Capitolo 3

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Ci sono giorni, in cui mi sveglio già cattivo. In questi giorni, non riesco ad aver pensieri buoni, per quanto io mi sforzi e vi giuro che a volte lo faccio, proprio non ci riesco. Come ad esempio questa mattina, che guardo Grace dormire e penso a come sarebbe bella la pelle di Bree rossa sotto le mie mani. Sfioro la sua schiena nuda con un dito e lei si muove appena. Mi vien da ridere se la ripenso ubriaca, non era mai successo, ma con Grace, non si può mai dire mai. Continuo a sfiorarla e lei si gira su un fianco, ma ancora non si sveglia. Decido di lasciar perdere le mani e far parlare la bocca. Le bacio la pancia, i fianchi, le braccia, il seno scoperto, fino ad arrivare al collo. Lei mugola tutto il tempo prima di svegliarsi. Mi imprigiona con il suo sguardo e mette fine ai miei pensieri.

-'Ciao.' Dice appena, nascondendo il viso nel mio collo. Le bacio la fronte.
-'Ciao a te. Ti senti meglio?'
-'Più di quanto merito. Mi dispiace per ieri.' Sussurra appena. Sorrido.
-'Sei divertente ubriaca. Quasi ti preferisco così. Cosa ti è successo?' Chiedo. Lei sembra irrigidirsi ma fingo di non notarlo.
-'Era una riunione di lavoro, ma abbiamo tutti un po' esagerato. Sono stata l'ultima a perdere il controllo. Il vino era troppo forte.' Dice d'un fiato come se si fosse appena liberata di un peso, ma senza alzare lo sguardo. Non mi sta dicendo tutto. La guardo.
-'Sei sicura che sia andata così? Sei ancora in tempo per cambiare versione della storia.' Le dico gentilmente. Lei soppesa le mie parole per un attimo.
-'Uno dei dirigenti mi ha fatta ubriacare apposta. Ci provava con me da un paio di mesi, ma non gliel'ho mai data vinta. Sperava che da sbronza, avrei ceduto più facilmente. Ma si sbagliava quello stronzo. Ho preso la macchina e me ne sono andata, ma sfortunatamente ha deciso di non camminare più. Poi ho chiamato te e il resto della storia la sai.' Dice più serena. Cerco di trattenere una risata. Ma fallisco. Lei alza gli occhi al cielo.
-'Cosa c'è di tanto divertente?' Sbuffa.
-'Non rido per te ma per quel poverino che nemmeno da ubriaca è riuscito ad averti. E' penoso non trovi? Ma per fortuna con me, non hai bisogno di bere.' Lei mi fa un sorrisetto seducente e la confessione finisce.

In serata mi ritrovo a passeggiare per la strada di Blondie. Non busso, non la chiamo. Mi limito a guardare il suo balcone come se fossi Romeo. Peccato che invece di Giulietta, lei è il veleno che mi fa morire.

Rientro tardi. Mi sono fermato al bar per una birra, dove ho incontrato un paio di amici e invece di una birra, ne ho scolate un paio. Non so che ora sia, ma fuori la porta di casa, trovo Bree. E' seduta sul pavimento con le gambe intrecciate e legge un libro. Ha i capelli legati e indossa un paio di jeans scuri. Non si accorge che sono arrivato. Sorrido.
-'E tu che ci fai qui? Le bambine a quest'ora dovrebbero essere già a letto.' Mi guarda.
-'Sono venuta a farmi rimboccare le coperte.' Dice alzandosi di scatto e gettandomi le braccia al collo. Le bacio i capelli. Odora di buono. La invito ad entrare e lei si dirige direttamente in camera da letto, dove fa cadere la borsa ai suoi piedi e si distende sul letto.
-'Perché non hai risposto alle mie telefonate?' Chiede sedendosi di scatto. Mi verso un bicchiere di vino mentre ci penso. Lei non mi toglie gli occhi di dosso. Opto per la verità.
-'Non mi andava.' Dico semplicemente e lei riduce gli occhi a fessura, come a volermi nascondere il suo dispiacere evidente.
-'Che hai fatto in questi giorni?' Chiede di petto, sviando l'argomento. Faccio un mezzo sorriso mentre mi siedo sul letto accanto a lei, porgendole un bicchiere del mio stesso vino. Beve in fretta e delle gocce le scivolano sul collo. Gliele lecco via con la lingua e lei trema. Prima che possa toccarmi, mi sposto. Lei socchiude gli occhi, frustrata.
-'Le solite cose, sai. E tu cosa hai fatto di bello?' Chiedo sorridendo, mettendo forse troppa enfasi sulla parola bello. Non mi guarda.
-'Niente di che.' Risponde appena.
Ah Bree, proprio non mi conosci.
-'Ah davvero? Non ti è piaciuto il peschereccio?' Chiedo fingendo di toglierle un filo invisibile sui suoi jeans. Per un attimo è distratta da quel mio gesto. Poi sospira.
-'Ecco perché non rispondevi. Ed io che pensavo che fosse per Blondie.' Dice ad occhi chiusi e passandosi una mano tra i capelli. Mi fa ribollire il sangue.
-'Blondie non c'entra un cazzo e tu puoi fare quello che cazzo vuoi. Se non ho risposto al telefono era perché non mi andava. Chiaro?' Mi accorgo di gridare e di star perdendo il controllo, ma i suoi occhi spaventati, mi inducono a calmarmi. Non ce la faccio a guardarla. Prendo la giacca ed esco sbattendo la porta.

Quando rientro, per la prima volta non so cosa aspettarmi. Ho fatto un giro nel viale per schiarirmi le idee, fumando una sigaretta dopo l'altra. Ho pensato a tante cose, ma nessuna di queste, era una cosa buona. Le luci sono spente e non sento alcun rumore, ma la porta del terrazzo è aperta. Mi avvicino silenziosamente e scorgo Bree che sta bevendo una birra, affacciata alla ringhiera. Ha l'aria triste ed io mi sento improvvisamente colpevole. Mi avvicino alle sue spalle e la stringo istintivamente. Le scappa un singhiozzo e l'ascolto piangere, rimanendo così in questo strano abbraccio. Dopo quello che sembra un tempo infinito, si volta a guardarmi.
-'Mi dispiace.' Sussurra appena, nascondendo il volto nel mio collo.
-'Anche a me.' Mi vien da dire, ma non so bene il motivo per cui io mi stia scusando. Forse lo sto dicendo solo per senso del dovere o forse, mi sto scusando per l'uomo che meriterebbe e che non potrò mai essere.

Rehab. Non ti amerò mai come meriti.Where stories live. Discover now