Capitolo 14

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-'No, no, è tutto sbagliato! Ti prego, ti supplico, non fare così, non sei tu che devi piangere!' Mi urla quasi Bree. Ha l'espressione sgomenta mentre si asciuga il volto con le dita, cercando invano di asciugare le mie lacrime. Resto inerme.
-'Dai, se smetti tu smetto pure io.' Mi promette, con lo stesso tono dolce di chi parla a un bambino. Bambino. Questa parola mi fa riflettere mentre la guardo. Lei mi sembra una bambina. Una bambina che si dovrebbe proteggere e curare, ma io non lo so fare. Bree continua a parlarmi ma non so risponderle. La guardo ancora.
-'Dai, restiamo così va bene? Resto qui con te, come se niente fosse cambiato, come se niente fosse andato avanti. Avanti parlami, dimmi qualcosa.' La sua voce sembra una preghiera. Lacrime dolci continuano a percorrerle il viso.
-'Ma io voglio andare avanti.' Solo questo mi vien da dire, mentre allungo una mano sulla sua guancia e piano l'accarezzo. Lei sospira. Poi continuo.
-'Voglio andare avanti con lei, voglio scegliere lei ed essere quell'uomo che ha sempre meritato, che in cuor suo, ha sempre sperato che io diventassi. Voglio scegliere lei, essere padre di questo bambino e finalmente crescere, finalmente avere qualcuno da cui tornare la sera. Voglio scegliere lei perché è la scelta giusta, la scelta razionale, la scelta che ho sempre dovuto e voluto fare. Eppure allo stesso tempo, voglio scegliere te. E ti voglio scegliere Bree, perché sento che con te posso ricominciare, posso essere un uomo nuovo, diverso, perché tu mi fai venire voglia di essere migliore. Mi fai venir voglia di buttare tutto alle spalle, di costruire una casa con i mattoni ed essere felice.' Dico d'un fiato, per una volta del tutto sincero, privo di barriere, di inibizioni. Lei piange. Piange via la tristezza, la rabbia, l'amore. L'accarezzo piano. Non dico nient'altro. Resta in silenzio per secondi, minuti, forse ore, non saprei. Poi mi guarda, gli occhi lucidi. Schiude la bocca come a dir qualcosa ma poi lentamente la richiude. Poggia la testa sulla mia spalla e per stanotte, va bene così.

Quando mi risveglio, sono solo. Non ricordo a che ora io sia venuto a letto o a che ora, Bree sia andata via. Per un attimo resto a contemplare il soffitto, quando poi mi ricordo di una cosa. Così mi alzo svelto, facendo una rapida doccia, prima di indossare dei jeans e una camicia. Prendo anche giubbotto in pelle e il casco. Già signore mie, questo bel don Giovanni ha comprato una moto in un momento di noia ordinaria. Mi rende più affascinante, più affascinante del solito. Mentre mi perdo in questi pensieri frivoli, raggiungo di corsa la clinica dove si trova Blondie al momento per l'ecografia. Sono deciso ad entrare, quando ripenso a Bree e al suo doloroso silenzio. Così mi appoggio alla moto restando fuori ad aspettare. Ad aspettare Blondie, ad aspettare Bree, ad aspettare che qualcosa finalmente accada.

-'E tu cosa ci fai qui fuori?' Mi chiede con una punta acida nel bel tono di voce. E' ancora arrabbiata ma mi eccita. La guardo a lungo leccandomi le labbra. La mangerei. Posso farlo. Mi avvicino. Le cingo una mano dietro la schiena e di scatto la sovrasto.
-'Sei così bella. Il tuo profumo m'incanta e tu, tu beh, lo sai cosa mi fai.' Le sussurro all'orecchio socchiudendo gli occhi per un attimo. Sento il suo sospiro. Mi allontana. Mi rabbuio ma non riesco a tenerle il muso a lungo. Lei si. Mi guarda accigliata nel suo abito bianco, da dietro le sue lunghe ciglia.
-'Pranzi con me?' Le dico dolce, prendendo una sua mano e portandomela alla bocca. Lei boccheggia ma non si lascia distrarre.
-'Perché sei venuto?' Chiede cercando di ritirare la mano. La stringo più forte. Ci penso mentre la guardo, ma poi opto per la verità.
-'Volevo vederti.' Dico semplicemente. Lei mi guarda.
-'Perché non sei entrato?' Mi chiede con tono interrogativo. Sbuffo leggermente, scegliendo ancora una volta la verità.
-'Non sono pronto a vedere l'alieno. A volte non mi sento pronto nemmeno a vedere te.' Dico senza pensarci. Lei non si lascia sfuggire niente. Si avvicina.
-'Perché.' Chiede ancora. Mi irrito.
-'Non è una conversazione da fare qui nel bel mezzo della strada.' Alzo la voce mentre mi passo una mano tra i capelli frustrato. Con mia sorpresa, lei sorride.
-'Quando mai ti è importato degli altri? Voglio sapere perché. Dimmelo.' Adesso il suo tono è dolce, quasi seducente. Mi stuzzica. Allunga una mano sulla mia barba per poi far passare le dita sulla mia bocca. Sospiro piano. Mi confonde.
-'Perché tu mi disarmi. Per me continui a restare un mistero ed io continuo a restare, un povero stronzo senza speranza.' Dico flebile, quasi spezzato dalla verità delle mie parole.
-'Mai come questa mattina, mi sono svegliata da sola, e ho pensato a te. Ho pensato a come sarebbe bello svegliarsi in due, cominciare a parlare al plurale.' Dice dolce, carezzandomi il volto. Sembra stia parlando con se stessa, non con me.
-'Saremo sempre io e te.' Sussurra sorridendo, prima di lasciarmi un bacio e andare via.

Quando torno a casa sono stanco. Bevo un bicchiere di vino, mentre contemplo la luna. E' così grande stasera. Grande quasi quanto la mia solitudine. Mi riempio un altro bicchiere, per poi attaccarmi direttamente alla bottiglia. Sento un rumore alle spalle ma quando mi giro, non trovo niente. E' terribile. Ogni volta che non ti trovo, non mi trovo.

Rehab. Non ti amerò mai come meriti.Where stories live. Discover now