Capitolo 2

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La stanza malamente illuminata era pregna dell'odore dei loro corpi. Li avevano sbattuti lì dentro a centinaia, ammassandoli come fossero animali da macello e abbandonati lì per...quanto? Ore? Giorni?

Levi aveva perso la nozione del tempo. E lo schifo in cui si trovava non lo aiutava di certo a ricordare. Storse il naso quando l'ennesima zaffata acre gli raggiunse le narici. Cercò di non pensarci e abbassò lo sguardo argenteo: lo avevano privato di quella orrenda tenuta grigia che, al suo arrivo nella prima cella, lo avevano costretto ad indossare, per sostituirla con un semplice pezzo di stoffa candida che gli avvolgeva i fianchi sottili coprendo, a stento, la sua nudità.

Lo avevano pulito e ricoperto di oli profumati che gli facevano brillare la pelle nivea come neve al sole e aggiustato il taglio militare che, durante i lunghi mesi di prigionia, era diventato una zazzera arruffata e ribelle.

Le ferite e i lividi erano stati medicati alla bene e meglio e ricoperti con candide bende.

Ora non restava che aspettare: a turno, a piccoli gruppi, avrebbero abbandonato l'affollata stanzetta e poi...

Poi sarebbero stati venduti al miglior offerente.

Schioccò la lingua, nervoso, mentre la fronte si corrugava in un cipiglio severo. Fu un singhiozzo improvviso a riscuoterlo da quello stato di trance in cui era appena caduto: accanto a lui sedeva una ragazza, poco più giovane di lui, dai fluenti capelli rossi lasciati cadere sulle spalle morbide.

Indossava la stessa tenuta di Levi, sennonché ve n'era un secondo lembo a coprirle i seni acerbi; teneva le gambe magre strette al petto, avvolte dalle braccia sottili in cui, per disperazione, aveva affondato il viso.

Il pianto le sconquassava il corpo minuto, facendola tremare come una foglia.

Levi le si avvicinò cauto: <<Oi>>

La ragazza, spaventata, sussultò di colpo, rizzando il capo: aveva un bel viso, dai tratti dolci che la facevano somigliare a una bambola di porcellana, labbra sottili, un naso dritto e due splendidi occhi dorati.

Levi la fissò accigliato:
<<La smetti di frignare ragazzina?>> Non era mai stato bravo a consolare le persone. I pianti lo irritavano troppo.

Lei lo squadrò in silenzio, avvampando fino alla punta delle orecchie e si affrettò ad asciugare gli occhi umidi; le lacrime, tuttavia, non davano segno di volersi arrestare.

<<Mi-mi...mi disp-dispiace>> piagnucolò.

Levi mandò uno sbuffo, alzando lo sguardo al cielo poi, senza troppe cerimonie, sfregò la mano sul viso della ragazza, pulendolo all'istante dalle lacrime e dal muco che le usciva dal naso. Le rivolse un'occhiata storta: 

<<Non mi piacciono le ragazze che piangono>> 

Si guardò la mano sporca, storcendo la bocca.

<<Soprattutto se sono carine>> soggiunse in un borbottio.

Lei parve riprendersi e accennò un sorriso che le illuminò gli occhi dorati. 

E' piuttosto bella quando sorride, convenne il ragazzo.

<<Grazie>>

Levi si strinse nelle spalle, tornando a fissare il suolo.

<<Come...come ti chiami?>> lo raggiunse la vocina della ragazza, costringendolo a sollevare i suoi occhi di ghiaccio per posarli in quelle pozze d'oro;

<<Levi. Tu?>>

<<Pe-Petra. Petra Ral>>

<<Come sei finita qui?>> Le si scostò un ciuffo dal viso e se lo pettinò dietro l'orecchio in un gesto meccanico, freddo. Scostò lo sguardo.

<<I cacciatori hanno attaccato la nostra carovana. Eravamo pochi, perlopiù donne. Hanno violentato quelle più grandi e catturato le più giovani. Ci hanno condotto in una grotta, sulle montagne. Ci hanno segregato là per più di un mese...poi hanno selezionate un gruppo di noi e ci hanno portato qui- s'interruppe -...le altre sono state portate via...io sono l'unica rimasta>>

Levi schioccò la lingua, serrando le dita a pugno con tanta forza da sbiancarsi le nocche. La rabbia gli divorava l'anima, ma si costrinse alla calma.

<<Tu, invece?>>

<<La storia è più o meno la stessa>> mormorò distaccato. 

<<E non hai paura?>> 

Un brivido gelido solcò la schiena di Levi, facendolo sussultare;

<<Paura? Di cosa?>>

<<Di quello che ci accadrà>>

Levi si pietrificò: aveva pensato centinaia, anzi no, migliaia di volte a quello che gli sarebbe accaduto ma paura...

No, non aveva paura. 

Provava solo...

Solo...

Disgusto.

Ma paura...

Quella mai.

<<Tu hai paura?>> La guardò mentre annuiva piano con la testa, cercando di trattenere le lacrime che le spuntavano ai lati degli occhi.

Le accarezzò la spalla, facendo tintinnare le catene che gli serravano i polsi.

<<Ne verremo fuori. Tranquilla>> le disse, cercando di ottenere un tono abbastanza dolce con scarso successo. Lei sorrise, ma quel sorriso non le raggiunse gli occhi.

La porta si aprì e ne entrarono quattro o cinque cacciatori. Tenevano il viso coperto, avvolto da bende scure, in perfetto accordo con le vesti color pece. Levi sentì Petra squittire e le dita di lei conficcarsi nella pelle del braccio. Restò impassibile.

<<Tu. Tu no. Tu sì. Tu sì. No. No...>> I cacciatori passavano di fronte ai ragazzi legati, segnando quali portare via e quali lasciare a marcire. Alcuni tra i più giovani scoppiarono in lacrime, altri cercarono invano di dibattersi mentre venivano trascinati fuori. Altri, allo stremo, neanche si accorsero di ciò che stava succedendo.

Uno dei cacciatori, un uomo alto, che pareva dover scoppiare in quelle striminzite vesti si parò di fronte a Levi; il ragazzo sostenne il suo sguardo, digrignando i denti.

<<La ragazza. E anche questo sbruffone qui>> mormorò la guardia, allontanandosi in fretta.

Furono messi in piedi, sollevati quasi di peso e spinti in avanti, verso l'uscita; Levi si voltò a guardare Petra, tremante alle sue spalle e subito avvertì il freddo del metallo di un fucile puntato contro la testa: il cacciatore ghignò, togliendo la sicura;

<<Niente scherzi moscerino>> Levi ingoiò una bestemmia e riprese la marcia, imponendosi di non voltarsi.

Fuori dalla stanza li attendeva un nero corridoio illuminato a sprazzi da qualche torcia qui e là. Li misero in fila, per accertarsi che fossero tutti in buona salute e li costrinsero a marciare.

Faceva freddo. E l'aria umida trasportava un nefando odore di muffa.

Siamo sottoterra, intuì Levi, lasciando guizzare lo sguardo lungo le pareti.

Il cacciatore alle sue spalle lo colpì con forza alla testa, ordinandogli di aumentare il passo. Da lì raggiunsero una seconda sala, completamente spoglia in cui spiccava una stretta scaletta. Da sopra proveniva un vago chiacchiericcio e un debole eco di risate.

<<Avanti! Muoversi!>> Li spronò una delle guardie.

Salirono le scale, nonostante i ceppi ai piedi rallentassero la marcia, rendendo goffi i movimenti dei ragazzi. Il cuore di Levi prese a battere furiosamente. Il senso di disgusto gli salì in gola, rischiando di farlo esplodere in un conato di vomito.

Lo ricacciò indietro a fatica.

Poi lo avvolse la luce.













Apocalipse EreriWhere stories live. Discover now