Capitolo 9

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Da quel episodio erano trascorse settimane. E da allora non una volta fu concesso a Levi di varcare la soglia di quella che ormai era divenuta la sua stanza, nemmeno per svolgere le faccende giornaliere.
Doveva starsene rinchiuso là, con la sola compagnia di Chocolat, suo carceriere, tutto il giorno, in attesa delle visite di Duncan.

In attesa dei suoi stupri.

In attesa delle sue percosse.

Ormai Levi era ridotto il fantasma di sé stesso. La vita ormai aveva abbandonato quel corpo minuto.

<<Angel?>>
Levi non sollevò nemmeno la testa, ma restò raggomitolato su se stesso accanto alla finestra.
<<Hanji è qui per la visita settimanale>>
Restò immobile, congedando Chocolat con un cenno della mano.

Poi udì i passi della donna e scorse la sua figura chinarsi su di lui.
Evitó il suo sguardo triste e affondó maggiormente la testa tra le braccia.

<<Come ti senti oggi?>> gli sussurrò questa gentile, pettinandogli i capelli con le dita sottili.

<<Hai una domanda di riserva?>> aveva perso la voce.
E far sgorgare le parole dalla gola arida era peggio di una tortura.

<<Mi farai morire di preoccupazione, nanerottolo>>
Levi mandò uno sbuffo ma non rispose a quella frecciatina velata; in fin dei conti quella stramba occhialuta non gli dispiaceva e poi, era il suo unico contatto con il mondo esterno.

<<Come sta Isabel?>> sentiva la mancanza di quella ragazzina rumorosa.

<<Ti manda a salutare>>

Hanji mandò un sospiro e, dopo aver aperto la sua inseparabile borsa in cui teneva tutti i suoi attrezzi, tornò a cercare lo sguardo glaciale dell'altro, invano.
<<Il padrone mi ha detto che hai smesso di mangiare>>

<<E a lui che importa?>>
Levi si rizzò di scatto, puntando quei freddi occhi dentro quelli della donna che, dallo spavento, cadde all'indietro.

<<Sei di sua proprietà- Hanji prese un respiro, risollevandosi -E lui detesta perdere qualcosa che gli appartiene>> niente giri di parole. Ma la cruda realtà. Anche questo lato gli rendeva piacevole la compagnia della donna.

Levi mandò uno sbuffo e tornò a immergersi nel tetro paesaggio che intravedeva dal vetro opaco.
Ripensò all'oceano e ai centinaia di posti che aveva visitato nell'arco della sua vita, finendo inevitabilmente per ricordare Furlan.

Dove sei ora?

<<Sai...prima di venire da te ho incrociato Eren>>

Levi si riscosse di colpo dall'abisso dei ricordi, per concentrarsi su Hanji, impegnata a medicargli un vistoso taglio sulla tempia; <<Mi ha raccontato quello che è successo...Sembrava parecchio sconvolto>>

Il ragazzo fece schioccare la lingua stizzito, poi rispose: <<Anche di quando ha lasciato che mi ficcassi in bocca il suo cazzo?- la risatina nervosa fu smorzata da un gemito soffocato -O di quando gli è venuto duro nel vedere Duncan stuprarmi?>>

Hanji gli fece di nuovo sfuggire un gemito e Levi cominciò a credere che quella insolita goffaggine fosse voluta.

<<Sta attenta impiastro!>>

<<Cerca di capirlo nano ottuso! Se ti avesse scacciato sarebbe stato picchiato! Come sarebbe accaduto a te se ti fossi rifiutato di eseguire quell'ordine! Pensa come può sentirsi ora quel povero ragazzo!>>

Levi alzò gli occhi al cielo, ma non rispose. Nemmeno lui riusciva a capire perché provasse tanto risentimento verso il moccioso...
Forse perché lo aveva trattato esattamente come Duncan?

Almeno lui si è preoccupato di come potessi sentirmi...

Peccato che da bravo odioso lo avesse scacciato, fulminandolo con un'occhiataccia.

<<Sai, ogni sera, prima dell'arrivo dei clienti, Eren e un piccolo gruppo di tesori si incontra in segreto per...beh, trascorrere del tempo insieme...>> Hanji sorrise maliziosa, premendo l'indice contro la fronte di Levi;
<<Ed Eren mi ha chiesto di invitarti- il sorriso le si allargó fino a diventare inquietante -credo voglia chiederti scusa>>

Levi voltò il capo, soppesando quella proposta; perché il moccioso si era fissato con lui fino a quel punto?

<<Che pensi di fare?>> il ragazzo sporse il mento in fuori, in modo da agevolare la donna nel medicargli il viso.
<<Niente>>
<<Come sarebbe niente?!>>
<<Abbassa la voce...la testa mi scoppia...>> mugugnó l'altro massaggiandosi la garza che gli cingeva la fronte e la testa.
<<Scusami...ma proprio non riesco a capire...>>
<<Non ho voglia di vedere Eren...e non mi sento a mio agio in pubblico>>
Fece una smorfia che strappò una risata ad Hanji; <<Queste sono le parole di un fifone>>
Poi gli sorrise di nuovo: <<Penso che farebbe bene a questo coniglio lasciare la sua gabbia per un po'>>

Levi scosse il capo, facendo schioccare la lingua contro il palato; <<Anche se volessi, non potrei. Sono prigioniero qui dentro, ricordi?>>
Hanji gli posò un dito sulle labbra pallide, mettendo a tacere il confuso balbettio che da queste fuoriusciva.

<<Lascia che mi occupi io di questo>> mormorò, con una strizzatina d'occhio.

***

Eren quasi svenne quando, sulla porta della sua stanza, comparve la figura di Angel. Teneva lo sguardo fiero puntato in un punto impreciso di fronte a sé, mentre con la mano pallida cercava di impedire che la manica di quella tunica troppo grande scivolasse continuamente giù, mettendo in mostra i morsi e lividi violacei impressi sul collo.

Alle sue spalle vi era Chocolat.

<<Hanji mi ha detto dell'invito>> il tono di Angel era piatto, distaccato, eppure ad Eren parve che cercasse di nascondere un certo imbarazzo.
Sorrise, facendosi da parte: <<Prego, entra pure>>

<<Due ore Angel. Non un minuto di più>> gli ricordò Chocolat, prima che la porta si chiudesse, lasciandolo fuori.
Due ore. Il tempo che il Chain gli aveva accordato prima di tornare a racchiuderlo nella sua stanza-prigione. Un nulla, ma il ragazzo avrebbe dovuto farselo bastare.

<<Sono felice che tua sia venuto>> sussurrò Eren rosso in viso: il cuore aveva preso a battergli con forza nel petto non appena aveva incrociato i glaciali occhi dell'uomo.
E ora sapere di essergli così vicino...
Sorrise, ma l'altro gli lanciò un'occhiata storta, per niente cordiale; <<Non montati la testa. Se sono qui è solo perché me lo ha chiesto Hanji, chiaro?>>

Eren fu costretto ad annuire.

La stanza di Eren era piuttosto piccola, ma molto accogliente: predominavano colori caldi e i mobili erano ridotti al minimo; vi era un letto a baldacchino, dalle lenzuola di seta rossa, un piccolo comò, apparentemente spoglio e un armadio.
A terra, seduti in cerchio su comodi cuscini, vi erano tre ragazzi.

Nel scorgere il nuovo arrivato, Isabel saltò in piedi e corse a gettargli le braccia al collo, urlando: <<Sapevo che saresti venuto!>>

Eren scorse le guance di Angel imporporarsi di una lieve sfumatura di cremisi, mentre la rossa, eccitata come una bambina, si adoperava nel presentare al ragazzo il resto del gruppo: Mikasa e un giovane ermafrodito che tutti conoscevano con il nome di Dolcezza.

Si accomodarono e, diversamente da quanto si aspettava Eren, Angel si sedette al suo fianco, rivolgendogli una strana smorfia.

Dapprima ci fu dell'imbarazzo, ma presto la genuina allegria di Isabel contagió il gruppo, sciogliendo la tensione. Persino Angel, tanto serioso, si lasciò sfuggire un sorriso.

Il sorriso più bello che Eren avesse mai visto.

Apocalipse EreriWhere stories live. Discover now