Capitolo 8

296 15 0
                                    

La sua pelle è stata la sua casa e i suoi capelli, il suo rifugio. Lui ha visto ciò che ho visto io e toccato quello che di notte è stato mio. Lei è stata sua e non importa se era ubriaca, fuori di testa o stralunata. Blondie può, non come lei. Ho fumato troppo e non sono lucido. Non ho bevuto ne dormito. Sono un stronzo a volerla per me, a volere che conservi per me se stessa. Maledetto coglione.

La settimana scorre a rilento. La primavera si sta facendo spazio tra questa grigia città e gli alberi sono un po' più verdi. I fiori sbocciano e Blondie sboccia come una rosa al sole. L'ho incrociata al negozio di fiori nel suo abito giallo e i suoi capelli biondi. Le ho baciato la fronte mentre lei mi carezzava una guancia. Sembrava amore.

-'Per favore apri la porta.' Continua a chiedere Bree fuori dal mio appartamento. Continua a bussare e chiedere di aprire da almeno dieci minuti, mentre io sono intento a bere. E' piacevole e divertente sentirla supplicare. Quasi eccitante.
-'Per favore, almeno lasciami spiegare.' Sussurra ancora. Apro la porta. Bree è in ginocchio davanti ai miei piedi, con le guance rigate e gli occhi stanchi. Sembra una bambina, una bambina stanca e triste. L'aiuto ad alzarsi e d'istinto bacio le sue mani. Trema. Si accomoda ad uno dei miei sgabelli e le verso un goccio di vino. Sembra una sera normale, di una coppia normale, di un vita normale. Peccato che in noi, di normale, non ci sia proprio niente.
-'Ho sbagliato lo so.' La sua bella bocca è tremolante e spaventata. La zittisco con un dito sulla bocca. Lei sembra confusa e in preda al dolore.
-'Non dire niente. Non sopporto più tutto questo dolore.' Il suo cuore accelera e i suoi occhi si bagnano. Piange sommessamente tra delle braccia che non sanno toccarla. Da sfogo alla tristezza e all'amore, in un solo pianto.
-'Non mi hai telefonata, non ti ho visto per giorni. Avrei preferito un attacco di rabbia, uno schiaffo o un addio, al posto di tutto questo silenzio. La tua indifferenza mi distrugge. E' stato un errore. Ero ubriaca, maledizione! Se potessi tornare indietro, mi fermerei sulle scale di casa tua e ti costringerei a stare con me.' Dice, arrabbiata, frustrata.
-'Non mi hai mai chiesto di restare.' Chiedo impassibile.
-'Te lo grido ogni giorno. Solo che tu non mi senti.' Sussurra abbassando gli occhi e asciugandosi una lacrima con la punta delle dita. Mi avvicino piano a lei, sfiorandole il viso e costringendola a guardarmi. I suoi occhi sono limpidi, trasparenti, senza ombra di cattiveria o falsità. Dopo il pianto, sembrano morbidissimi, come se si potessero sciogliere improvvisamente.
-'I tuoi occhi sono così belli. Con le lacrime dentro, sembrano una poesia.' Lei sussulta, un leggero sorriso sulle sue labbra.
-'Come puoi dirmi una cosa del genere? Certe volte non sembri tu ed io mi innamoro ancora. Devi smetterla.' Dice sbuffando. Le carezzo una guancia.
-'Di farti innamorare? Si, forse dovrei.' Le carezzo piano la bocca. Geme.
-'Ti ha fatto sospirare così?' Chiedo pizzicandole un labbro. Lei sussulta, scuotendo la testa. Sento i suoi battiti accelerare e il suo respiro cambiare. Le tiro dolcemente i capelli, avvicinando la sua bocca alla mia. Sento il respiro fresco sulla lingua. Sa di rosa, di fresie e di Bree. Si alza dallo sgabello, mettendomi un braccio intorno al collo e avvicinando la mia testa alla sua. In questo momento, lei è semplicemente Bree. La mia Bree. Non quella che va a letto con James, che fa la dura agli occhi del mondo.
Stanotte lei è Bree.

-'Buongiorno..' Dice baciandomi una guancia. La guardo mezzo attonito e mi rendo conto che la luce del sole non è ancora sorta. Bree è ai piedi del letto, con la mia camicia addosso e le sue gambe scoperte. Ha dinanzi un vassoio pieno di cibo, pronto per la colazione. Non deve aver dormito molto per prepararla.
-'Potevamo andare al bar. Non c'era bisogno.' Dico alzandomi un poco. Lei fa una smorfia, nascondendo un sorriso.
-'Mi faceva piacere.' Risponde prima di masticare un pezzo di croissant. La guardo, innocente e deliziosa e non riesco a ricordare se stanotte con lei abbia fatto sesso o l'amore. Forse un po' entrambe le cose.
-'Sei ancora arrabbiato?' Sussurra quasi timorosa.
-'Non credo. Infondo sei ancora una ragazzina e hai una tua vita. Non voglio privarti di niente.' Dico più sincero di quanto mi aspettassi.
-'Allora non privarmi di te.' Dice quasi in un sussurro. Sorrido.
-'Ci sono cose che non posso promettere. Vedi, io so amare solo così e non lo so nemmeno se questo sia amore. So amare solo in questo modo duro, crudo e carnale. In un modo sbagliato, assurdo, in un modo che certe volte sfiora l'ossessione. Amo da sempre e da sempre non è abbastanza. Non ti amerò mai come meriti.' E il mio cuore insieme al suo, un po' si spezza.

Gaston questa mattina è nervoso. Un pezzo grosso di una famosa marca di prodotti per il corpo, vuole parlare con noi per i metodi di pubblicità. Potrebbe essere un grosso affare per lui e per me. Lui guadagnerebbe fama e rispetto oltre ad un aumento di stipendio visto che il cliente l'ha procurato lui ed io un mucchio di soldi e pubblicità per la mia ditta. Non sono preoccupato. Chi può resistermi?
Come sospettavo, l'incontro è andato bene. Il cliente è soddisfatto ed io pure. Ci vorrebbe una donna. Ma una di quelle semplici, dove non ti devi sforzare, non ti devi incasinare, non devi perderci qualcosa.
Ci vorrebbe una donna che aprisse le gambe senza troppe storie, senza troppe domande, senza metterci troppo cuore. Ci vorrebbe una donna facile.
Una donna un po' puttana.
Ma forse non fanno più per me.

Rehab. Non ti amerò mai come meriti.Where stories live. Discover now