Capitolo 16

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-'Forse sarebbe il caso di assumere una nuova segretaria. Ultimamente ha davvero troppi impegni..' Mi distrae Gaston. Alzo gli occhi dal foglio per guardarlo.
-'E che ti ho assunto a fare allora? Di certo, non per farmi fissare con quello sguardo da inebetito che ti ritrovi. E ora fuori dal mio ufficio!' Urlo spazientito. Gaston mi guarda per un secondo eterno, prima di sbuffare e sbattere la porta. Ultimamente mi stava con il fiato sul collo per via dei troppi impegni lavorativi. L'agenzia fruttava parecchio ed ero sempre pieno di appuntamenti e cose da fare. Non vedo le mie donne da quasi due settimane e iniziano a mancarmi. Sul cellulare ho un paio di chiamate perse di Bree, di Blondie e perfino un paio di messaggi di Grace, rientrata dal lungo tour estivo. Sbuffo, ma senza richiamare nessuno.

In serata, sono stanco. Apro svogliatamente la porta del mio appartamento e getto la giacca e la valigetta sul divano. Apro il frigo ma ho finito il vino, cazzo. Cosi recupero di nuovo la mia giacca e scendo in strada. L'aria è piacevole, ma l'enoteca fuori casa ha già chiuso. Così mi allungo in centro, e mi fermo al solito bar. Entro diretto e un po' mi sento a casa. C'è il volume della musica alta e qualcuno audace e un po' ubriaco, balla al centro della pista. Ordino da bere e svuoto il bicchiere al primo colpo. Ne riempio un altro e finisco anche quello. Al terzo bicchiere, mi sembra di riconoscere qualcuno da lontano, un viso che non riuscirei a cancellare nemmeno volendo: Bree. Sta ballando e Dio se sa ballare. Sembra stia facendo l'amore. Indossa una mini gonna di jeans scuro molto corta, con sopra una camicia svolazzante che le si appiccica addosso come una seconda pelle. I capelli incollati al viso, gli occhi socchiusi e la bocca rosea mi fanno venir voglia di diventar volgare. Balla con quel ragazzo, James. Più che altro lui le resta accanto, rigido, ma non smette di guardarla.
Lei non mi nota. Finisco l'ennesimo bicchiere prima di alzarmi. Vado dritto nella sua direzione, anche se un paio di fanciulle vorrebbero la mia attenzione, ma non ho tempo. Mi giro, senza farmi notare ed ecco che sono alle sue spalle. Le cingo la vita con entrambe le mani e lei si lascia toccare per un attimo.
-'Balla con me.' Sussurro al suo orecchio, mordendole un lobo. Lei si gira nella mia direzione, ma non lascia le mie mani. Mi fa uno strano sorriso.
-'Non sapevo ballassi.' Dice senza fiato. Le sue curve continuano a muoversi ed io per un attimo mi perdo nei suoi movimenti.
-'Ah, piccola. Quante cose che non sai di me.' Le dico a mia volta, facendole fare una giravolta. La donna della canzone, dice 'toccami' ed è quello che faccio. Balliamo insieme, in un modo che non posso dirvi, balliamo come se ci fossimo solo noi in mezzo a questa pista improvvisata che al momento, mi sembra il posto più bello del mondo. Lei si stringe a me ed io la sento mia. Voglio che sia mia.
-'Andiamo a casa.' Mi vien da dirle. La mia mano sul suo collo è una supplica.
-'Ma James, devo almeno avvisarlo..' Dice senza convinzione. La stringo più forte.
-'Lascialo perdere. Ti ha lasciato da sola sulla pista. Non lo sa che c'è brutta gente in giro?' Dico prendendola in giro. Lei boccheggia ed io la bacio. La bacio li, troppo impaziente per aspettare. Quando ci stacchiamo, siamo entrambi senza fiato.
-'Hai ragione. Proprio brutta gente.' Dice, ma le sue mani nelle mie sono già un sì.

Dopo l'amore, Bree mi sembra più bambina. Indossa una mia camicia e il suo respiro leggero è l'unica cosa che si sente in questa notte buia. Mi siedo accanto a lei, ma non riesco a dormire, così mi limito a guardarla. Le sfioro una guancia con la punta delle dita. Si sveglia.
-'Ciao' sussurra con gli occhi ancora chiusi.
-'Torna a dormire. È presto.' O tardi, penso guardando l'orologio.
-'A cosa stai pensando.' Dice appena. Sorrido a mezza bocca, mentre le sposto una ciocca di capelli dal viso. Lei mi guarda.
-'Chi ti dice che io stia pensando qualcosa?' Dico, baciandole una spalla. Lei accarezza piano ed io mi sento a casa. Odora di buono, odora di Bree.
-'Quando non dormi, pensi. O al limite bevi.' Dice con semplicità come se fosse la cosa più ovvia al mondo. Sorrido ancora.
-'Stavo pensando alla prima volta che ti ho visto.' Dico improvvisante scuro in volto. Stavolta è Bree a sorridere. Alza gli occhi al cielo.
-'Tempi felici.' Dice ed io non so se sia così, se fosse davvero felice prima di incontrami. Era più felice prima di me? Vorrebbe non avermi mai incontrato? Non so darmi una risposta. Lei se ne accorge. Si alza dal letto e ora siamo uno di fronte all'altra, occhi marroni in occhi grigi.
-'Ho iniziato a vivere da quando ti ho incontrato.' Dice, come se avesse appena letto nella mia mente. La guardo a lungo, poi prosegue.
-'Solo da quando ci sei tu mi sento viva. Con te ho scoperto cosa vuol dire dare se stessi a qualcuno, cosa vuol dire soffrire, cosa vuol dire amare. Ho scoperto la gelosia di altre mani che ti toccano, il desiderio che si irradia quando mi sfiori. Ho scoperto di essere donna, di voler essere la tua donna.' Confessa baciandomi dolcemente sulle labbra. L'accarezzo. Piano. Pianissimo.
-'Allora perché hai scelto James?' Dico quasi spezzato. Lei abbassa gli occhi ma non le difese.
-'Perché tu non mi scegli.' Dice con gli occhi limpidi ed io non so più rinascere.

-'E' mattina. Alzati che ti accompagno a casa.' Dico, baciandole i capelli. Lei brontola qualcosa senza alzarsi, così le do una pacca sul sedere.
-'Ei, ma quanta confidenza!' Dice di colpo sveglia, cercando di nascondere invano una risata. Guardo i suoi occhi, la tristezza della notte non è passata, è ancora lì ed io mi sento strano e impotente. L'abbraccio istintivamente.
-'Ti amo.' Mi dice ed io per un attimo, mi sento intero.

E' tardi. Sono ancora alla mia scrivania a lavorare. Penso a Blondie. Penso a quando nascerà il bambino e sarà tutto diverso. Così la chiamo, la chiamo per sentire la sua voce, quella voce calda, familiare e in questo momento, così desiderosa. Risponde al terzo squillo.
-'Stavo pensando a te'. Dice tranquillamente. Avverto il suo sorriso. Anche il mio si espande. Cosa è capace di farmi, manco il diavolo lo sa.
-'Come stai.' Le chiedo. Lei chiacchiera per un po', un poco sorpresa da questa mia domanda, raccontandomi dell'ultima ecografia, del suo pancione che cresce, della sua nausea, del suo lavoro che si ostina a portare avanti a tutti i costi. Ascolto sinceramente attento le sue parole e mentre ascolto la sua voce, mi viene in mente che non posso pensare che tutto finisca così, che basti un niente per distruggere tutto, tutti i sacrifici, tutti i silenzi e le promesse. Non posso pensare che basti una decisione per mandarti via da me, per farti restare con me, mi rifiuto di crederci.
Non posso proprio pensare che un giorno tu potresti essere fuori dal mio cuore, dalla mia vita, fuori da me stesso, perché senza di te, il mondo che gira, sarebbe solo un punto fermo.
-'Ei, mi ascolti? Sei ancora in linea?' Mi distrae dal mio farneticare. Chiudo gli occhi.
-'Sono sempre qui per te. Lo sai.' Mi vien da dire. Lei sospira piano.
-'Saremo sempre io e te.' Dice con tono dolce, quasi triste.
-'Tra poco saremo in tre.' Sussurro. Sento il suo sorriso.
-'Solo se lo vuoi. Ci sarà sempre posto per te nella nostra vita.' Dice parlando al plurale. Ed io agisco d'istinto, stacco il telefono e la raggiungo sotto casa, bussando come un pazzo alla sua porta. Mi apre una Blondie confusa e disorientata. La bacio sul portone, in mezzo alle scale, mentre la fuori la luna s'impossessa del cielo.
Ti bacio sul portone mentre ti libero dal male, mentre mi liberi dal male.

Rehab. Non ti amerò mai come meriti.Where stories live. Discover now