Capitolo 13

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La mia vita sta andando in pezzi. Sono le tre del mattino e riesco a pensare solo a questo. Per la prima volta in vita mia, per la prima volta a trent'anni, ho voglia di piangere. Piangere per quello che ho, per quello che non ho, per tutte le cose che vorrei e che non merito di avere. Piangere non serve, non ha mai risolto niente, non so quante volte io l'abbia ripetuto eppure in questa sera fredda e sola mi sembra di non poter fare altro.. o forse, o forse si. Mi alzo di scatto, recuperando jeans e giacca. Mi precipito fuori la sua porta, correndo a velocità smisurata tra la distanza che ci separa. Busso in fretta e furia, ma nessuno mi risponde. Insisto e dopo una decina di minuti mi apre lei. Eccola. Il mio respiro torna regolare. Siamo meravigliati entrambi di vederci lì a quell'ora. Ha l'aria sgomenta eppure allo stesso tempo, c'è qualcos'altro nella sua espressione, qualcosa che spero sia gioia o addirittura emozione nel vedermi. Ha il suo solito pigiama rosa con le mucche ma stasera mi sembra più bello di un abito da sera scintillante. Ha i capelli sciolti e lei si accorge che la sto mangiando gli occhi. Mi fa un mezzo sorriso prima di sbattermi la porta in faccia. Rido di gusto per quel gesto ed io stesso mi meraviglio. Passano un paio di secondi e la mia Bree riapre la porta. Mi getta le braccia al collo.
-'Sei uno stronzo.' Dice tra un singhiozzo e l'altro. La stringo forte.
-'Anche tu mi sei mancata.' Sussurro e solo adesso mi accorgo di quanto ciò sia vero. Restiamo abbracciati per un tempo che mi sembra infinito fuori al suo vialetto, con solo la luce fioca di un lampione lontano ad illuminarci.
-'Vai a prendere il tuo giubbotto. Andiamo a casa.' Le dico sciogliendo l'abbraccio.
-'Non restiamo da me?' Dice ma poi si rende conto da sola che ho voglia di stare da solo con lei. Annuisce e corre dentro a prendere scarpe e giacca.
-'Andiamo.' Mi dice, prendendo la mia mano e stringendola forte. Ah Bree, con te vicino, potrei andare anche all'inferno. Tu mi rendi più forte di un maledetto supereroe.

Siamo nel mio letto. La luce del comodino è accesa, ma solo quella. La tenda è chiusa e Bree trema sotto le mie mani. Sappiamo entrambi di dover parlare, ma in questo momento le parole, servono a ben poco. La sovrasto qui nel letto ma signori miei, lei mi sa sovrastare in così tanti modi. Le sfilo i pantaloni e bacio le sue gambe. Mi sembra di essere in paradiso. Ha la pelle morbida, liscia, al sapore di pesca e innocenza. Ha lo stesso maledetto odore di sempre ed io mi smarrisco per un attimo. Le sue dita sfiorano la mia barba con dolcezza e vorrei dire qualcosa, vorrei dire così tante cose adesso, ma forse le mani parlano meglio di me. Le mie dita sono tra i suoi capelli, sul suo collo e lei mi sembra infinita quando ci tocchiamo così, mi sembra immensa a tal punto che a volte, non so più dove finisca il mio corpo e cominci il suo.

Quando riemergo, Bree non c'è. Mi alzo dal letto e la scorgo fuori, sul terrazzo a fumare. Mi incupisco.
-'Non sapevo fumassi.' Dico piano ma lei sobbalza ugualmente. Mi sorride timida.
-'Solo quando sono triste.' Dice appena ed io mi incupisco di più. Mi avvicino. Lei getta la sigaretta lontano, per poi voltarsi nella mia direzione. Mi appoggia una mano sul volto, l'altra sul petto. Socchiudo gli occhi per un secondo, poi la guardo.
-'Dicevo sul serio quando ho detto che mi sei mancata.' Le sussurro. Lei addolcisce lo sguardo.
-'Anche io ero seria mentre ti dicevo che sei uno stronzo.' Dice e il suo sorriso si allarga. Fa venire voglia anche a me di sorridere. La stringo più forte.
-'E' davvero incinta?' Mi chiede piano. Pianissimo. Sospiro piano, pianissimo.
-'Si.' Dico appena e il suo silenzio mi pesa sul cuore. Sospira triste.
-'Sei stato così freddo con me quella sera. Perché sei tornato? Me ne stavo quasi facendo una ragione!' Sbotta improvvisamente, liberandosi dall'abbraccio.
-'Dimmelo, avanti dimmelo che ti piace vedermi infelice!' Ormai sbraita, perdendo il totale controllo della voce. Sbatto le palpebre confuso e non so cosa dire.
-'Bree.. io..' Cerco di avvicinarmi ma lei fa un passo indietro.
-'Non toccarmi! E non provare neanche a dirmi che mi vuoi bene o che a me ci tieni, perché non si distruggono le persone che si amano!' Dice e mi sembra un'improvvisa rivelazione. Mi sento quasi folgorato da quello che mi dice. Le parole vengono fuori da se, non le controllo.
-'Più distruggo una persona, più ci tengo. E' solo questo il modo in cui so amare.' Sussurro, cadendo in ginocchio ai suoi piedi. Quel mio gesto la confonde e pesanti lacrime solcano le sue guance. Si accascia sul pavimento accanto a me e per la prima volta dopo anni, piango.

Rehab. Non ti amerò mai come meriti.Where stories live. Discover now