Ventiquattro.

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Trattengo il fiato.

Mi sento come quando, da piccola, mi dicevano che ero una bambina speciale perché mi aveva portata la cicogna. Certo, ci credevo: ma avevo anche quattro anni.

«Michelangelo...» -sussurro; è tutto ciò che riesco a dirgli.

Non so davvero cosa pensare. Dopotutto, fino ad una settimana fa lui era ancora nel letto di Marta.

«Scusa... hai ragione. Dimentica tutto quello che ho detto.» -ribatte, secco.

Sbatto le palpebre, confusa. Finirò per impazzire, è certo.

Un minuto prima dice 'di amarmi' e il minuto dopo smentisce tutto!?

E' strano... insolito, oserei dire. E' come se accelerasse e poi, di colpo, andasse in retromarcia. Accelera, retromarcia, accelera, retromarcia. Se continua così, però, prima o poi la macchina si rompe. Credo. Non me ne intendo molto di macchine, dovrei chiedere a Perla.

Perché deve sempre rovinare tutto?

«Fai sul serio?» -chiedo, esasperata. Sollevo il busto e mi metto a sedere.

Sbuffa, accendendo la luce sul comodino. «Cosa vuoi che ti dica!?» -sbotta, agitando le mani. «Con Marta era molto più semplice.» - aggiunge.

Ed io mi sento morire. Con Marta era molto più semplice. Ho sentito bene?

Con quale coraggio dice certe cose?! Mi sta dicendo che sono una ragazza difficile!?

Ma perché!? Io non gli do tutti questi problemi!

Credo.

Chiudo gli occhi, cercando di trovare la calma per dare una risposta civile. Sotto le palpebre, avverto le lacrime pungenti che minacciano di uscire.

Forse si è reso conto della cazzata che ha detto, così cerca di aggiustare la situazione:«No, scusami, non intendevo...».

Ma io, ormai, ho capito tutto. Questo ragazzo non mi ama. Nè ora, nè mai. Lo interrompo con un gesto della mano e, truce, dico:«Torna da lei, allora!».

«Alisya...».

Ma Alisya che? Non può fare così. Come faccio a credergli? Una settimana fa era nel letto di Marta, e ora è nel mio; a 'promettere di amarmi a vita'. Ma sentitelo.

Tiro su col naso. «Michelangelo, fa' pace con i tuoi sentimenti. Ne riparleremo più in là, quando avrai capito ciò che vuoi.» -ribatto tranquilla, anche se non lo sono affatto.

Ho una strana sensazione addosso da giorni, ormai. Mi sta mangiando viva e la pelle lacerata brucia. Non ce la faccio più. E' troppo insolito il suo comportamento. E' così facile modificare i propri sentimenti, da un giorno all'altro?

«Alisya, tu mi piaci...» -dice. Siamo passati dalla 'promessa di amarmi' al 'mi piaci'. Bah. Ogni cosa che dice peggiora la situazione. Non voglio sentire nient'altro.

Lo interrompo, facendo un gesto con la mano:«Michelangelo... davvero, lascia stare.»

Non voglio sentire più una sola parola dalle sue labbra. Che prima erano sulle mie, ma a questo penserò dopo, quando mi dannerò per non aver tenuto a freno la lingua.

Devo sempre parlare. Devo sempre complicare le cose. Forse, il problema sono proprio io, che non riesco a fidarmi di lui.

«E' meglio che vada, vero?» -chiede. Nella sua voce c'è una piccola scintilla di speranza.

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