Trentatré.

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Quando mi sveglio, succede qualcosa di molto strano. In un primo momento penso che il cane mi stia leccando la faccia; ma, un attimo...

Non ci sono cani in casa.

Credo.

Successivamente sento un click, tipico del telefono che scatta una foto, seguito da un'imprecazione.

Nel momento in cui apro gli occhi, è ancora tutto molto confuso. La lampada sul comodino è accesa.

C'è Michelangelo seduto sul letto, con lo smartphone puntato nella mia direzione. Lo guardo con la fronte corrucciata, cercando di capire cosa diamine stia facendo. Poi, uno strano formicolio mi attraversa il volto ed io, credendo sia un insetto, mi passo una mano sulla guancia.

Per poi ritrovarmela sporca di un liquido freddo e verde.

«Ma che cazzo...» - mormoro, guardando le dita sporche e appiccicaticce, con gli occhi socchiusi. «Che cos'è?».

Michelangelo mi guarda fisso, senza rispondere. Si avvicina al mio viso ed io non ho la forza di muovermi, non ancora. Sono stanca morta. Ma che diamine sta succedendo?

In un attimo, avverto la punta della sua lingua muoversi sulla mia guancia, con movimenti lenti e decisi. Mi ha leccata.

Sbatto le palpebre.  L'ha fatto davvero?

«Buono.» - mormora, soddisfatto.

Si, l'ha fatto davvero.

«Che problemi hai?»- sbotto, mentre cerco di capire che diamine sia questa robaccia che ho sul viso.

«Volevo vedere se sulla tua pelle avesse più sapore.»- dice sorridendo, come se fosse la cosa più normale del mondo. «È gelato.»

Resto a bocca aperta, sconvolta. Mi ha spiaccicato del gelato in faccia?!

Questo ragazzo ha dei seri problemi.

Mi volto: sul comodino c'è la vaschetta bianca in polistirolo e dentro, appunto, c'è il gelato al thè verde.

«Ti droghi, Michelangelo?» - sbotto, alzandomi dal letto.

«Quando capita!» - allarga le braccia, ridacchiando.

Mi volto, prima che la mia bocca vada in tilt ed io cominci a riempirlo di parole; apro la porta del bagno e mi guardo allo specchio. Ho due strisce orizzontali di gelato sciolto sulla guancia sinistra, mentre ne è rimasto ancora un po' sulla destra.

Ma che problemi ha, penso, mentre mi sciacquo il viso energicamente. Quel ragazzo è impazzito.

Torno in camera; Michelangelo è in piedi, avanti al letto. «Ecco a te un dolce buongiorno!» - esclama, abbracciandomi e strofinando il suo naso al mio.

«A me sembrava il fratello stupido di un gioco erotico.» - sbotto, sincera.

Non risponde. Guardo verso il balcone: fuori è ancora buio, ma si può vedere che il cielo è nuvoloso e minaccia pioggia, che rottura. «Che ore sono?» - chiedo, distanziandomi per stiracchiarmi.

«Sono ancora le cinque e mezza.» -annuncia in uno sbadiglio, sdraiandosi a pancia in giù sul letto.

Ha le braccia e le gambe divaricate a mo' di X, ed il viso impresso sul cuscino.

Le cinque e mezza.

Mi siedo sul materasso, sconfitta.«E perché, diamine, mi hai svegliata un'ora prima, Michelangelo?!» - esclamo, prendendomi la testa fra le mani.

Poggia una guancia sul cuscino, per guardarmi:«Non riuscivo a dormire; ti sto guardando ronfare da ore.».

Sbatto le palpebre, confusa. Ha dei problemi mentali, è chiaro. «E posso chiederti il perché del gelato?» -chiedo, irritata.

Heart of CourageWhere stories live. Discover now