Capitolo 8

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Se ne stava ad arrovellarsi davanti a quella porta gigantesca, spostando il proprio peso prima su uno e poi sull'altro piede, indeciso sul da farsi.

Il padrone lo aveva mandato a chiamare e sapeva che se lo avesse fatto aspettare lo avrebbe punito severamente.

Prese un respiro. Poi bussò.

Dall'interno proveniva solo qualche indistinto gemito. Troppo debole perché ne capisse l'origine.

Fece un passo indietro, per evitare che la porta appena aperta lo colpissima dritto sul viso; sull'uscio comparve la figura di un giovane alto, col fisico massiccio e dai folti capelli scuri: Marco, il Chain da guardia di Duncan.

Il suo sguardo feroce si posò sul ragazzo che gli stava di fronte, che lo guardava trattenendo a stento un tremito: <<Che cosa vuoi?>>

<<I-il padrone mi ha mandato a chiamare...>>

Marco lo fissó a lungo, in silenzio, poi mandò uno sbuffo, facendosi da parte: <<Sbrigati Eren>>

Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte.
Una volta dentro gli appartamenti di Duncan, lasció che Marco lo guidasse attraverso le stanze. La luce fioca gli impediva di vedere bene ciò che lo circondava e il forte odore di incenso gli riportava alla mente brutti ricordi.

<<Di qua>>

Superò il salotto fino a raggiungere la camera comunicante: la camera da letto del padrone.
Marco lo spinse dentro senza troppe cerimonie; quasi svenne quando si ritrovò di fronte quello spettacolo: Angel, nudo e completamente esposto, riverso a terra, con Duncan che, sopra di lui, spingeva con forza il suo membro eretto dentro quel corpo di porcellana.

Angel urlava, scalciando con le gambe e muovendo la testa a destra e sinistra. Bava e sangue fuoriuscivano dalla bocca spalancata.

Duncan sembrava divertito dalla sua impotenza: si chinò su di lui e dopo avergli leccato con dolcezza la base del collo, vi impresse i denti, facendo esplodere il ragazzo nell'ennesimo grido.

<<Padrone>>

Eren non si accorse di trattenere il fiato se non quando avvertì il debole richiamo di Marco.
Sussultò e lo stesso fece Duncan, che rizzò di colpo la testa puntando lo sguardo sui due intrusi.

Anche Angel sollevò la testa e, nell'incrociare quegli occhi color tempesta, Eren avvertì un fremito scuotergli l'animo.

<<Che c'è?!>> rimbombó il ruggito di Duncan; Marco non rispose, ma indicò Eren con un cenno del capo:

<<Mi-mi av-avete mandato a chiamare pa-padrone?>> balbettó il castano facendo un passo avanti.

Duncan gli rivolse un sorriso malevolo;
<<Eren!Il nostro piccolo smeraldo!>>

Angel continuava a guardarlo, supplicandolo con quei suoi occhi disperati.

<<Sei venuto a prendere Angel, nevvero?>>

Lo afferrò per i capelli e lo sollevò per far accostare il suo viso al proprio: sorrise, mentre con la lingua gli leccava via il sudore.

<<Angel è occupato ora...ma se sarai paziente, lui verrà subito da te>>

Eren annuì piano. Vedere quel corpo perfetto ricoperto da lividi gli spezzava il cuore.
Scostò lo sguardo e si sedette poco lontano.

Angel continuava a guardarlo; anche quando Duncan riprese a muoversi.
Eren lo sentiva gemere, trattenere i deboli guaiti che gli sfociavano dalle labbra screpolate.
Si impose di mantenere gli occhi fissi sulle mani che teneva in grembo.

Fu un urlo improvviso di Angel a costringerlo a rissolevarlo: Duncan aveva iniziato a pompare con una foga animale, attanagliando la pelle del ragazzo con i suoi artigli.
Angel conficcava le dita nel tappeto su cui era disteso; rantolava, soffocato dal peso dell'uomo.

Dal collo, su cui svettava il morso di Duncan, prese a scorrere un debole filo di sangue.
Eren chiuse gli occhi, mordendosi il labbro per controllare la rabbia.
Eppure, per quanto detestasse quella situazione, per quanto odiasse vedere maltrattare quel povero ragazzo, non poté impedire che il suo inguine cominciasse a bruciare, gonfiandosi dentro quei pantaloni troppo stretti.

Chiuse le gambe e prese a sfregarsele tra loro, cercando di controllarsi.

<<Ehi Angel- la voce di Duncan lo riscosse -sembra che il nostro Eren abbia un problemino>>

Il ragazzo avvampó, incrociando lo sguardo dei due; <<Che ne dici?- riprese l'uomo, sfiorando l'orecchio di Angel con la lingua -Ti va di aiutarlo?>>

Uscì da lui senza alcuna gentilezza e lo trascinò, quasi di peso, fino al ragazzo seduto.
Eren prese a tremare: non riusciva a credere che quel ragazzo, che con un solo sguardo era riuscito a rapirgli il cuore, fosse a un soffio da lui; gli fissó le labbra, aride e spaccate, le guance scavate e gli occhi chiari, circondati da quelle terribili occhiaie.
Deglutí a fatica.

<<Mio signore...>>
<<Fa silenzio Eren!- berció Duncan prima di colpire Angel sulla testa -e tu fa il tuo dovere!>>

Angel lo guardò ancora per un istante: i suoi occhi erano come offuscati da un'ombra scura.
Mandò un sospiro e si chinò su di Eren; lo liberò dall'impaccio dei pantaloni e una volta che strinse la dolorosa erezione del ragazzo fra le dita sottili, ne leccó la punta, per poi inglobarla nella sua bocca.

Eren pensò di morire.

La bocca di Angel era come un antro infernale. Eppure non riusciva a capacitarsi di come potesse provare un piacere così intenso.

Venne quasi subito e quelle labbra sottili accolsero tutto il suo seme.

<<Ingoia>> suggerì Duncan, stringendosi il ragazzo al petto. Angel ubbidí.
<<E ora fai lo stesso con il mio>>

Eren, con lo sguardo offuscato dal recente orgasmo, osservò inerte mentre Angel portava alla bocca il membro di Duncan e iniziava a succhiarlo.

Duncan iniziò a gemere quasi subito. Teneva la mano stretta ai capelli di Angel, guidandolo nei movimenti.
Venne a sua volta e costrinse il poverino a ingoiare tutto come per Eren.

<<Bravo il mio piccolo angioletto>> soffió solo, spingendo bruscamente Angel a terra. Il ragazzo cadde su un fianco, mettendo in mostra le sue ali tatuate.

<<Vestiti e da' una ripulita a questo posto. Ho del lavoro da sbrigare>> L'uomo sì alzò in piedi senza degnarlo di uno sguardo il giovane ai suoi piedi e abbandonò la sala, dopo essersi gettato addosso una vestaglia leggera.

Eren ed Angel restarono in silenzio, fermi nelle loro posizioni; poi Eren allungò una mano verso il compagno di sventura:
<<Angel...>>

Tuttavia la mano di Angel scacció rabbiosamente quel gesto gentile; <<Non mi serve la tua pietà!>>

Nell'incontrare quello sguardo pieno di un odio feroce, Eren si sentì riempire il cuore di dolore. Abbassò gli occhi, colmo di vergogna.

<<Mi dispiace- balbettó -Io...mi dispiace>>

Poteva sentire quel odio trappassargli il cranio.
Arretró di un passo, mordendosi il labbro: <<Ti aspetto fuori>> sibiló lasciando Angel da solo.



Capitolo in super ritardo ma alla fine sono riuscita a pubblicare!!
Spero valga l'attesa!

Apocalipse EreriHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin