondie mi chiede ancora di restare quando vado via. Non abbiamo più parlato di quella sera, come se entrambe avessero rimosso la scena, per non costringermi a scegliere, per non costringermi a dire addio ad una di loro. In ogni caso, non se ce l'avrei fatta a dire addio, ma non voglio che si sappia in giro. Spesso con la mente, ritorno a quella sera confusa, ricordando il vestito rosso di Bree e lo sguardo sereno di Blondie. Ricordo gli occhi lucidi della mia bambina, la sua strana confessione d'amore e la freddezza di Blondie mentre le sussurrava che tra di noi sarebbe stato sempre così. Adesso che ci penso a mente fredda e poco lucida, le do quasi ragione. Quando la guardo dormire, mi sento stranamente in pace, come se tutto nella mia vita fosse al suo posto, come se tutto in me, acquistasse un senso. Eppure quando penso a Bree, la bocca dello stomaco si contorce e mi vien voglia di attaccarmi alla bottiglia.

In ufficio, tutto scorre a rilento. La mia cravatta nera oggi mi sta stretta e ho voglia di una donna. Non vedevo Grace da un paio di settimane, presa com'era dalla vita frenetica del mondo dello spettacolo. Mi viene in mente il nostro ultimo incontro piccante, persa nel piacere in cucina tra prezzemolo e grembiuli. Sorrido a mezza bocca ma i miei pensieri vengono interrotti da Gaston che bussa alla mia porta già aperta. Riassumo un aria professionale e vagamente sprezzante mentre alzo lo sguardo. E' divertente vedere che effetto faccia la mia lunaticità sulle altre persone.
-'Qualcosa non va?' Chiedo guardandolo a lungo. Lui sorride. Un sorriso distaccato.
-'Volevo chiederle se posso prendere il pomeriggio libero.' Dice appoggiandosi allo stipite della porta, con una mano in tasca. Mi fissa aspettando una risposta. Valuto a lungo, tenendolo in sospeso. Gaston lavorava per me da un bel po' ormai e non si era mai preso un giorno libero o un permesso, né aveva mai manifestato l'idea. La giornata era pigra e non avevo molto bisogno di lui. Anzi, potevo farne a meno senza problemi. Gli sorrido a mia volta.
-'Certo Gaston. Va pure.' Dico in modo amichevole. Lui si sorprende per un attimo, prima di riprendere il suo contegno e accennare un si con la testa, prima sparire dalla mia vista.

A fine giornata sono annoiato. Gaston aveva lasciato l'ufficio alle due del pomeriggio e non c'era stato molto movimento da allora. Prendo la mia giacca e la mia valigetta e mi dirigo all'uscita. L'ascensore è più lento del solito a raggiungere il mio piano e la mia noia aumenta. Penso a cosa fare, magari potrei passare da Bree, portarla fuori a cena e poi.. Vengo distratto dall'apertura delle porte automatiche e all'interno della cabina, vi trovo già Bree, fasciata in un tubino nero e le converse ai piedi. Ha raccolto i capelli e il suo collo nudo mi ispirano cose che non posso dire.
-'Ciao splendore.' Mi vien da dirle. Lei sorride galante, anche se entrambi sappiamo che non lo è affatto. Le porgo il mio braccio e lei mi sorprende stringendomi a sé. Ha un profumo buonissimo, lo stesso profumo di sempre, pesca e innocenza. Mi inebria. Le bacio la fronte e lei sospira.
Sembra sempre la prima volta.
-'Andiamo fuori a cena?' Le sussurro. Lei sorride, stavolta lusingata.
-'A patto che, il dessert sia tu.' Sussurra nascondendo il viso nel mio collo. Mi stuzzica. Pigio un bottone sulla pulsantiera e l'ascensore si ferma, sospeso tra il quindicesimo e quattordicesimo piano. La voglio.
-'Prima voglio l'antipasto..' Sussurro mordicchiandole il collo. Lei butta indietro la testa lasciandomi ampio spazio. Bastano pochi secondi e ci ritroviamo ad ansimare contro una parete specchiata. Le sue gambe sono intorno alla mia vita, le mie mani dappertutto. Le tiro il labbro, mettendole la lingua in bocca. Lei mi esplora, mi gusta, mi vuole. Il suo desiderio scuote i miei sensi e affondo dentro di lei; come se fosse la prima volta.
Si stringe a me e quel che avviene dopo è magia.

Premo il pulsante di avvio e l'ascensore continua tranquillo la sua discesa. Sono appagato e rilassato e Bree mi sorride dolcemente, mentre risistema la sua treccia.
-'Come è andata a lavoro?' Chiede premurosa. Sorrido.
-'Abbastanza noioso. Menomale che sei arrivata tu.' Ammetto. Lei si scioglie e la stringo più forte. Dopo cena ci ritroviamo nel mio appartamento a ridere e scherzare. Ho bevuto troppo e anche lei è poco lucida. Ha i capelli sciolti, il rossetto è un poco sbavato e non indossa niente a parte la sua purpurea voglia di me e non è mai stata così bella. Si avvicina e sussurra qualcosa che non riesco a capire. Sono sopraffatto dalla sua bellezza, dalla sua ingenuità così pericolosa. Mi azzera e mi ricarica allo stesso tempo. Ah, Bree.

Ci sono poche stelle stanotte. Bree dorme profondamente tra delle lenzuola che hanno il nostro odore. I capelli le ricoprono metà del viso e non mi sento così buono quando dorme. Mi sento cattivo e vorrei scusarmi per tutto quello che non sono.

Rehab. Non ti amerò mai come meriti.Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz