ricordi

15.6K 450 284
                                    

Sapeva cosa stava pensando il bambino sopravvissuto mentre la guardava andare avanti e indietro per l'infermeria. Lo poteva intuire dal suo sguardo penetrante e un pò impaurito che gli bruciava la nuca.
Andava avanti così ormai da quando Voldemort era stato sconfitto per mano sua. Spesso sentiva i suoi occhi chiari posarsi su di lei, indugiarci per un pò, per poi distoglierli.
Sapeva cosa stava pensando Harry Potter. Non aveva bisogno della legilimanzia per scoprire quali pensieri vorticassero nella mente del suo migliore amico. Lo capiva quasi incondizionatamente, e non voleva ammetterlo. Come non si vuole ammettere la morte di una persona cara. Come non si vuole ammettere la realtà. Così si continua a vivere.
Segnati da perdite profonde e definitive, derubati dalle cose più preziose, trasformati in persone diverse che di sè conservano solo lo strato esterno della pelle; tuttavia silenziosamente si continua a vivere.
Qualcuno avrebbe potuto pensare che quei frequenti sguardi fossero mandati da occhi innamorati.
Ma lei sapeva che non era così.
Perché sentiva quelle occhiate scavarle l'anima per scoprire la verità. Cercare vitalità in quegl'occhi scuri, attualmente velati di un sottile strato cupo. Semplice, pura e innocente preoccupazione. Ecco di cosa erano carichi gli occhi di Harry Potter. Preoccupazione, angoscia, impotenza, paura. Per quanto tentasse di sorridere, non poteva evitare che stesse in pena per lei.
Nonostante cercasse di nascondere tutto abbassando gli occhi in terra, ogni giorno riusciva a scoprire ogni pezzo della sua anima anche se in frantumi. E questo la infastidiva.
La infastidiva aver scritte a caratteri cubitali tutte le emozioni sulla fronte.
Essere come un libro aperto, ecco.
Da una settimana si era offerta di aiutare le persone uscite ferite dalla grande guerra trasferendosi nella scuola. Era consapevole del fatto che per uscire dal profondo baratro in cui era caduta, aveva bisogno di distrarre la mente. Per questo aiutava in infermeria per molto più tempo di quanto il suo corpo sopportasse.

Non poteva dormire.
No, certo che no.
La notte portava incubi orrendi, che la facevano svegliare di soprassalto madita di sudore. Ma infondo era un sacco forte quando si trattava dei problemi degli altri, solo con i suoi non ne veniva mai a capo.
Problemi che esistevano nella sua mente d'altronde. I ricordi.
Ogni volta che girava per i corridoi della scuola riviveva come un replay le scene della guerra. Poteva quasi sentire le urla strazianti e le invocazioni d'aiuto che gli perforavano i timpani. Quindi aveva cercato di tenersi alla larga dai luoghi più sfruttati durante la guerra. Cercava di non pensare a Ronald Weasley. Quel ragazzo che addolorato dalla morte di un suo fratello si era rinchiuso nella tana, propinandole la scusa di non avere la forza di vedere nessuno. Nemmeno lei.
Ma lei sapeva la verità.
Certo che la sapeva.
Ronald aveva il timore di parlarle di quel bacio che si erano scambiati durante la battaglia. E ora si nascondeva dietro ad una scusa, pur di non affrontarla. Amava Ron, ma non quanto sapeva di poter amare un uomo. Ron era a un passo, solo ad un passo dal grande amore. Ma poteva anche essere che il grande amore esistesse solamente nella sua testa. Come il cielo, l'inferno il paradiso, Atlantide, e tutte quelle cose che fin dall'inizio sappiamo che non vedremo mai.
Prese dallo scaffale un paio di unguenti, bende e si diresse verso i due letti in fondo alla stanza, non prima di aver lanciato uno sguardo colmo di dolcezza al suo migliore amico che riuscì a rassicurarlo.
Posò gli oggetti sul comodino accanto al letto e si sporse sul corpo inerme del ragazzo per controllargli la temperatura sulla fronte. Era stabile.
Quando quel ragazzo due settimane prima era stato portato in infermeria, lei aveva sbarrato gli occhi rifiutando prontamente di offrirgli il suo aiuto. Ma poi vedendo che il suo corpo esanime era molto provato, aveva deciso, seppur a malincuore di aiutarlo.
Erano ormai passate due settimane da quando le pupille di Draco Malfoy non vedevano la luce.
Aveva il busto completamente ricoperto di bende, qualche graffio ma per il resto era in ottima forma.
Secondo i calcoli si sarebbe svegliato tra due giorni.
Oh, non vedeva l'ora di guardare la faccia schifata di Malfoy quando sarebbe venuto a sapere che una lurida mezzosangue aveva osato toccarlo. Addirittura curarlo.
Avrebbe dato di matto se lo sentiva.

Ormai erano le undici passate, e l'infermeria si stava lentamente svuotando facendo cadere la stanza in un piacevole silenzio.

-

Hermione, va a letto qui ci penso io.-
Harry Potter posò una mano sulla sua spalla stringendo appena la carne.
La ragazza appoggiò la guancia sulla sua mano mormorando un assenso.
-Non preoccuparti Harry, altri cinque minuti e vado. D'altronde sono stanca morta.-
Il ragazzo annuì scoccandogli un bacio sulla guancia per poi dirigersi verso la porta.
La ragazza prese una sedia e si sedette accanto al letto del biondo.
No che non sarebbe andata a letto.
Lì le stanze davano una sensazione di solitudine terribile. A lei piaceva quella sensazione finché non sentiva la mancanza di qualcuno che parlasse o che facesse rumore.
In quei momenti, le venivano in mente i ricordi. Semplici attimi di debolezza.
Si mise a braccia incrociate appoggiando il mento su di esse chiudendo le palpebre. Non sapeva se un giorno sarebbe ritornata ad essere felice e nemmeno come o quando. Sopratutto non sapeva che due occhi come il mare la stavano guardando con insistenza da cinque minuti buoni tutt'altro che schifati.

Spazio autrice

Salve lettori.
Come primo capitolo non è un granché, visto che è una piccola parte ma nei seguenti ci saranno più esordi.
Spero che come inizio vi piaccia o vi appassioni. È la mia prima FanFiction per cui commentate per darmi qualche consiglio, un parere o quant'altro. O per dirmi che fa schifo...non c'è problema.
I vostri commenti mi aiuteranno molto a migliorare.
Che siano positivi o negativi.
Grazie.Un bacione.💜

L'altro volto della maschera. Dramione.Where stories live. Discover now