Capitolo 12

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'Solo tu mi sapevi affrontare, mi affrontavi anche quando me ne stavo in silenzio, quando tenevo nascosti i pensieri e segrete le idee. Facevi un passo indietro quando alzavo la voce e allo stesso tempo, due passi avanti, solo per dirmi che tutto andava bene, che andava bene lo stesso se volevo essere arrabbiato, se volevo andare a letto con lei e poi tornare da te per farmi consolare. Mi consolavi nel buio, anche quando eri tu ad averne più bisogno, mi stringevi a te e tutto mi sembrava diverso, mi sembrava che il mondo la fuori, fosse disposto a darmi un'altra possibilità di riscatto, che tu fossi pronta a darmi un'altra possibilità di riscatto.'

Alzo gli occhi dal foglio, incapace di continuare. Leggo alla svelta queste poche righe che ho scritto di getto, per poi accartocciare il foglio e gettarlo in un angolo buio, che non sia il mio cuore. Non so bene per chi io stia scrivendo, forse lo sto facendo solo per me stesso o forse per il semplice gusto che posso farlo. Oh avanti signori della giuria, voi a chi credete che io stia scrivendo? Sono quasi tre mesi che lei non si fa vedere ed io sono stanco. Una volta l'ho anche pedinata fuori l'università e mi sono sentito come lo stalker che ero, quando avevo quattordici anni e seguivo la mia vicina che mi odiava ma che a me faceva impazzire. Stava fuori l'università sui gradini dell'entrata e mangiava da sola un panino, mentre con gli occhi leggeva il libro davanti a se. Aveva i capelli legati da un elastico troppo piccolo per domare tutti i suoi ricci, tutti i suoi capricci. I jeans scuri, una maglia bianca ancora troppo leggera per l'aria ibrida di marzo. Ho fatto in modo che non mi vedesse, anche se dentro di me, volevo solo che alzasse lo sguardo e mi inchiodasse a se. Ma i sogni per gli uomini cattivi non si avverano mai e quindi me ne sono andato, incapace di restare, incapace di chiederle di restare. Mi passo una mano tra i capelli mentre cerco di ragionare con lucidità a tutto questo, ma non trovo lucidità, ne ragione che tenga.
Blondie è di là che dorme, la raggiungo a piedi scalzi mentre la guardo dormire. Si ostina ancora ad indossare le sue camice da notte, sebbene adesso siano troppo aderenti per il suo fisico peccaminoso. La pancia, ormai di cinque mesi, fa capolino da sotto le lenzuola, lasciandole le gambe troppo scoperte. Mi avvicino cauto, sedendomi sul suo bordo del letto. Ha la bocca schiusa e l'aria di chi sogna colline verdi e cuori innocenti. Passo un dito tra le sue cosce e sento risalire sulla mia schiena, il brivido di elettricità che mi provoca toccarla. Continuo la mia danza con le dita, ma lei non si sveglia, così mi beo di quei tocchi privati che per una sera sono davvero solo miei. I capelli ormai sono lunghi lunghissimi, le sfiorano quasi la schiena. Le ciglia naturali sembrano prati sui quali distendersi e la bocca rosea una palude nella quale perdersi. E solo guardandola in questo modo, mentre tutto intorno a noi si restringe, che mi rendo conto di una cosa. Mi rendo conto che in qualunque parte del mondo sia il mio cuore, lei sarà sempre il mio posto in cui tornare.

Mi sveglio stranamente riposato. Apro lentamente gli occhi per poi accorgermi che Blondie non c'è. Salto giù dal letto, per poi calmarmi guardando i suoi vestiti sulla sedia che ho di fronte. Sento dei rumori provenire dal bagno e incuriosito mi avvicino. Sta cantando e per un attimo mi perdo. Chiudo per un secondo gli occhi ritornando con la mente a quando cantava per me nelle notti senza luna. Scuoto la testa ritornando al presente. Apro di soppiatto la porta e lei è nella doccia che mi dà la schiena. Mi spoglio in silenzio per poi immergermi con lei sotto il getto dell'acqua calda. Sobbalza.
-'Ma buongiorno. Non si usa più bussare?' Mi chiede scherzosa. Le sorrido a mia volta.
-'Non c'è bisogno. Tu sei la mia porta aperta.' Dico baciandole il collo e stringendola a me. Lei rimane per un attimo in silenzio, come se avesse colto il significato nascosto delle mie parole. Mi fa pensare ma il suo corpo nudo mi distrae.
-'Sei così bella.' Le sussurro mentre la insapono. Lei si lascia toccare.
-'Sono enorme.' Dice guardandosi per un attimo. Continuo a toccarla.
-'Non sei enorme. C'è solo un alieno che ti cresce nella pancia.' Scendo più giù con le dita. Lei socchiude gli occhi.
-'Un alieno che ha il tuo sangue.' Continua quasi senza fiato.
-'E speriamo il tuo cuore.' Dico per poi baciarla e mettendo fine a questi discorsi.

Dopo la doccia, siamo entrambi più rilassati. Blondie è intenta ad asciugarsi i capelli mentre io finisco i cereali. E' quasi mezzogiorno e di solito sono al primo bicchiere di vino. Ma questa mattina non mi va di bere, sono già ubriaco.
-'Cosa ti va di fare oggi? Pensavo che magari potevamo andare da tua madre. Scommetto che ancora non le hai dato la bella notizia.' Mi punzecchia mentre si versa una tazza di caffè. Rabbrividisco alla sola idea. I miei genitori non sapevano nulla del bambino. Avrebbero reagito in modo eccessivo, tempestandomi di domande su di noi e sul perché Blondie ancora non avesse un anello al dito.
-'Dobbiamo proprio? Io ho un'idea migliore.' Sussurro mentre le mie mani risalgono sotto la sua gonna. Il suo respiro accelera. Mugola qualcosa che non riesco a comprendere ma non mi interessa.
La voglio.

-'Non è leale distrarre così una povera donna in preda agli ormoni.' Dice, ridendo e coprendosi il volto con una mano. Sono quasi le sette di sera. Abbiamo passato l'intero pomeriggio a fare l'amore e a viziarci. Sorrido.
-'Non ti ho mica costretta.' Dico baciandole una spalla.
-'Forse è colpa dell'alieno. Credo che già gli piaccia fare l'amore.' Dice cambiando espressione e passandosi una mano sul pancione. Poso la mia mano sulla sua.
-'So che farai di lui un uomo onesto, Blondie.' Mi vien da dirle. Lei si volta nella mia direzione. Ha un luccichio stano negli occhi. Sembra rimpianto.
-'Con te non ci sono riuscita. Forse con lui avrò più fortuna.' Dice tornado a guardare il pancione. Stringe più forte la mia mano.
-'Con te cerco sempre di essere onesto.' Dico di scatto, cambiando improvvisamente umore. Lei torna a guardarmi e mi sento smarrito.
-'Non è solo con me che devi essere onesto.' Dice e mi sento di colpo ferito. Sta parlando di Bree.
-'Lo sono stato anche con lei. Le ho detto che eri incinta e che presto sarei diventato padre. E' proprio perché sono stato onesto, che l'ho persa.' Mi vien da dire. Lei abbassa gli occhi e non so cosa stia pensando. La stringo a me.
-'Non voglio parlare di lei adesso, non con te.' Le sussurro. Lei singhiozza.
-'Le hai detto che sono incinta ma non che hai scelto me. Hai lasciato lei nell'angoscia e adesso lasci me nel dubbio. All'inizio mi hai detto di non volere questo bambino. Adesso stai con me per lui o stai con me perché vuoi me? Devo saperlo.' Chiede improvvisamente determinata. Non so rispondere.
-'Vedi che non sei onesto? Devo andare.' Dice in fretta, recuperando le sue cose. Mi guardo attonito chiedendomi come siamo arrivati a questo punto. Mezz'ora fa facevamo l'amore e adesso sta andando via da me.
-'Non andare.' Le dico sulla porta. Lei si asciuga una lacrima.
-'La mia porta è sempre aperta. L'hai detto tu a me.' Dice ed io mi sento annegare.

Rehab. Non ti amerò mai come meriti.Where stories live. Discover now