Capitolo 6

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Eren.

<<Eren! Ti sei imbambolato, forse?>>

La voce di Mikasa mi riscuote dalla sonnolenza che, da questa mattina, rallenta tutti i miei movimenti, facendomi apparire goffo e impacciato agli occhi degli altri tesori.

Ogni mattina, infatti, tutti i tesori, escluse dovute eccezioni, hanno il dovere di riassettare il palazzo, le proprie camere e occuparsi del pranzo e del refettorio, assistiti dai Chain , tesori che, per un motivo e per l'altro, non sono più "usati" dai clienti e sbrigano la funzione di guardiani o di semplici servi.

<<Perdonami Mikasa... il mio ultimo cliente è stato...come dire....- sorrido, riprendendo a spazzare il pavimento -...piuttosto brusco>>

Mikasa ed io ci conosciamo da quando eravamo bambini: venduti insieme dallo stesso cacciatore siamo stati acquistati da Duncan quando eravamo ancora troppo piccoli per valere qualcosa e da allora questo tetro castello è diventato la nostra casa.

Lei è forse la più bella fra tutti i tesori di Duncan: è alta, dal fisico snello e dalle curve morbide, che spesso vengono strizzate in succinti abitini, che mettono in risalto le sue gambe vertiginose e i seni sodi.

Ha la pelle candida e tratti gentili, su cui spiccano i suoi occhi grigi e le labbra carnose. I capelli neri, una volta lunghi, ora le ricadono sulle spalle, in un taglio più mascolino che comunque le dona molto.

<<Dovresti parlare con il padrone>> mi suggerisce gentile;

<<Così da ritrovarmi mezzo morto nel suo letto? No, grazie>>

Sento il suo sguardo guardingo su di me, ma non vi bado: è sempre stata molto protettiva nei miei confronti e nell'ultimo periodo, da quando siamo diventati più...intimi, la cosa si è come accentuata. Non vi è un solo momento in cui non avverta la sua costante presenza al mio fianco.

<<Certo di stare bene?>> mi domanda dopo un po'.

Annuisco, evitando il contatto con quei dischi metallici.

<<Ti preoccupi troppo>>

Cerco di sorridere, ma nessuna gioia illumina il mio sguardo. Non più ormai.

<<E' da qualche giorno che ti comporti stranamente>>

A quelle parole mi irrigidisco di colpo. So che ha ragione. Sono...sono...

Terrorizzato.

Vivo nel costante terrore di perdermi. Di perdere la mia integrità.

Di svegliarmi un giorno e scoprire che mi sono assuefatto a questo schifo.

Di diventare un guscio vuoto come Mikasa.

Di diventare una creatura lasciva e vogliosa come Armin.

Armin...

Lo cerco con lo sguardo lungo lo stanzone che funge da mensa e lo trovo là, stretto a una delle guardie, con il sedere esposto, in evidenti atteggiamenti civettuoli.

E' la puttana migliore del palazzo.

Tutti i clienti chiedono espressamente di lui. Ma quasi nessuno ha il denaro per poterselo permettere.

Da quando ha scoperto questo suo grande amore per il sesso non ci siamo scambiati più di qualche parola.

I suoi modi mi disgustano.

I suoi occhi, diventati per me una mera copia di quelli dei clienti, mi disgustano.

Eppure non posso fare a meno di provare una profonda tristezza nel ripensare a ciò che eravamo.

A ciò che era.

<<Eren, Mikasa!>>

La voce di Chocolat.

Sussulto e mi affretto ad accostarmi a lui: Chocolat è uno dei tanti Chain di Duncan ma, al contrario degli altri, pare nutrire nei nostri confronti una sorta di pena, che gli impedisce di picchiarci se non quando strettamente necessario.

E' un omone grosso, alto quasi due metri, dalla pelle nera, che pare brillare di luce propria. Ha tratti duri, marcati, poco piacevoli, una sporgente bocca carnosa e occhi scuri, per niente cattivi.

<<Mikasa oggi sei di turno nelle cucine- inizia, con il suo vocione, mentre segue a leggere una lista che stringe tra le mani -Eren, invece, ti aspetta l'ala est, subito dopo pranzo>>

Mando uno sbuffo seccato: nell'ala est stanno le stanze del padrone e dei tesori più preziosi. So già che sarà una faticaccia tirare tutto a lucido prima che cali la notte.

<<Da solo?!>> sbuffo amareggiato.

Chocolat mi lancia un'occhiata severa, poi scuote il capo lucido:

<<Non da solo. Il padrone ha deciso che ti aiuterà Angel>>

<<Angel?>>

E' la prima volta che sento questo nome, eppure conosco tutti i tesori di Duncan.

Anche Mikasa pare perplessa.

<<E' uno nuovo...- borbotta Chocolat, scorgendo lo stupore sui nostri volti -E' arrivato una settimana fa e da allora è sempre stato chiuso nelle camere del padrone; nessuno l'ha ancora visto, eccetto Hanji>>

Sento il freddo penetrarmi fin dentro le ossa; so cosa significa restare chiuso giorni e giorni in compagnia di quell'animale, conosco le torture, le umiliazioni...

Non posso che temere il peggio.

<<Eren...>>

Vedo Mikasa farsi cerea in viso e indicarmi con un cenno del capo qualcosa alle spalle del grosso Chain; seguo il suo sguardo e...

Lo vedo.

E penso che sia la creatura più bella che sia mai esistita.

E' un ragazzo, un ragazzo che avrà qualche anno più di me, minuto, ma dal fisico perfetto che emerge a sprazzi dagli abiti neri.

Ha la pelle bianca, forse ancora più candida di quella di Mikasa, un viso tanto perfetto da sembrare di porcellana, nonostante l'eccessivo gonfiore allo zigomo e il labbro sottile spaccato.

Ha qualche taglio superficiale sulla fronte, abilmente nascosto dai capelli corvini, che ricadono ai lati del viso in ciocche ordinate. Persino quel rigoroso taglio militare pare donargli.

Cammina fiancheggiando Isabel e, a tratti, pare persino appoggiarsi a lei, come se faticasse a muoversi o le gambe sottili non riuscissero a reggere il suo peso.

Lei gli sorride ma da lui non ottiene altro se non qualche smorfia infastidita.

<<Angel...>> ripeto come incantato.

Non posso fare a meno di guardarlo. Di seguire i suoi passi, di sperare che si volti e che incontri il mio sguardo.

Voglio vedere i suoi occhi.

Il cuore mi batte così forte che temo possa uscirmi dal petto.

Che diavolo mi prende?

Isabel lo lascia un istante e io ne approfitto per avvicinarmi un poco, quel che basta per osservarlo senza essere visto.

La testa mi scoppia.

Mi manca il respiro.

Continuo a mormorare il suo nome come se fosse una litania.

Perché mi sento così...così...strano?

Scorgo Isabel accostarsi nuovamente a lui: gli sta parlando, mentre con la mano gli sventola davanti al viso un foglio, lo stesso che Chocolat mi ha letto pochi secondi fa.

Poi Isabel mi indica.

E lui si volta.

E per la prima volta incontro quegli occhi d'argento ed esprimo il segreto desiderio di non staccarmi mai più da loro.

Apocalipse EreriWhere stories live. Discover now