Capitolo 18

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È sabato, manca una settimana esatta a Natale. E' il compleanno di mio padre oggi. Il mio borsone è pronto già da ieri sera e sembra stia aspettando un mio passo preciso. Anche Blondie ha già preparato il suo e abbiamo deciso di andare insieme a questa piccola festa / riunione familiare. Non so cosa aspettarmi sinceramente. Ricordo quando da bambino, facevamo l'albero di Natale nel giorno del compleanno del babbo. Mia madre tirava fuori tutte le decorazioni natalizie e montagne di biscotti. Quando finivamo, mio padre mi tirava sulle sue gambe e con un sguardo pieno di non so cosa, mi diceva che ogni anno, ero io il suo regalo sotto l'albero. Dirò anche io queste cose a mio figlio un giorno? Mi passo una mano tra i capelli, frustrato, mentre il mio sguardo ricade sul piccolo alberello che Blondie ha insistito per fare. E' venuta da me sapete, carica di albero, decorazioni e spirito natalizio. Era tutta fiera e soddisfatta quando ha completato il suo lavoro, che siamo finiti per far l'amore sopra il tappeto con solo le mini lucine dell'albero a illuminarci. Non sento Bree da un po'. Dopo la scenata al telefono, io non ho richiamato, lei non ha richiamato. Sto pensando di passare da lei per un saluto, ma non capirebbe la situazione. Penserebbe che io abbia deciso. Forse anche Blondie pensa che abbia deciso. Ma la verità è che non so niente. Non conosco questa giostra che gira, non conosco il suo percorso, né la sua destinazione. So solo che non posso tirarmi indietro, so solo che ogni mio passo mi porterà a far del male a qualcuno. Ma quanto cazzo ho da dire oggi?

Sono sotto casa di Blondie. Le ho mandato un messaggio dicendole di scendere, ma ama farsi attendere. Guardo di nuovo l'orologio. Eccola.
-'Sei pronta?' Le chiedo mentre la guardo. Lei si toglie qualche capello dal viso mentre si allaccia la cintura. Ha legato i capelli in una morbida treccia.
E' bella. Stringe la mia mano tra le sue. Mi sorride dolcemente.
-'Se ci sei tu, sono pronta.' Dice ed io mi sento più forte di un maledetto supereroe.

Mio padre è contento di vederci. Mi da una pacca sulla spalla, prima di abbracciare calorosamente Blondie. La riempie di complimenti, dicendo che la gravidanza le dona un aria radiosa. Lei sorride dolcemente.
-'E' vostro figlio che mi fa questo effetto.' Dice facendomi un occhiolino che per poco, non mi fa venire un infarto. Mi passo una mano tra i capelli.
-'E tu non dici niente mamma cara?' La vezzeggio. Lei esce fuori dall'arco della porta. Ha le braccia incrociate, ma un aria tutt'altro che burbera.
Ha gli occhi lucidi.
-'Voi due!' dice, prima di abbracciare entrambi. Blondie scoppia in una risata, mentre io non posso far altro che alzare gli occhi al cielo. Ah, le donne.

-'Quindi che avete intenzione di fare? Soprattutto tu.' Dice mia madre puntandomi il dito contro. Mi guarda mentre aspetta una risposta. La fronte corrugata dalla preoccupazione, gli occhi tradiscono un emozione nuova, incerta ma allo stesso tempo beata. Mi viene da sorridere. Anche Blondie mi guarda, quasi speranzosa. Cosa vogliono sentirmi dire? Sono un pover uomo, in questo momento al patibolo, ma pur sempre un pover uomo. Cosa si dice in questi casi? Cosa si fa in questi casi? E' tutto nuovo per me. Alzo le spalle.
-'Quello che Dio vorrà.' Mi vien da dire. Entrambe alzano gli occhi al cielo irritate.
-'Da quando credi in Dio?' Mi punzecchia Blondie, mentre si carezza il pancione con la mano. Non avevo notato che indossa un anello, lo stesso che le regalai tempo fa, quando l'orizzonte erano le sue curve. Scuoto la testa.
-'Da quando credo in noi.' Dico dolcemente. Blondie mi getta le braccia al collo di colpo commossa. Sono sorpreso, mentre la stringo. Mia madre indietreggia senza dire una parola, dicendomi tutto con lo sguardo.

Blondie è silenziosa dopo cena. La ritrovo in giardino, seduta sull'altalena con addosso una coperta azzurra. Lei sente i miei passi sull'erba fresca e da lontano mi sorride. Rimaniamo per un po' in silenzio, presi dai nostri pensieri.
Non so a cosa stia pensando. Non l'ho mai saputo.
-'Voglio che mi scegli.' Sbotta dopo un lungo sospiro. Rimango sorpreso, quasi spiazzato. Lei continua, mentre si sistema la coperta sulle spalle.
-'Ti voglio. Ti voglio come non ti ho mai voluto prima. Venire qui, stare con tua madre, sentire le sue parole, mi hanno confermato che questa é la vita che voglio, ma non mi basta se tu non sei con me.' Dice d'un fiato. Poi mi guarda. I suoi occhi sono limpidi, determinati. Leggo la sua volontà.
Mi spiazza. Mi affascina.
-'Anche io ti voglio Blondie. Ti voglio come non mai, come non ho mai voluto nessuna, ma tu sei parte di tutto, senza mai essere mia.' Le dico appena, prima di voltarmi e andare in casa senza lei.

Non riesco a dormire. Mi giro e mi rigiro, ma il sonno non arriva. Blondie mi dorme accanto. Ho finto di dormire, mentre la guardavo spogliarsi e infilarsi la camicia di notte. Che codardo direte voi, ma sapete signore mie, certe cose non le posso proprio dire. Le do un bacio sulla fronte, prima di alzarmi e andare sul balcone per fumarmi una sigaretta. L'aria fredda mi punge il petto ma non ci bado. Quando ero bambino, pensavo di poter vedere il mondo da questo balcone, quando ero bambino pensavo di avere tutto nelle mie mani, pensavo che niente mi avrebbe sconfitto. Pensavo, pensavo, stavo sempre a pensare. Mio Dio, ma cosa mi succede? Parlo da solo quasi. Poi mi arriva un messaggio, è Bree: quando non ci sei, mi cadono in testa le stelle inchiodate male. Sorrido. Ultimamente si era fissata con Vasco Brondi. Lo conoscete no? Io non ne sapevo nulla di sto tizio, ma poi me l'ha fatto piacere. Ah Bree, penso che riusciresti a farmi piacere qualsiasi cazzo di cosa.

Rehab. Non ti amerò mai come meriti.Where stories live. Discover now