Capitolo 2

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Mi sveglio di soprassalto in preda ad un incubo. Sono solo a letto e ho caldo, molto caldo. Apro la portafinestra del terrazzo e respiro un poco d'aria pulita. Non so che ora sia ma a giudicare dalle luci della notte, l'alba è vicina. Bevo un goccio di brandy che a quest'ora, mi fa sentire stranamente potente. Aspetta, ma quando non lo sono?

In ufficio, c'è grande fermento. Con la nascita di nuovi prodotti americani sul mercato, la mia agenzia era piena di nuovi clienti e possibili investitori e mentre guardavo il gran caos che era la mia vita, per la prima volta, mi sento stranamente orgoglioso e in pace, mi sento soddisfatto di qualcosa che è solo mio. Ma poi mi ricordo di Blondie e mi sembra che tutto abbia meno valore se lei non è al mio fianco.

-'C'è qualcuno?' Chiedo entrando a casa di Bree. La porta è socchiusa, e si sente qualche rumore provenire dal piano di sopra. Mi aggiro per le stanze del piano di sotto, prestando attenzione a ciò che sento, ma vengo interrotto dalla zia di Bree, che comparendo dal nulla, per poco non mi fa sobbalzare.
-'Mi scusi, sto dando una sistemata alla soffitta e non avevo sentito la porta.' S'affretta a dire, sistemandosi i capelli. La guardo per un po' e chissà perché non le credo. Lei non sostiene il mio sguardo, bensì gioca con un grosso anello al suo dito. Decido di non badarci. D'altronde non ero li per lei, non mi importava di cosa faceva.
-'Bree dov'è?' Le chiedo diretto. La brava zia ci mette un po' a rispondermi.
-'E' fuori con James. Passano la giornata fuori al porto. Il padre di James ha un peschereccio appena fuori città e ultimamente vanno spesso.' Dice in fretta e poi pentendosene, a giudicare dall'espressione del suo viso. Bree non mi parlava di James da mesi ormai. Pensavo che l'avesse dimenticato, ma a quanto pare, ero l'unico ad averlo eliminato dalla mente. Fingo indifferenza mentre dentro rodo. Faccio mente locale e credo di aver capito di quale peschereccio si tratti. Soppeso per un attimo la possibilità di recarmici di persona, ma poi reprimo l'idea. Sorrido appena.
-'Beh, magari quando torna, può dirle di chiamarmi?' Chiedo per pura cortesia. Lei sembra più contenta di rispondermi. Non gioca più con l'anello.
-'Certo, certo. Ah, vuole una tazza di caffè? Non le ho nemmeno offerto nulla..' Dice senza convinzione nella voce. Mi fa pensare.
-'No grazie, devo andare.' Dico dirigendomi all'entrata e chiudendo la porta alle mie spalle. Qualcosa non andava e non solo con la vecchia e cara zia. Bree fossi in te, non avrei così tanta fretta di tornare.

In serata mi chiama Grace. Alzo gli occhi al cielo alla vista del display illuminato. Una parte di me, quella più buona, sperava fosse Bree. Rispondo al terzo squillo.
-'Grace.' Dico semplicemente e giocando con la lingua mentre lo pronuncio.
-'Amore!' Grida contenta dall'altro lato del telefono. Sorrido.
-'Devi dirmi qualcosa?' Chiedo arrivando al punto. Lei fa qualche verso, per poi scoppiare a ridere di gusto. Grace è ubriaca. Mi diverte.
-'In realtà non lo so perché io stia chiamando, forse avevo voglia di sentirti. Non è che puoi passarmi a prendere? La macchina mi ha lasciato a piedi. Ah si, ecco perché ti ho chiamato. E' tardi e non so come tornare. Vieni?' Chiede parlando a raffica. Per un attimo mi fermo a pensare. Potrei lasciarla lì ovunque si trovi. Potrei passare a prenderla e poi prenderla in altri modi mentre siamo al buio in camera da letto. Mi accorgo dei miei pensieri poco fervidi e cerco di darmi un contegno.
-'Certo Grace. Riesci a mandarmi la tua posizione? Arrivo subito, piccola.' Rispondo con una cortesia che non sapevo nemmeno di avere. Il me bastardo ride sommessamente.

-'Sei sempre il mio eroe!' Continua Grace urlando. Stacco la chiamata e la raggiungo.
Grace non si trova poi così lontano. E' a pochi isolati dalla superstrada e indossa un abito elegante color porpora e ha i capelli raccolti. E' senza scarpe e stringe affannosamente la sua borsetta. Ha le guance arrossate, a causa del vino e fatica a reggersi. Non l'ho mai vista in questo stato. Mi ringrazia più volte mentre l'aiuto a salire in macchina e chiamo qualcuno che si occupi della sua auto. L'accompagno a casa e l'aiuto a svestirsi e mettersi a letto. Crolla pochi minuti dopo ed io resto lì a fissarla. Non me la sento di lasciarla da sola, quindi decido di restare. Mi tolgo la giacca e le scarpe e mi stendo sul letto accanto a lei. Non si accorge della mia presenza, continua a dormire come se non avesse un solo problema al mondo. Per un attimo la invidio, poi il mio telefono inizia a suonare. E' Bree. Per un attimo, vorrei rispondere subito e riempirla di parole, ma poi lascio che il telefono squilli a vuoto, perché in realtà avrei solo voglia di bere e sculacciarla. Quindi per una sera lascio perdere, anche se si sa, che io vinco sempre. Non nell'amore, ma vinco sempre.

Rehab. Non ti amerò mai come meriti.Where stories live. Discover now