Capitolo 12

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Levi.

<<Che significa?!>>
Non ho il tempo di reagire; mi sento afferrare per le spalle e vengo sbattuto bruscamente contro il muro.

Strozzo un guaito, fissando lo sguardo sulla figura che mi sovrasta: Eren mi guarda con gli occhi spalancati e le dita contratte sulle mie spalle; lo vedo impallidire quando scorge la tremenda D che si staglia sotto le sue dita.

Schiocco la mascella, evitando il suo sguardo pieno di compassione:
<<Non so a che cosa tu ti riferisca>>

Voglio troncare al più presto questa conversazione; Duncan mi ha concesso di allontanarmi il tempo necessario per prendere altro vino. Se non faccio ritorno al più presto verrà a cercarmi e non voglio pensare a che cosa potrebbe farmi se dovesse trovarmi in questa situazione con lui.

<<Quello che hai detto. Quelle strane parole in quella lingua bizzarra!- risponde lui, con le guance arrossate -So che erano per me!>>

Non posso fare a meno di impallidire, io che mi sono sempre considerato molto abile a nascondere le emozioni.

Come ha fatto ad accorgersene?

<<Non dire idiozie>>

Cerco di allontanarlo ma lui si stringe più a me, bloccandomi i polsi contro il suo petto.

<<Mi hai guardato. Ti ho visto farlo. Mi hai guardato e hai detto quelle parole...- balbetta un poco, forse a causa dell'imbarazzo che lo sta dominando -Voglio sapere perché>>

Respiro a fatica.

È troppo vicino.

Sento il suo respiro sfiorarmi le guance e di colpo non è più Eren a mettermi all'angolo: sono quelle mani viscide, le mani dei miei incubi, le mani di Duncan che mi toccano e mi feriscono.

Il cuore mi batte all'impazzata. Temo possa scoppiarmi nel petto.

<<Ti sbagli>>

<<Dimmi perché>>

La vista mi si offusca. La paura mi invade il petto, ingoiando ciò che resta della mia anima a brandelli.
Vorrei scappare.

<<Lasciami Eren>> protesto, ma ciò non fa altro che avvicinare quel ragazzo. I nostri visi sono uno a un soffio dall'altro.

<<Angel...ho bisogno di sapere...>>

La pelle mi brucia.
Sono tormentato dalle immagini dei miei stupri.
Sento la voce di Duncan. Lo sento ridere.

Il vomito mi sale su per la gola, mentre il mio corpo è preda di una serie di tremiti incontrollabili.

<<Angel?>>
La voce di Eren...come pare lontana adesso! Soffocata dalle centinaia che mi urlano nelle orecchie.

<<Sei troppo vicino>> sibilo.

Lui pare non capire.

<<Sei troppo vicino>>

<<Angel...>>

<<LASCIAMI ANDARE MALEDIZIONE!>> urlo spingendolo via.

Eren cade a terra, preso alla sprovvista da quel mio scatto d'ira. Ansimo e incrocio il suo sguardo: un'espressione smarrita dipinta sul viso, gli occhi sgranati e due minuscole lacrime ai lati degli occhi.

Il cuore mi manda una fitta nel vederlo ridotto in quello stato.

<<Angel...>>

<<Che sta succedendo qui? >>

Sobbalzo e mi volto, subito imitato da Eren, verso la soglia dove è appena comparsa Dolcezza.

Si avvicina a noi, dopo aver gettato un'occhiata allarmata alle sue spalle e si affretta a sollevare Eren.

Io sono ancora fermo. Paralizzato. Tremo appena e non riesco a staccare gli occhi da quel ragazzino scarno a pochi passi da me.
<<Padron Duncan e padron Kev desiderano parlare di affari- inizia Dolcezza rivolgendosi a Eren -Il padrone vuole che prepari la sala blu>>

<<Ma io...>> Eren tentenna, mente cerca di incrociare i miei occhi; gli do le spalle, chiudendomi in me stesso.
<<Niente storie. Vai. E cerca Mikasa. Faccia di cavallo Jean ha chiesto i suoi servigi>>

Eren annuisce e, senza una parola, lascia le cucine. Non si volta. Nemmeno una volta.

<<Tesoro?>> la mano gentile di Dolcezza si posa sulla mia spalla; è un tocco lieve, completamente diverso da quello di Eren. È materno, ma non per questo mi fa meno paura.

Dolcezza deve accorgersi del mio disagio, perché mi libera subito da quel contatto, prima di proseguire:
<<Va tutto bene?>>

<<Non mi ha fatto niente, se è questo che intendi>>

<<Che cosa è successo?>>

Continuo a pensare a Eren.
Perché, mi chiedo, perché non posso fare a meno di ferirlo?
Proprio adesso che le cose sembravano essersi sistemate ...

<<Era...era troppo...- la lingua mi si ingarbuglia -Era troppo vicino>>

Sospiro, facendo un piccolo ghigno che serve a mascherare la mia tristezza: <<Ho avuto...paura>>

<<Angioletto...>> Dolcezza mi sfiora la fronte sudata, cercando di tranquillizzarmi.
<<Non puoi restare qui>>

<<Non posso tornare di là- protesto, improvvisamente in allarme -Non adesso>>

Dolcezza scuote il capo e mi stringe il polso, facendo tintinnare le catene che me lo serrano: <<Diremo al padrone che hai avuto un malore. Vieni adesso. Ti porto in camera>>

<<No- il pensiero di tornare in quella stanza mi atterrisce -Posso farcela>>
Dolcezza fa un cenno con la testa e con il suo aiuto, faccio ritorno al salone dei ricevimenti.

Eren è accanto a Duncan, piegato in un inchino formale.

<<Angel! Eccoti di ritorno mio adorato!>> porgo a Duncan la bottiglia che mi aveva chiesto e mi lascio avvolgere dal suo viscido abbraccio.
Sento lo sguardo di Eren trappassarmi da parte a parte.

<<Vai a cambiarti- è il sussurro che spezza il filo che mi tiene ancorato a quel ragazzo dagli occhi verdi -E aspettami nella tua stanza. Appena avrò finito verrò a darti il tuo premio>>

Duncan si sfila da me e si allontana insieme a Kev, Eren, invece, resta ancora un momento immobile, fermo davanti a me.

Non leggo odio, tantomeno rancore sul suo viso. Sembra solo scosso.
Forse un poco in imbarazzo.

<<Je suis désolé>> sillabo allora,  senza emettere alcun suono.
<<Mi dispiace moccioso>>
Poi mi allontano, senza concedergli tempo per reagire.



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