Quattordici.

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Capitolo revisionato.


«Secondo te è geloso che stasera andiamo al Coconuts?» - domando a Perla, mentre le alzo la cerniera. Indossa un vestito a palloncino, composto da un top rosso e la gonna bianca a tema floreale.

Emette uno sbuffo; immagino anche che abbia alzato gli occhi al cielo. Si volta a guardarmi. «Ali, noi andiamo per divertirci. E divertirsi non significa bordellare, sia chiaro.».

Sospiro, arricciando le labbra. Perché ho una strana sensazione addosso? «Comunque, anche se ci hai lasciati soli, alla fine non credo di aver chiarito un bel niente...» - confesso, dispiaciuta.

Infilo il vestitino color porpora, che non mettevo da anni; fortunatamente, calza ancora a pennello. «Secondo me avete corso un po' troppo.» - sentenzia, schietta e leale.

In automatico il mio sopracciglio si solleva. Parla proprio lei?

«So cosa stai pensando» - mi ammonisce, agitando l'indice da un lato all'altro. «Tra me e Raffaele le cose sono successe velocemente, ma ad entrambi va bene.» - continua. «A tutti e due va bene» - aggiunge con enfasi.

«Invece, noi?» - chiedo, distrattamente, sedendomi sul letto per infilare i decolletè neri, e cercando di capire dove voglia arrivare.

«Invece, tu hai voluto parlarne con lui chiaramente, perché ti piace avere tutto sotto controllo.» - mi risponde, ed io sollevo lo sguardo, perplessa. «In amore non dovrebbe essere così; secondo me... dovresti lasciarti andare.» -continua, allargando le braccia- «Te l'ho detto dalla prima volta che l'hai visto, al Beach Club, di stare un po' più calma.» -conclude, ridacchiando.

Sospiro, prendendomi la testa fra le mani, avvolta da mille pensieri. «Stai dicendo che ho sbagliato tutto?» -la interrogo, esasperata.

«Ma no, ecco...» -cerca di trasmettere sicurezza, ma il suo sguardo incerto vale più di mille parole. «Si può ricominciare, in ogni caso.». Sorride voltandosi, probabilmente per andare al bagno.

Resto sola in camera e mi infilo anche l'altra scarpa. «Ricominciare.» - sussurro fra me e me. Ricominciare. Ma non è quello che voglio, perché anche i piccoli litigi avvenuti in così breve tempo sono serviti a farmi comprendere che tipo di persona è Michelangelo. Però, su una cosa, Perla ha ragione: dovrei lasciarmi andare, non ho fatto altro che pressarlo, attribuendo a lui la causa delle mie ansie. Quando, in realtà, sono io ad essere impaziente e timorosa come non mai.

«Sei pronta?» - strillo, afferrando la pochette scura. Mi alzo in piedi, sui tacchi vertiginosi, e, specchiandomi, appuro quanto io sia più che bella stasera. Perla ha intrecciato delle ciocche laterali e precise dei miei capelli, unendole poi al centro. Io non sarei mai in grado di fare acconciature del genere.

«Sì, eccomi.» - risponde a tono, comparendo di nuovo sulla soglia della camera. Prende le chiavi ed il telefono e li ripone nella pochette rossa, abbinata ai fiori sul suo vestito.

Quando siamo uscite di casa -in maniera lenta, a causa della poca abilità di Perla, appuro che sono le otto e mezza ed ha cominciato a fare buio. «Hai il telefono carico per impostare il navigatore, vero?» - le chiedo, voltandomi indietro, giusto in tempo per allungare un braccio dinanzi al suo busto evitando una sua caduta disastrosa.

«Sì, è al venti per cento.» - risponde, quando si riprende, guardandomi innocente. «Ce la faccio con la batteria!» - aggiunge, in seguito al mio sguardo allarmato.

«Dio, Perla...» -sospiro affranta, quando ormai siamo vicine alla macchina- «Va bene, nel caso chiediamo indicazioni.» - aggiungo, quando facciamo ingresso nell'abitacolo.

Heart of CourageWhere stories live. Discover now