anima

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La svegliarono i raggi del sole che filtravano dalle finestre.
Sentì sotto di sé la morbidezza del letto, e dovette intuire che qualcuno ce l'avesse portata, poiché lei non ci era arrivata certamente con le sue gambe. A meno che non fosse impazzita sul serio stavolta.
Harry, pensò sicura delle sue deduzioni. Si stiracchiò per bene e scostò le lenzuola candide. La sera precedente si era assopita senza che se ne avvedesse, e peraltro non aveva cambiato le bende a Malfoy.
Maledizione.
Ci mancava solo che la ferita sul torace causata da un potente sectumsempra, si infettasse.
Si alzò controvoglia dirigendosi verso il comodino dove aveva appoggiato gli oggetti medici.
Ma perché diavolo l'avevano incaricata di occuparsi proprio di quel paziente? Si chiese con un moto di stizza, sbattendo le bende sul materasso con troppa forza, tanto che rotolarono giù dal letto. Almeno il lato positivo di tutta quella faccenda, era che il paziente si trovava ancora nel mondo dei sogni. Non sapeva quanto si sbagliava, poiché il presunto paziente, in quel momento, era ben sveglio, lucido e scombussolato. Si era svegliato mezz'ora prima. Aveva inutilmente cercato di alzarsi, ma alla fine si era arreso alle fitte di dolore arrivate dal basso. Aveva osservato con sguardo inquisitore la Granger venirgli incontro con delle bende in mano e degli unguenti, e di conseguenza sedersi un pò troppo rudemente sul letto accanto a lui.
Capì dai suoi modi scocciati e furiosi che non era di certo contenta di quello che stava facendo. Anzi. Sembrava una condannata al patibolo!
Ma che diavolo voleva fare la mezzosangue? Completare il lavoro che aveva incominciato il suo aggressore?
No, si rispose. La Granger poteva anche odiarlo con tutte le sue forze, ma non avrebbe mai potuto mettere fine ad un'anima innocente. Innocente non proprio, ma comunque un'anima.
La sua di anima per esempio era come il cielo della notte prima.
Nera.
L'unica differenza era che il cielo spesso si cospargeva quá e lá di puntini luminosi. Le stelle. Invece la sua anima rimaneva sempre in un buio profondo. La disfatta era che lui tutto quel buio, non l'aveva mai voluto. Lo aveva semplicemente accumulato nel tempo come si accumulano i libri in uno scaffale. Non all'improvviso, ma un pò alla volta. Il problema era che per trovare la luce ci voleva solo un'invocazione divina da Salazar. Ma ormai lui non si fidava neppure di una divinità. Si poteva dire neanche di sé stesso aveva fiducia. Così, si ritrovò ad aver stampato sul volto, uno sguardo inquieto e...curioso.
La ragazza con un colpo di bacchetta, fece evanescere le bende ormai sudice e appellò a sé unguenti per pulire la ferita. La vide guardare con insistenza il suo torace, borbottando un'imprecazione: questo gli fece defluire come acqua, tutto quel minimo di colore che aveva acquisito nei giorni dal viso. Non per paura di avere una ferita grave sul torace, e neanche per il dolore che sentiva in quel momento. Ma perché aveva capito cosa stava facendo. Lo stava curando! Quel pensiero gli fece nascere un brillio indefinito negli occhi, per poi adombrarsi quasi immediatamente di conseguenza. Si stava prendendo cura di lui sicuramente per obbligo, non per voglia, sottolineò a se stesso come per rimproverarsi.

La Granger persa nelle sue elucubrazioni, non si era nemmeno resa conto che era sveglio da un pezzo. La vide passare delicatamente un panno sulla ferita con sguardo concentrato. Se in quel momento fosse scoppiata la terza guerra magica, lei non se ne sarebbe resa conto. Quella piacevole delicatezza, lo turbò profondamente. Quell'attenzione lo turbò, sopratutto la proprietaria di quelle mani delicate lo turbava con i suoi movimenti gentili e attenti. Ma eravamo sicuri che quella era la Granger? Si domandò pensieroso. Mentre si perdeva nell'ipotesi che la grifondoro potesse avere una sorella gemella nascosta da qualche parte per tutto quel tempo, la ragazza in questione aveva quasi finito il suo operato. Gli mancavano due graffi profondi da sanare, e bendare la ferita. Dopodiché come di consueto sarebbe salita nel dormitorio maschile, o perlomeno quello che ne restava, e avrebbe svegliato il suo migliore amico.
Ricoprì la ferita di bende e poi soddisfatta del suo operato con un sospiro di sollievo, si alzò.
-Malfoy, puoi anche smettere di fingere di dormire.- lo informò senza nemmeno guardarlo, riportando gli oggetti sullo scaffale.
L'interessato sobbalzò lievemente al suono improvviso della voce appartenente alla ragazza.
-Per tua informazione mezzosangue, non sto fingendo.- le fece notare.
-Se non te ne sei accorta, avevo gli occhi aperti.-
-Comunque bell'accoglienza.- aggiunse arrogante.
-Quando vuoi Malfoy.- lo informò ironicamente guardandolo  falsamente amichevole.
Lui le rivolse uno sguardo carico di risentimento e abbassò gli occhi per guardare il torace fasciato. La ragazza intercettò il suo sguardo, e immaginando che tra quelle labbra molto presto sarebbero uscite parole velenose sul sangue puro, e il sangue sporco lo precedette.
-Se ti stai chiedendo chi ti ha medicato per queste settimane, sono stata io.- il ragazzo la guardò sinceramente sbalordito.
-Non sapevo di meritare tutta questa attenzione da parte tua, Granger.-disse alzando gli occhi, offrendogli uno sguardo penetrante. Lei d'altro canto si apprestò a chiarire la situazione. -Ovviamente, se non fossi stata quasi costretta, non ti avrei aiutato Malfoy.- disse infatti, febbrile.
-Ovviamente.-ripeté lui, deformando le labbra in una smorfia risentita.
Quello sguardo era così penetrante, che la ragazza distolse il suo sentendosi a disagio. Ma che aveva tanto da guardare? Aveva qualcosa fuori posto? O era lui ad essere rincitrullito più di quanto era prima?

Si sedette vicino alla scrivania, e appellò a sè bergamena e piuma. Il giorno precedente si era ripromessa di mandare una lettera via gufo, alla sua migliore amica, Ginny, nonché sorella di Ronald Weasley. Era dalla guerra che non la sentiva, nemmeno via gufo. E ovviamente anche Ron.  Dio, ma era mai possibile che ad ogni argomento sbucasse quel maledetto nome? Ne andava la sua salute mentale d'altronde. Non voleva pensare a quello che era successo tra di loro, e a quel tarlo che si era insediato nella sua mente.
A quel pensiero scagliò la boccetta d'inchiostro direttamente nel muro, rompendola. Malfoy stava per aprir bocca ma lo precedette l'infermiera della scuola. Madama Chips.
-Signorina Granger.-
L'interpellata si girò lentamente col busto guardandola scocciata.
-Sì? -
-Si sente bene?- le domandò la donna squadrandola da capo a piedi.
-Certo, perché me lo chiede?- domandò ingenuamente la ragazza.
Madama Chips sbarrò gli occhi guardandola come si guarda una pazza appena uscita da un manicomio. Le fece un cenno col capo accennando alla boccetta riversa a terra.
-Oh, mi scusi.- si scusò la grifondoro.-
-Vede, ero in sovrappensiero, e mi è caduta la boccetta senza che me ne accorgessi.-
La donna annuì.
-Sicura di star bene?- le chiese di nuovo come per accertarsene.
La ragazza la rassicurò annuendo lievemente, dopodiché l'infermiera ritornò sui suoi passi. La grifondoro emise un sospiro di sollievo, per poi pulire con un colpo di bacchetta la scia di inchiostro che aveva lasciato la boccetta.
-In sovrappensiero.- ripeté il serpeverde. - Per caso si è in sovrappensiero, quando si prende qualcosa in mano, e lo si scaglia contro un muro?-le domandò falsamente pensieroso, abbozzando un mezzo sorriso che però non contagiò gli occhi.
Lei per tutta risposta lo ignorò bellamente e riordinò le boccette sullo scaffale.
-Cosa nascondi mezzosangue?-insistè testardo.
Ignoralo.
Si ripeté la ragazza per la decima volta.
-Ora chi è che sta fingendo, eh Granger.-
Ignoralo. Ignoralo. Ignoralo. Ti sta semplicemente spronando a confessare Hermione. Non dargliela vinta.
-Hai perso la lingua, mezzosangue?- la stuzzicò ancora con un ghigno arrogante. La ragazza stanca come non mai, gli lanciò uno sguardo così sprezzante, che riuscì a fargli spegnere il ghigno sulle labbra.
-Sta zitto Malfoy.- sibilò un momento prima di sbattersi con violenza la porta alle spalle.

L'altro volto della maschera. Dramione.Where stories live. Discover now