Capitolo 20

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E' tardi. Sono le sette passate e ho un appuntamento importante in ufficio. Mi alzo e mi vesto svelto, Bree si sveglia. Mi guarda mentre sbatte gli occhi assonnata.
-'Te ne vai? Pensavo che potessimo passare un po' di tempo insieme. E' da tanto che mi manchi.' Dice, passandosi una mano tra i capelli. Deglutisco.
-'Devo lavorare.' Mi vien da dire. Mi faccio il nodo alla cravatta, ma lei si alza svelta dal letto e me la sfila dalle mani. Sorride.
-'Almeno dammi un bacio.' Dice buttandomi le braccia al collo. Mi mordicchia il mento, la mia barba la stuzzica. La stringo a me, le mie mani sul suo seno piccolo ma non acerbo, la intrappolo sulla parete. Ansima. Ci esploriamo la bocca a vicenda, come se fosse la prima volta che ci tocchiamo. Alza una gamba intorno alla mia vita, spingendosi su di me. I pantaloni si stringono, causa il suo tocco.
La voglio.
-Ti voglio, ma non ho molto tempo.' Sussurro, il respiro corto. Lei mi slaccia i pantaloni, da brava bambina, e in un attimo sono dentro di lei. Bree tiene gli occhi chiusi mentre mi stringe, sussurra il mio nome a labbra strette.
Veniamo insieme e una volta appagati, le do un bacio sul naso prima di andare.

Sono quasi le sei, osservo pigro dalla mia scrivania. La giornata era volata. Ho la gola secca, voglio bere. Per un attimo valuto la possibilità di mandare Gaston a prendermi qualcosa, ma non posso bere sul lavoro. Così mi alzo.
-'Va via capo?' Chiede Gaston, alzando gli occhi dal suo computer. Ha un sorriso tirato sul viso. Assottiglio lo sguardo.
-'Hai bisogno di compagnia? Hai cambiato gusti?' Chiedo, cercando di reprimere una risata. Come sono divertente. Non credete? Ride, quasi forzato.
-'E' il mio compleanno. Stasera do una festa. Perché non viene?' Dice benevolo. Mi sorprende. Potrebbe essere divertente. Sorrido.
-'Vengo verso le dieci.' Dico, recuperando la mia valigetta. Prima di andare via, vedo il suo sorriso soddisfatto.

Ho bevuto troppo. Mi sento leggero mentre mi guardo allo specchio. Ho indossato i jeans, con la camicia chiara e la giacca sportiva. Ho lasciato la barba, perché suvvia sono il capo, ma posso essere anche un amico. Non mi credo fin troppo, ma ogni tanto fa bene non prendersi troppo sul serio. Scendo le scale di buon umore, ma sul portone incontro Blondie. Dio, mi manca il fiato. Mi sorride. Sembra un angelo.
-'Hai dimenticato la nostra cena.' Dice, senza smettere di sorridere. Cazzo.
-'Stavo venendo a prenderti.' Mento. Se ne accorge. Ha sempre saputo quando mentivo. Le cazzate non le piacevano.
-'Hai bevuto. Ti donano i jeans.' Dice guardandomi a lungo. Opto per la verità.
-'Vieni con me. Gaston da una festa, possiamo cenare dopo.' Dico sorridendole. Lei trattiene una risata, passandosi una mano sul collo. Ha il collo scoperto. Ah.
-'Da quando frequenti i tuoi dipendenti?' Chiede avvicinandosi. Indossa un vestito lungo color smeraldo, con un giacchetto di pelle nero sulle spalle. Ha i capelli raccolti da una morbida coda di cavallo. Si avvicina ancora. Sento il suo respiro. Mi da un bacio sulle labbra. Poi un altro. Un altro. Ne voglio ancora. Le mie mani sono sul corpo.
-'Oh.' Sussurra a denti stretti. Mi sfiora il volto con le mani. Cosa mi fa questa donna. Veniamo interrotti da un rumore, alcuni condomini si schiariscono la gola, evidentemente a disagio. Mi scoppia una risata, mentre Blondie si copre il viso con le mani.
Mi incanta.
-'Sembriamo due ragazzini.' Dice, senza smettere di sorridere.
-'Non riesco a starti lontano.' Mi vien da dirle. Mi guarda. Non mi dice niente, ma con gli occhi mi dice tutto. Scuote la testa.
-'Divertiti alla festa.' Dice, voltandosi. La fermo.
-'Non vado senza di te.' Le sussurro, sfiorandole il volto con un dito. Sospira.
-'Ti amo.' Mi dice. La stringo forte e non voglio più lasciarla andare.

E' tardi. La luce del comodino mi infastidisce, così la spengo mentre mi siedo sul letto. Alla fine, Blondie non è venuta con me e alla fine io non sono andato alla festa. Ho passato la serata al mio bar preferito, a bere qualche bicchiere di troppo. Indovinate chi c'era, a qualche sgabello più avanti. Esatto, James. Beveva una birra e se ne stava in silenzio. Così mi sono avvicinato.
-'Posso?' Ho detto, sedendomi senza aspettare una risposta. Lui mi guarda.
-'Lo so chi sei.' Ha detto senza troppa cortesia. Ho sorriso.
-'Anche io. Quindi evitiamo chiacchiere superflue.' Ho risposto ordinando un altro scoth. Lui non smetteva di guardarmi.
-'Lo so che Bree ti ama. Lo so che viene a letto con te. Non me lo dice, ma lo so.' Mi ha detto all'improvviso. Sono rimasto quasi sorpreso. Quasi.
-'E tu rimani in silenzio? Sei davvero sicuro di te stesso ragazzo.. oppure sei un completo idiota.' Dico, bevendo svelto il mio liquore. Assottiglia lo sguardo.
-'Tu la lascerai. So che stai per diventare padre, sceglierai lei. Sei un uomo di mondo, non c'è bisogno che ti dica io come vanno queste cose. Bree mi ha raccontato tutto e anche lei sa come andrà a finire. E quando arriverà quel momento, io ci sarò.' Dice, prima di alzarsi e andarsene. Secondo voi signore mie, ha tentato di mettermi in guardia? Da lui o da me stesso? Mi passo una mano tra i capelli frustrato. Mi rivolgo alla luna. E' grande stasera. Mi viene da pensare a lui, per la prima volta al mio piccolo lui. Ah bambino mio, non lo so come andranno le cose, non so se imparerò a fare la cosa giusta.
Ma so che per te, imparerò a diventar grande.

Rehab. Non ti amerò mai come meriti.Where stories live. Discover now