la lettera

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Hermione Granger salì l'ultimo scalino delle scale del dormitorio maschile grifondoro, e bussò lievemente alla porta del suo migliore amico. Non ottenendo risposta bussò ancora, insistente, finché da dentro non si sentì un mugognio palesemente assonnato. Sicuramente quel pigrone stava ancora dormendo, pensò la ragazza alzando gli occhi al cielo. Stanca di aspettare, con uno sbuffo aprì con la magia la porta ed entrò nella stanza.
Come aveva immaginato, stava ancora dormendo.
Con passo felpato, si avvicinò al letto e gli scosse leggermente un braccio.
-Harry, svegliati.- lui per tutta risposta si rigirò su un fianco e si portò le lenzuola fin sopra la testa.-Ancora cinque minuti.-Bene. A mali estremi, estremi rimedi. Con un colpo di bacchetta fece evanescere le lenzuola con tutta la coperta.
Come previsto il grifondoro aprì di scatto gli occhi, alzando la testa.
-Harry, finalmente. Sai che hai il sonno pesante?- disse hermione con un mezzo sorrisino sulle labbra.
-E tu sai che sei altamente fastidiosa?- ribattè lui ironico, buttandole un occhiata divertita.
-Lo so.- rispose lei.
-Facciamo colazione insieme?gli elfi hanno portato la colazione in camera.-aggiunse.
-Certo, come sempre.-
Con un colpo di busto si alzò dal letto e allungò un braccio per prendere un bicchiere di succo di zucca appoggiato sul comodino. Lei lo imitò.
-Come vanno le cose in infermeria?- le chiese sorseggiando un sorso di quella bevanda.
-Come vuoi che vadano. Malfoy si è svegliato.- rispose lei con noncuranza.
-Mi chiedo ancora perché molti feriti non li abbiano portati a San Mungo, ma qui in infermeria.- aggiunse, stizzita.
-Semplicemente perché al San Mungo hanno trasferito i pazienti più gravi. Lì i posti sono attualmente limitati, perciò le persone con lesioni di minor importanza li hanno portati qui.- disse Harry continuando a sorseggiare il succo.
Già di minor importanza. Un bambino con un danno cerebrale era di minor importanza. Assurdo. Si versò un abbondante quantità di succo per poi portarsi il bicchiere alla bocca.
Stettero in un silenzio tombale, finché la voce del ragazzo non lo interruppe.
-Senti, ieri è arrivata una lettera indirizzata a te da parte di Ron.-
Ci vollero dieci secondi per assimilare quelle parole e quando furono comprese, la bibita color arancione fu sputacchiata tre metri lontano dove un ignaro Harry Potter si ritrovò con i capelli fradici.
-Hermione.-borbottò il ragazzo dandole dei colpetti dietro alla schiena. -Potevi almeno direzionare il getto lontano da me.-
-Non è colpa mia se ad un tratto te ne esci con una frase con all'interno le parole Ron e lettera.-disse lei quando si riprese.
Lui per tutta risposta gli scoppiò a ridere in faccia.
-Che hai da ridere?-aggiunse infastidita.
-Nulla.-
Il grifondoro si alzò, prese dalla scrivania una busta e la diede alla ragazza.
-Tieni.-
Hermione con aria titubante la prese e se la rigirò tra le mani.
Sulla parte superiore della busta c'erano scritte semplicemente due parole "Per Hermione".
Alzò lo sguardo sul grifondoro.
-Non la voglio leggere.-
Porse la lettera al ragazzo e si alzò dirigendosi verso la porta.
-Fanne quello che vuoi. Stracciala, buttala, incendiala.-
-Hermione, ragiona.-
La grifondoro si fermò sul ciglio della porta e si girò lentamente.
-Ragiona?Harry sto ragionando da due settimane. Due settimane, ti rendi conto? Due settimane che non dà segni di vita e io ora dovrei leggere quattro stupidaggini scritte su quel foglio? Che venisse a dirmele di persona.-
-Senti lo so che non si fa sentire da due settimane ma almeno fa uno sforzo. Leggi cosa ti ha scritto. Pensa che ha perso un fratello. Ha la testa da tutt'altra parte.- disse Harry sperando di convincerla.
-Lui ha sempre avuto la testa da tutt'altra parte. Non è una novità.- urlò lei alzando le braccia al cielo.
Harry facendo un ultimo tentativo le porse la lettera e la invogliò a prenderla.
-Pensaci.-disse solamente.
Hermione scocciata la prese e uscì a passo di marcia dalla stanza.

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Stare sotto quell'albero di fronte al lago nero era piacevole. Era piacevole osservare le foglie degli alberi che si spostavano seguendo la direzione del vento. Le dava una certa calma.
Seguì con lo sguardo una foglia solitaria che si posò su quella maledetta lettera appoggiata vicino ai suoi piedi.
Non l'aveva letta. Non ne aveva avuto il coraggio. Aveva timore ecco. Timore di quello che ci avrebbe trovato scritto.
Si stava facendo troppi complessi mentali lo sapeva, ma non ne poteva fare a meno.
Allungò una mano per prendere tra le dita quel pezzo di carta, ma per la centesima volta ritirò la mano. E se voleva dirle che non l'amava più, o peggio non l'aveva mai amata?
Non era da escludere questa opzione. E se voleva dirle che quel bacio per lui non era significato nulla? Anche questa era un opzione da non escludere. E se aveva un'altra?
Al solo pensiero inorridì.
Si portò le mani sulla fronte e se la massaggiò freneticamente. Le era scoppiato un mal di testa allucinante. Tutta colpa di quella stupida, stupidissima lettera.
Basta. Stava creando un dramma infondato.
Con un moto di stizza prese quel foglio e se lo portò davanti agli occhi. Ora o mai più, si disse.
Squarciò la busta esterna, prese quella interna e incominciò a leggere.

L'altro volto della maschera. Dramione.Where stories live. Discover now