Capitolo 13

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Eren si appoggiò sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato; da quando Duncan, spinto dalle lusinghe di Kev, aveva deciso di seguire l'amico all'asta che si sarebbe svolta la settimana successiva, in cerca di qualche nuovo tesoro per il suo palazzo di piacere, non aveva avuto un attimo di pace. La notte doveva occuparsi dei clienti e di giorno, insieme ai suoi compagni di sventura, dei bagagli del padrone.

La carovana sarebbe partita la mattina successiva e per quell'ora tutto doveva essere pronto, altrimenti...

Il ragazzo scosse la testa, per impedirsi di pensare a quella tremenda eventualità.
Si risollevó, asciugandosi il sudore dalla fronte con la manica della casacca e posò lo sguardo su Angel: essendo il pupillo del padrone aveva il preciso dovere di seguirlo per tutta la durata dei preparativi, senza lasciare mai il suo fianco.

Era l'unico, eccetto Mikasa ed Armin, scelti come intrattenitori da Kev e suo figlio, ad essere stato esentato da quella fatica a cui i tesori erano costretti da un paio di giorni.

Ciò non aveva che peggiorato i già complicati rapporti tra lui e gli altri tesori, tanto che dispetti e frecciatine erano ormai diventati un'abitudine.

Eren avrebbe voluto confortarlo, ma Angel non faceva che evitarlo,  salvo per lanciargli qualche occhiataccia gelida. Il ragazzo non sapeva come comportarsi.

Lo guardò mentre Duncan gli passava un braccio intorno ai fianchi e non poté trattenersi dal ricordare quando, costretto dal padrone, le sue labbra sottili gli avevano fatto toccare il cielo con un dito.

Avvampó di colpo, stringendo le gambe per nascondere l'iniziale erezione che spingeva contro la stoffa dei suoi pantaloni.

Accidenti, si maledisse, guardandosi intorno per accertarsi che nessuno facesse caso a lui, prima di allontanarsi in fretta e andare a nascondersi dietro una pila di scatoloni e consunti bauli.

Mandò un sospiro e aspettò qualche secondo, per essere certo che nessuno lo avesse seguito, poi, con un mugolio,  prese a sfregare il palmo della mano contro la tela dei pantaloni, sulla sua erezione.

Socchiuse gli occhi, cercando di immaginare che quella mano fosse quella sottile e pallida di Angel; che quelle carezze fossero teneri baci deposti da quella bocca tanto agognata. Che davanti a lui vi fossero quelle pozze argentate che lo perseguitavano in ogni suo sogno.

<<Angel...-gemette tra i denti, aumentando la velocità -Angel...>>

Voleva di più.
Aveva bisogno di un contatto più intimo.
Scostò la tela delle brache e avvolse il suo membro dolorosamente eretto tra le mani.

<<Ngh....Ang - Angel...>>

<<Oi>>
Eren ebbe un tuffo al cuore.

Questa...questa voce!

Non poteva essere lui.

<<Che stai combinando moccioso?>>

Eren aprì piano gli occhi, pregando che fosse tutta un'illusione creata dalla sua mente distorta.
Poi lo vide.

Angel.

In piedi, proprio di fronte a lui, con le braccia conserte premute contro il petto e l'espressione naturalmente accigliata distesa in una vagamente incuriosita.
Indossava una semplice camicia di lino, che gli arrivava sino a metà coscia, lasciando scoperte le gambe pallide su cui spiccava lividi neri.
Era scalzo e probabilmente non indossava nient'altro sotto la camicia candida.

Eren abbassò il viso, rosso di imbarazzo.

<<Vedo che non hai perso la tua odiosa abitudine>>proseguì l'altro, spostando lo sguardo su ciò che Eren stringeva tra le dita.
Schioccò la lingua: <<Disgustoso>>

Il ragazzo si fece ancora più piccolo. Ormai tutta la sua eccitazione se n'era andata, lasciandolo in balia della rabbia e della vergogna.

Si rivestí in fretta, fulminando il compagno con lo sguardo: <<Non sono affari che ti riguardano!>> sbottó sollevandosi in piedi.

<<Ah no?- c'era una lieve vena di divertimento nelle parole di Angel -Da quel che ho visto si direbbe il contrario >>

Eren si morse la lingua: che lo avesse sentito? Ci sarebbe mancata soltanto questa.

Strinse i pugni, maledicendo la sua cattiva sorte: <<Che cosa vuoi?>>

<<Duncan ti cerca- il tono di Angel si era fatto di nuovo distaccato -la tua ragazza sta dando problemi>>

<<La mia...?- le guance di Eren bruciavano come fuoco -Mikasa non è la mia ragazza!>>

Angel batté la lingua contro il palato, fulminandolo per l'ennesima volta con quei suoi dannati e bellissimi occhi grigi.
<<Come ti pare>>

Fu la goccia che fece traboccare il vaso: <<Ehi!>> Eren lo afferrò per il polso e lo trascinò a terra, per imprigionarlo con il suo corpo contro un ingombrante baule verde; <<Sí può sapere qual è il tuo problema?!>>

Angel sgranó gli occhi, improvvisamente pallido. Improvvisamente a disagio.

<<Sí può sapere perché un momento prima mi tratti gentilmente e un momento dopo ti comporti come se fossi il più grande stronzo che sia mai esistito?!>>

<<Lasciami Eren>> la voce gli tremava. Pareva spaventato.

Che gli succede?

Eren si staccò un poco, lasciando la presa dal polso di Angel; questi abbassò lo sguardo, conficcandosi le dita nelle spalle ricurve.

Prese a tremare.

Ed Eren capì: ha paura di me, si disse.
Pensa che voglia fargli del male.

<<Ehi...- Eren gli sfiorò la guancia pallida con la punta dei polpastrelli -...io-io...non volevo spaventarti...>>

Angel alzò un poco il capo, facendo scontrare i loro occhi.
Eren smise per un attimo di respirare: era a un soffio dalle labbra di Angel, poteva sentire il suo respiro sulla pelle. Il cuore perse un battito mentre accostava il viso a quello dell'altro.

La bocca dischiusa di Angel era così invitante...

<<Eren...>>

Sentire pronunciare il proprio nome da quella voce roca gli fece fremere il corpo intero.

Abbassò le palpebre.

E si fermò.

Non posso fargli questo.

<<Scusami- tese la mano, spronando Angel ad afferrarla -Ti aiuto ad alzarti>>

Angel lo fissó in silenzio, con gli occhi colmi di quella paura che Eren conosceva tanto bene.

<<Eren...>>

Il più piccolo si sentì afferrare per la spalla e cadde all'indietro; non ebbe il tempo per reagire che un calcio lo colpì nel pieno dello stomaco, mozzandogli il fiato.

Apocalipse EreriWhere stories live. Discover now