Capitolo 7

547 45 16
                                    

<<E questa è la mensa!>> esultò Isabel, allargando le braccia quasi volesse avvolgere la stanza con tutto il corpo; Levi le gettò un'occhiata vuota, prima di tornare ad abbassare lo sguardo sui propri piedi.

Era la prima volta da giorni che Duncan, o meglio, il Padrone, come tutti lo chiamavano, gli permetteva di uscire da quella stanza infernale ma, nonostante il sollievo iniziale, qualcosa in lui si era rotto; la poca voglia che aveva di ribellarsi si era assopita e di lui non restava che quel fantasma dagli occhi grigi che si lasciava trascinare di qua e di là da quella buffa ragazzina.

Gli aveva mostrato l'ala est (la zona dedicata al padrone e ai tesori più preziosi, Levi compreso), l'ala ovest, dove il resto di loro viveva e accoglieva i clienti, la sala dei ricevimenti, esclusiva dei clienti e di pochi prescelti, le cucine, i bagni comuni, alcune delle famose sale a tema e infine la mensa. Quella lurida topaia dove si trovavano ora.

<<Chi si occupa delle pulizie?>>

Isabel si strinse nelle spalle, arrossendo un poco; probabilmente la risposta la imbarazzava: <<Principalmente noi tesori...i Chain devono semplicemente farci da guardia o accompagnare il padrone>>

Levi storse il naso, annuendo con la testa: ci sarebbe voluto ben più che dell'olio di gomito per tirare a lucido quel posto.

<<Vieni, mettiamo qualcosa sotto i denti>> Lo afferrò per il braccio e a stento Levi riuscì a trattenersi dal respingerla: le ferite di Duncan si facevano ancora sentire, soprattutto quella terribile D incisa sulla spalla, che gli mandava dolorose fitte ad ogni respiro.

<<Isabel!>> chiamò qualcuno, costringendo la ragazza a mollare il braccio di Levi per poi allontanarsi in tutta fretta.

Levi socchiuse gli occhi, cercando di controllare il dolore che gli mordeva le carni; sentiva gli sguardi degli altri tesori su di sé, sentiva le mani del padrone sfiorargli la pelle.

Si morse il labbro, imponendosi di mantenere la calma.

Nessuna debolezza. Nessuna paura.
S'impose quasi con rabbia.

<<Ehi Levi...- la voce di Isabel lo richiamó alla realtà -Questo pomeriggio dovrai occuparti dell'ala est>>

Levi la guardò e vide che la giovane stava sventolandogli un foglio davanti al viso.

Schioccò la lingua, allontanando la fanciulla spingendole la fronte con la mano;

<<L'ala est?>> ripeté, con voce piatta.

<<Sí, sarai in coppia con Eren>>

Mandò uno sbuffo infastidito: ci mancava solo dover passare la giornata a pulire un'intera ala di quel gigantesco palazzo in compagnia di qualche idiota.

Sollevò un sopracciglio e attese che Isabel proseguisse con il suo discorso;

<<È quel ragazzo laggiù>>

Levi si voltò, seguendo con lo sguardo la direzione indicata da Isabel, e incroció un paio di splendidi occhi verdi che lo lasciarono senza fiato.

Appartenevano a un ragazzo, alto, dalla pelle bruciata dal sole, con i muscoli ancora acerbi celati dietro a vestiti troppo grandi per lui.
I capelli bruni gli scivolavano spettinati sulla fronte liscia, incorniciando il viso magro, su cui spiccavano il naso dritto e la bocca carnosa.

Sgranó gli occhi, mentre una strana sensazione si impadroniva di lui.

Doveva ammettere che quel ragazzo era piuttosto carino.

<<Ti somiglia>> mormorò, guardando Isabel.

Lei sorrise: <<Non sei il primo a dirlo... è per questo che veniamo richiesti spesso insieme>>

Levi annuì distrattamente, prima di tornare a posare lo sguardo sul ragazzo: lo vide aprire la bocca, colto in fallo per essere stato scoperto e arrossire fino alla punta delle orecchie.

Ridotto in quello stato pareva ancora più giovane di quanto fosse.

Levi, allora, storse la bocca e mandò uno sbuffo, mormorando un infastidito :<<Moccioso>>

Poi si allontanò insieme a Isabel.

***

<<Lo sta facendo ancora>> borbottó Levi per l'ennesima volta, posando rabbiosamente il cucchiaio sul tavolo.

Isabel sospirò, alzando gli occhi al cielo: <<Chi?>>

<<Quel moccioso. Mi sta fissando. Di nuovo>>

Isabel gettò un'occhiata alle proprie spalle: seduto un paio di tavoli indietro vi era Eren, intento a gustare la sua zuppa, che pareva non avere occhi che per il nuovo arrivato.

Le sfuggì un sorriso: quel ragazzo aveva fegato.

<<E tu lascialo perdere>>

Levi ringhió, scostando lo sguardo.

Isabel lo capiva: molti tesori vivevano nella fobia degli sguardi.
Era già un miracolo che si lasciasse avvicinare da lei.

<<Levi...>> Gli sfiorò la mano e si ritrasse prima che lui potesse scacciarla.

<<Sentí io...>>

<<Sei tu Angel?>> Uno dei Chain era apparso alle spalle di Levi e gli aveva stretto con forza le dita intorno alla spalla lesa. Il ragazzo grugní dal dolore, ma nessuna smorfia sfiguró il suo viso.

<<Il padrone vuole vederti>> aveva un alito nefando, che fece storgere il naso al ragazzo.

<<Ma io non voglio vedere lui>> sbottó Levi, liberandosi da quella stretta.

Il cuore gli batteva a mille: il solo pensiero di rivedere quel porco lo riempiva di un cieco terrore.

La spalla gli mandò una fitta, come a ricordargli che cosa lo attendeva.

<<Non credo che tu abbia possibilità di scelta>> il Chain lo strattonó e lo costrinse in piedi.

Tutti gli sguardi della sala conversero immediatamente su di lui, comprese quelle due pozze verdi che dal suo arrivo non lo avevano mai lasciato; Levi chinò il capo, umiliato.

<<Verrò>> concesse in un sussurro.

Apocalipse Ereriजहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें