Capitolo 17

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Eren.

Quando apro gli occhi, la prima cosa che scorgo è il viso addormentato di Angel; è seminascosto dal lenzuolo e dalla mano candida premuta contro le labbra, la fronte è aggrottata, ma penso che sia l'immagine più bella che mi sia mai capitato di vedere.

Angel... anzi no.

Levi.

È questo il suo nome.

Accarezzo quel suono con la lingua, assaporandolo piano, quasi fosse un dolce, per imprimerlo bene nella mente.

Non voglio rischiare di dimenticarlo.

Mi avvicino a lui e gli depongo un bacio gentile sulla fronte, proprio su quella ruga accigliata che gli solca la fronte.

Ha un buon odore.

Nonostante la sudata di ieri notte la sua pelle mantiene un delicato profumo di pulito.

Sorrido e lo bacio ancora, sul dorso della mano che gli cela la bocca sottile. È un contatto leggero, che dura poco meno di un istante, ma è sufficiente per ridestarlo dal suo sonno; apre gli occhi, sbattendo un paio di volte le palpebre per abituarsi alla fievole luce che invade la stanza.

Poi punta quei suoi dischi d'argento su di me: <<Eren...>> mugugna, scostandosi un ciuffo ribelle dalla fronte.

Gli sorrido: <<Non volevo svegliarti>>

<<Che ore sono?>>

<<Poco prima dell'alba... presto si sveglierà tutto il palazzo>>

Lui accenna un si con la testa, prima di darmi le spalle.

<<Credo che dovrei andare...se Chocolat mi trovasse qui...>>

Lascio la frase in sospeso, ma quelle parole non suscitano in Levi la benché minima reazione.

La cosa mi fa un gran male al cuore.

<<D'accordo...>> borbotto piano, cercando di nascondere la voce incrinata.

Afferro la tunica che in preda alla passione avevo gettato a terra e, dopo averla stretta un momento con forza fra le dita, me la infilo rabbiosamente.

Levi non mi guarda neanche.

Eppure, quando faccio per alzarmi, sento le sue dita sottili avvinghiarmi il polso con fermezza, trattenendomi.

Mi volto di scatto e poso lo sguardo su quelle pozze d'argento;
<<Resta- sussurra con un fil di voce -Resta, solo un poco>>

Sorrido, prima di accennare un sí con la testa;
<<Va bene>> mi distendendo accanto a lui, che è tornato a darmi le spalle e lo avvolgo in un abbraccio gentile.

Lo sento irrigidirsi sotto il mio tocco ma decido di non sciogliere la mia stretta; affondo il viso nel suo collo, sfiorando con la punta del naso la cinghia che lo cinge.

<<Ti sei pentito?>> domando in un sussurro.

<<Ti sei pentito di avermi permesso di averti?>>

Levi non risponde subito: <<Ti conosco a malapena- sibila apatico -Le uniche volte in cui abbiamo parlato tu mi hai sempre messo a disagio, costringendomi a fare cose che mi disgustano>>

Resto in silenzio, ringraziando il cielo che non possa vedere le lacrime che già mi pizzicano gli occhi; <<Anche adesso. Essere stretto così è... è...- lo sento tremare -...soffocante>>

Sospira e torna a voltarsi verso di me, per allacciare gli occhi con i miei.
Non posso evitare di arrossire sotto il suo sguardo di ghiaccio: <<Ma... no. Non mi sono pentito>>

Accenna un sorriso, un sorriso che mi scalda il cuore: <<È solo che...non so cosa pensare>>

Mi stringo un po' più  a lui e torno a baciare quella fronte perennemente aggrottata, facendo sfuggire a Levi un mugolio infastidito, subito seguito da  un: <<Stupido moccioso>>.

Ridacchio appena e lo sciolgo dalla mia stretta. Restiamo così, uno di fronte all'altro, con i nostri volti divisi da pochi centimetri;

<<Levi?>>

<<Mmh?>>

<<Posso rivederti?>>

Lui aggrotta la fronte, schioccando la lingua sul palato: <<Perché fai domande tanto stupide?>>

<<Sarebbe un sí?>> chiedo di rimando, dimezzando la distanza che ci separa per fermarmi a un soffio dalle sue labbra; lo vedo sgranare gli occhi, mentre sulle guance va a dipingersi una lieve sfumatura rossastra.

Levi scosta lo sguardo, tornando a nascondersi dietro la sua maschera di impassibilitá.

<<Non ho detto no, mi sembra>> sibila.

Scoppio a ridere. Una risata vera, che fa sfuggire un mezzo sorriso anche a Levi.

Nel vedere quell'espressione non riesco a trattenermi e lo bacio.

Per un attimo temo che mi respinga, che mi allontani come aveva fatto quel giorno nelle cucine.

Ma poi lo sento ricambiare il bacio.

Sento la sua lingua stuzzicare la mia, sfiorandomi il palato.
Mugulo, con il corpo in preda a un brivido di piacere.

Quando stacchiamo le nostre bocche rimaniamo uniti da un sottile filo di bava.  Levi ansima, con le gote ormai vermiglie.

<<Dovresti andare ora>> mormora, senza staccare lo sguardo dal mio; <<Già...dovrei>> è la mia balbettante risposta.

<<Posso tornare stasera?>>

Lui mi fissa per un attimo, prima di passarmi una mano fra i capelli per spettinarmeli con una carezza leggera: <<Ti ho già risposto, moccioso>>

Lo bacio di nuovo, ma Levi mi allontana quasi subito, regalandomi una strana occhiata: <<Non prenderci l'abitudine, adesso>> borbotta, cercando di nascondere le sue meravigliose gote arrossate.

Rido, baciandolo ancora.

<<Verrò dopo la mezzanotte, d'accordo?>>

<<Come ti pare>>

Il suo tono è tagliente ma, nonostante la freddezza delle parole, capisco che in fondo sia felice di quel appuntamento.

Mi alzo dal letto, non prima di avergli regalato un nuovo bacio; <<Sii prudente>> si raccomanda.

<<Non mi vedrà nessuno>> lo rassicuro io.

Annuisce. Sembra cominciare a fidarsi.

Gli sorrido ancora, cercando di fissare nella mia mente il suo viso, il suo odore, la sua espressione corrucciata.

Lo desidero come non ho mai desiderato nessuno in tutta la mia vita.

<<Eren?>>

La voce di Levi mi riscuote dai miei pensieri; <<Non fare tardi>> mormora, prima che io lasci la stanza.





Apocalipse EreriWhere stories live. Discover now