Trentasette - Mihangel.

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Avrete notato sicuramente che ci sono due capitoli col numero trentasette. Semplicemente, lo stesso periodo narrato nel capitolo precedente, sarà illustrato qui dal punto di vista di Michelangelo, perché ci sono un sacco di cose che non sappiamo e dobbiamo capire. E' stato più difficile di quanto pensassi scrivere questo capitolo, e mi scuso per l'enorme masso di più di 7500 parole che dovrete digerire... sono stanca MORTA e non riesco a scrivere altro. Spero che il capitolo vi piaccia, e nel caso fatemelo sapere con i commenti. Mi piace pensare che seguite le vicende coi personaggi e impazzite con loro.

baci, vostra sha c:

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Alisya scoppia in una fragorosa risata, piegandosi in due. Aggrotto le sopracciglia divertito.

«'Che ridi?» -asserisco, arricciando le labbra. Vorrei baciarla in questo momento. Anzi, no, la bacerei ogni minuto. E' bellissima.

Scuote la testa, riprendendosi. «Niente, niente...» -tira un sospiro- «Dai, andiamo!» -aggiunge, lasciandomi in una profonda confusione.

«Dove dobbiamo andare?».

Schiude la bocca per rispondere, ma arresta la sua risposta e sbarra gli occhi, terrorizzata. Inarco le sopracciglia e mi volto di scatto nella direzione di ciò che sta guardando.

Una macchina a due metri da noi; ruote che stridono sull'asfalto. Una figura che esce dal veicolo. Non riconosco il viso. Oppure lo riconosco. Non lo so. Chi è?

Avviene tutto in pochi attimi. Il cuore mi martella nel petto, comincio ad avere freddo, ho i brividi, ho paura, devo proteggere Alisya. Alisya vieni qui, no, no, dove vai?

Come se qualcuno le avesse risucchiato l'anima, cammina lentamente verso quello che sembra essere il suo unico destino. Un triste destino, fatto di droga, abbandoni, cuori infranti e promesse non mantenute.

Uno, due, tre passi. Lo sguardo spento; il cuore vuoto. Devo proteggere Alisya.

«Brava, sei venuta tu da me alla fine.» -sghignazza la figura sconosciuta. «Così quella stronza di tua mamma ci pensa due volte prima di lasciarmi nella merda.»

Cristo, ha una pistola! Corro, corro, ma Alisya sembra essere distante da me un chilometro, non due metri. Comincia a venirmi l'affanno e più corro, più mi distanzio da lei. Mi fermo di scatto, preso dall'esasperazione: la figura le punta la pistola contro. 

 E spara.

Spalanco gli occhi terrorizzato; il cuore pulsa violento e insopportabile, le lacrime impiegano davvero poco ad arrivare agli occhi. Serro i pugni, stringendo il cuscino fra le mani, avvertendo la federa ghiacciata e liscia contro la pelle, in contrasto con gli occhi di fuoco; accarezzo l'indice col pollice, con delicatezza premendo poi sempre di più, come se questo potesse farmi sentire vivo. Sveglio. Come se potesse convincermi che tutto fosse solo un sogno.

Inspiro. Schiaccio il volto sulla federa. Espiro. Non era vero niente. Con movimenti disordinati mi stendo sulla schiena, asciugando una lacrima sfuggita a causa del panico. Sollevo il busto, ancora scosso, e mi siedo all'estremità del letto.

Faccio un lungo respiro e mi prendo la testa fra le mani. Che risveglio traumatico. Quando finirà tutto questo? La paura di perderla mi lacera l'anima ogni secondo della mia vita. E' stressante, non ce la faccio più.

Ad un tratto un rumore mi fa sobbalzare. Mi tranquillizzo, quando mi rendo conto che è la vibrazione del mio telefono, abbandonato sulla scrivania. Aggrotto le sopracciglia, disorientato. Chi sarà mai?

Heart of CourageTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang